Il diritto a un dottore? Passa dalla costituzione
Sono sconfortanti i dati sui medici di famiglia: sempre più anziani e sempre di meno. È un problema grave per tutti gli italiani. Anche se a garantire questo presidio della salute sarebbe la legge più alta.
La questione dei medici di famiglia sta diventando sempre più grave. Ne mancano molti, entro il 2026 ne andranno in pensione tantissimi, al Sud le nuove leve non basteranno a rimpiazzare quelli che giungono al termine dell’età lavorativa, la metà dei medici di base supera il limite dei 1.500 assistiti rendendo la qualità dell’assistenza e l’accessibilità ai servizi sempre più complessi. «L’allarme sulla carenza dei Mmg (Medico di medicina generale, cosiddetto “medico di famiglia”) oggi riguarda tutte le regioni ed è frutto di una inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi, spesso, diventa un’impresa poter scegliere un Mmg vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute in particolare di anziani e fragili». Ad affermarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che si occupa, come è noto, di studi e pubblicazioni di ricerca, formazione e informazione scientifica nel campo della salute delle persone e relativi al Servizio sanitario pubblico.
Ci siamo occupati di questo problema altre volte, ma continuiamo a farlo perché esso rappresenta una questione fondamentale dell’organizzazione sanitaria nel Paese e il suo malfunzionamento incide sulla salute e sulla qualità della vita dei cittadini italiani, in particolare i meno abbienti - che non si possono permettere l’accesso alla sanità privata e spesso rinunciano a curarsi -, gli anziani che spesso rinunciano anch’essi a curarsi per l’impossibilità materiale di raggiungere (quando c’è) il medico di famiglia più vicino, i fragili per gli stessi motivi (spesso peggiori in quantità e qualità) degli anziani che si trovano nell’impossibilità totale di accedere al servizio soprattutto in caso di invalidità e, maggiormente, di quelle importanti.
Per legge, non per opinione, ogni cittadino iscritto al Servizio sanitario nazionale ha diritto a un medico di medicina generale, medico di famiglia, attraverso il quale può accedere a tutti i servizi e prestazioni inclusi nei livelli essenziali di assistenza. Questa è la legge che non è campata in aria ma che è legata all’esercizio del diritto costituzionale alla salute e che vede nel medico di famiglia il rappresentante di quel Servizio sanitario nazionale e, cioè, la mano tesa dello Stato verso i cittadini che hanno problemi di salute, con particolare riguardo ai più svantaggiati. Sempre Cartabellotta ci dice che: «Per ciascun Mmg il carico potenziale di assistiti rispetto a quello reale restituisce un quadro molto eterogeneo: accanto a una quota di Mmg “ultra massimalisti” che sfiora il 50 per cento ci sono colleghi con un numero molto basso di assistiti».
«Questo sovraccarico di assistiti» è ancora Cartabellotta che parla, «determina inevitabilmente una riduzione della disponibilità oraria e, soprattutto, dell’assistenza accendendo “spie rosse” su tre elementi fondamentali: la reale disponibilità di medici di famiglia in relazione alla densità abitativa, la distribuzione omogenea e capillare sul territorio, la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta». Del resto, basta non vivere sulla luna o in un mondo parallelo per conoscere le difficoltà - o per averle incontrare personalmente, o attraverso ciò che è stato riferito da chi le ha incontrate - di trovare un medico di famiglia. E si conosce anche la via crucis che aspetta chi si mette a cercarlo: dalle Asl all’elenco dei medici disponibili, dall’elenco dei medici disponibili al rinvenimento dei numeri di telefono, dal rinvenimento dei numeri di telefono al contatto, finalmente, con il «dottore». Qui non si vuole addossare la colpa sui medici di famiglia, anche se su alcuni di loro qualcosa ci sarebbe da dire, ma sulle difficoltà che un cittadino non dovrebbe incontrare perché la legge impone che ognuno di noi possa rivolgersi a uno di loro.
Secondo i dati forniti dalla Federazione italiana medici di Medicina generale, tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 i medici di famiglia che hanno compiuto o compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione. Sostiene ancora Cartabellotta: «Solo attraverso finanziamenti straordinari è stato possibile coprire il costo delle borse di studio, peraltro non sufficienti a colmare il ricambio generazionale entro il 2026». Il problema non può essere ulteriormente evitato. Nel 2026 dovrebbe decollare la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr. Speriamo che sia la volta buona.