Dalla causa sulla sede del Corriere della Sera ai guai del Torino: è l’estate più calda per l’imprenditore.
A Torino, sponda granata, hanno un sogno: diventare americani come la Roma di Dan Friedkin e la Fiorentina di Rocco Comisso. Dopo due salvezze consecutive maturate più che altro per demeriti altrui, il feeling tra i tifosi e Urbano Cairo è ai minimi storici. Una carambola finanziaria e legale, impensabile fino a poche settimane fa, potrebbe portare Blackstone a controllare il Torino Football Club non per una particolare scelta, ma come effetto di una causa da oltre mezzo miliardo di euro intentata all’editore alessandrino dal più grande fondo speculativo del mondo. Stephen Schwarzman, ebreo newyorchese e patron di Blackstone, si è sentito trattare da «usuraio» per aver comprato a buon prezzo, nel 2013, la sede milanese del Corriere della Sera e aver provato a rivenderla ad Allianz con una ricca plusvalenza. Ma un arbitrato, a Milano, ha stabilito che l’affare immobiliare fu corretto e ha compensato le spese legali, non ravvisando danni ad alcuno. Ma ora una corte Usa dovrà decidere sulla richiesta di danni del fondo, che ha citato sia Rcs MediaGroup sia Cairo come persona fisica. Anche se la competenza territoriale negli Usa resta un mistero.
Il risultato è che l’ex assistente di Silvio Berlusconi, se dovesse soccombere in giudizio, rischia di perdere il gruppo che pubblica Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, ma anche il club granata, che fa parte del suo patrimonio. Contemporaneamente, a Milano sono partite le grandi manovre per approfittare della vicenda Blackstone e riportare Via Solferino nel vecchio Salotto buono che ruota intorno a Mediobanca e che lo aveva affossato e riempito di debiti. Poi, certo, ci sarebbe anche La7, il canale che serve a far finta che non esista il duopolio Rai-Mediaset, ma quello della tv in Italia è un business così complicato che neppure uno come Schwarzman riuscirebbe a gestirlo, se mai riuscisse a metterci le mani sopra.
Far causa a Blackstone, forse, non è stata un’idea brillante. Eppure Cairo nel 2016, quando lesse che il fondo Usa stava per rivendere quelle palazzine storiche nel cuore di Milano ad Allianz per 280 milioni, dopo averle comprate nel 2013 per soli 120 milioni, non ci vide più e chiese di annullare la prima vendita. Del resto, quando aveva solo il 2,5 per cento di Rcs, nel 2013, Cairo si era opposto (insieme a Diego Della Valle) a quella che giudicava una «svendita») e aveva scritto una lettera al presidente Angelo Provasoli, rimasta inascoltata. Tre anni dopo, preso il controllo del gruppo, ha fatto una due diligence sull’affare immobiliare, visto che per 33mila metri quadri di ufficio e 6.800 di garage in pieno centro Blackstone aveva appunto sborsato la miseria di 120 milioni. Salvo poi incassare da Rcs 10,4 milioni di affitto l’anno.
Quando hanno visto la levata di scudi di Cairo, I tedeschi di Allianz sono scappati a gambe levate. A quel punto, Blackstone ha denunciato Cairo e Rcs per danni. Nel maggio scorso, il collegio arbitrale ha sentenziato che Blackstone comprò la sede del Corriere almeno con un sconto del 20 per cento rispetto ai valori di mercato dell’epoca, ma ha negato che si sia trattato di un’estorsione e ha ritenuto la vendita «corretta». Immediatamente, Mister Schwarzman ha deciso di rifarsi portando la sentenza di merito italiana alla Corte di New York ed è scattata la richiesta danni per 505 milioni di euro. I legali dell’editore alessandrino, obiettano che il tribunale di New York non avrebbe alcuna competenza e fanno notare che oggi quei palazzi valgono ancora di più e potrebbero essere venduti a un prezzo superiore a quei 280 milioni che Allianz sembrava pronta a sborsare.
Comunque siano ripartiti torti e ragioni, e tenendo presente che una transazione tra le parti è sempre possibile, c’è un lato più di potere della faccenda che non lascia dormire sonni tranquilli a Cairo. Perché l’affaire Blackstone è diventato l’occasione per soffiargli Rcs. Proprio con la scusa di favorire la remissione delle cause made in Usa togliendo di mezzo «l’ostacolo Cairo», secondo Dagospia sarebbero pronti a «salvare» Rcs imprenditori assai liquidi come i Rotelli e Leonardo Del Vecchio, ma anche editori in difficoltà come gli Angelucci e Riffeser Monti, la Confindustria rappresentata da Carlo Bonomi (che sogna l’abbinata Corriere-Sole) e i soliti Luca di Montezemolo e Diego Della Valle.
Per capire che cosa ha rappresentato Cairo per Rcs MediaGroup, però, bastano pochi numeri. Nel 2016, quando Intesa Sanpaolo, primo creditore e socio del gruppo, gli ha affidato le chiavi di via Solferino dopo un’Opa in cui ha sconfitto Mediobanca e il finanziere Andrea Bonomi, il gruppo editoriale aveva accumulato in sei anni un miliardo e mezzo di perdite. Tagliando sprechi e costi vari, Cairo ha subito riportato in equilibrio la gestione e negli ultimi quattro anni ha portato a casa, mediamente, 75 milioni di utili l’anno. Mentre i debiti sono calati da 400 a 60 milioni (di cui solo 30 con le banche), che per un gruppo da 1,1 miliardi di fatturato sono un’inezia. Un lavoro che ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche alle banche creditrici, Intesa in testa, che forse avrebbero evitato l’azzardo della causa americana ma non hanno più paura della (ex) bomba nei conti Rcs.
Con la spada di Damocle della causa americana, comunque, perfino il rendimento del centravanti azzurro Andrea Belotti diventa una variabile a suo modo importante. Il capitano granata, che prima delle ultime due disgraziate stagioni era valutato un centinaio di milioni, ora ne vale non più di 35-40 e tutta la rosa del Torino è stimata in 152 milioni dal sito specializzato Transfermarkt. Con queste cifre, in caso di vittoria, Mister Schwarzman potrebbe agevolmente diventare il ventottesimo presidente del club famoso in tutto il mondo per la tragedia dell’aereo di Superga. La città, tutto sommato, non si dispererebbe, visto che a Torino Cairo è poco amato già solo per il fatto che vive e lavora a Milano e non fa parte dell’establishment locale.
Ma per comprendere meglio l’abilità dell’editore bisogna guardare i numeri de La7, che è stato il suo vero colpo da maestro e non solo perché l’ha rilevata da Telecom Italia per un milioncino (e con una dote di 80 milioni). Quello della tv romana è un capolavoro che non si spiega solo con le forbici. Durante il suo regno, dal 2014 a oggi, lo share de La7 ha sempre oscillato intorno al 3,5 per cento nella giornata e tra il 3,7 del cento e il 4,8 per cento in prima serata. Insomma, ha continuato a non dare fastidio né a Viale Mazzini né a Mediaset, con Cairo che ha accettato in tutto e per tutto la situazione bloccata del mercato italiano. Assai scaltra anche la gestione dei conti: dal 2014 a oggi La7 ha perso 19 milioni scarsi, ma ha sempre chiuso i suoi bilanci con un utile operativo. Se però si vanno a vedere i conti della pubblicità, si nota che ogni anno ha incassato 140-150 milioni da questo comparto. E gli spot, casualmente, li vende la concessionaria di Cairo, che nel 2013 si è assicurata un cliente d’oro comprandoselo direttamente.
Non è insomma un caso se la Milano che sogna di fare la scarpe a Cairo non guarda certo a La7 (e neppure al Torino, che può giusto sperare in uno Zio d’America), ma solo al Corriere. Corriere che però con l’ex manager cresciuto in Publitalia ha virato a sinistra e non è più da un pezzo il giornale della borghesia moderata meneghina. Cairo non è forse riuscito a stabilire il rapporto che voleva con Mario Draghi, che lo tiene a distanza e parla solo con il suo direttore, Luciano Fontana.
Ma se si guardano le pubblicità librarie di quest’estate si nota che l’editrice Via Solferino sta propagandando le opere letterarie di Walter Veltroni (candidato a tutto, anche al Quirinale) e di Enrico Letta, segretario del Pd. Insomma, Cairo in questi anni è entrato con tutti e due i piedi nel sistema e per farlo sloggiare forse toccherà offrirgli l’ultimo sogno che gli manca per sentirsi come Silvio Berlusconi: l’entrata in politica. Insomma, lo schema sarebbe questo: Cairo lascia Rcs a quel che resta del Salotto buono, Blackstone firma la pace e lui si candida.