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Caccia al tesoro del Diavolo

Caccia al tesoro del Diavolo

Una squadra blasonata, ricca di trofei e di tifosi. Ma anche del suo valore nascosto: centinaia di milioni di euro rimasti dopo i tanti passaggi di una proprietà non ancora chiara. Tra battaglie legali nei tribunali di due continenti e un’inchiesta della magistratura italiana, viaggio nei misteri del Milan.


C’è un tesoro di alcune centinaia di milioni di euro nascosto nel Milan. È quello che resta dei vari passaggi di proprietà, da Silvio Berlusconi a Mister Li al fondo Elliott, fino a RedBird, conclusi nell’agosto scorso. E su questi soldi, non a caso, alcuni dei protagonisti si stanno dando battaglia nei tribunali di due continenti in almeno tre distinte cause legali. Più un’inchiesta della magistratura italiana, partita da una denuncia di una delle parti in causa e ancora in fase iniziale.

Il tesoretto sta in Lussemburgo. Più precisamente nelle varie holding del Granducato che, dal 2017 all’agosto scorso, hanno partecipato alle complesse operazioni societarie e finanziarie che hanno avuto per oggetto i Rossoneri. Come la Rossoneri Champion Investment Luxembourg, uno dei veicoli della lunga catena societaria che faceva capo a Yonghong Li. Nella società Rossoneri Sport Investment, per esempio, non ci sono più le azioni dell’Ac Milan spa. Ci sono ancora però le plusvalenze generate dalla cessione: 835 milioni di euro, frutto della rivalutazione per oltre 950 milioni delle azioni del Milan. Tolte le perdite accumulate negli esercizi precedenti, restano 535 milioni di euro di utili portati a nuovo. In realtà il bilancio è ancora quello al giugno 2021, ma è stato approvato certamente dopo il 30 agosto 2022, dato che tra gli eventi successivi alla chiusura dell’esercizio riporta la vendita della quota.

Nessuna informazione sui prestiti sottoscritti da Li con la Project Redblack, anche questa società in Lussemburgo. Sono quei prestiti che alla fine hanno strozzato l’uomo d’affari cinese costringendolo a mollare il Diavolo. Oltre 900 milioni con un interesse del 14.5 per cento, che nel solo 2021 hanno prodotto 123,6 milioni di euro d’interessi. Qui la catena si complica. L’asset principale della Rossoneri Champion erano invece le azioni della Rossoneri Sport Investment. Queste erano in pegno a Elliott come garanzia del prestito fatto dal fondo Usa all’uomo d’affari cinese. Ma Mister Li non rimborsa il prestito, Elliot si prende le azioni e il Milan passa alla cordata Elliott (95 per cento) e Blue Skye (5 per cento), il fondo inglese che fa capo agli italiani Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo. Ma in pegno alla cordata erano anche le azioni della Rossoneri Champion, ormai ridotta a una scatola vuota. E anche queste cambiano proprietario, e finiscono in un veicolo denominato Luxembourg Investment Company 361, il cui assetto azionario replica quello del Milan targato Elliott-Blue Skye. Ma perché prendersi quella che è a tutti gli effetti una scatola ormai svuotata dell’unico asset? Perché non è affatto una scatola vuota. Il bilancio al 30 giugno 2021, depositato appena qualche giorno fa, spiega che ci sono 530 milioni di euro. Sono il prodotto ai tempi dell’acquisizione del Milan da parte di Mister Li. Figurano nel bilancio tra le riserve che ai sensi dello statuto della società può essere distribuita ai soci.

Ma il tesoro per cui battersi in tribunale non è questo: sono i Tpec, acronimo di Tracking preferred equity certificates. Uno strumento ibrido di capitale, pensato per far partecipare agli utili della cessione i soci di minoranza, in questo caso la Blue Skye di Cerchione e D’Avanzo. Secondo gli accordi con Elliott, grazie ai Tpec la Blue Skye avrebbe dovuto incassare l’11 per cento dei proventi della cessione del Milan oltre ovviamente al 5 per cento che deteneva in Project Redblack. Ma una serie di manovre decise da Elliott, sostiene Blue Skye, hanno di fatto escluso il fondo dei due italiani dall’operazione di passaggio di proprietà. Su questo, sono in corso due diverse cause civili: una a New York e l’altra nel Granducato, con una richiesta di Blue Skye nei confronti di Elliott che supera i 100 milioni di euro.

In tutta questa storia una delle poche certezze è che da quando il Milan ha lasciato «casa» Berlusconi, di cose strane ne sono successe eccome. A partire proprio dalla parentesi di mister Li, il misterioso uomo d’affari cinese che nel 2017 grazie a un prestito da 303 milioni del fondo Elliott riuscì a finalizzare l’acquisizione del club rossonero dal Cavaliere. Quel prestito prevedeva tassi di interesse altissimi e clausole stringenti. Per cui se il debitore non avesse onorato i suoi impegni la squadra di calcio sarebbe passata al creditore. E infatti così è andata a finire.

Siamo a inizio luglio del 2018 e dopo un tira e molla durato mesi Elliott escute il pegno e si prende il Milan. Poco nota è la circostanza che nelle settimane calde che portarono alla conclusione della vendita anche Mino Raiola – il super-agente che ha avuto nella sua scuderia Ibra, Pogba e Robinho – provò a inserirsi nell’affare. All’epoca l’advisor del Milan era la merchant bank Alantra e Raiola proponeva un misterioso acquirente russo del quale però non si seppe più nulla. Ci furono – circostanza ben più nota – abboccamenti anche con Rocco Commisso, l’attuale presidente della Fiorentina e con la famiglia Ricketts, i proprietari della squadra di baseball Chicago Cubs. Tutti finiti nel nulla.

Morale della favola: in un anno lo sconosciuto mister Li «lascia» 400 milioni nel Milan e torna nell’anonimato. Senza sparire del tutto, perché quattro anni dopo torna a dar notizie di sé in un tribunale lussemburghese promuovendo una causa contro Elliott. Siamo a metà 2022: il manager cinese chiede un risarcimento da 320 milioni e ottiene il congelamento di 364 milioni – nella sostanza un credito che Project Redblack vanta nei confronti della controllata Rossoneri Sport, cioè la società che a propria volta controlla il Milan. Elliott fa ricorso e qui succede un’altra delle tante stranezze di questa strana storia. Dopo il dibattimento, Li va in soccorso del «nemico» Elliott e «libera» i 364 milioni che un giudice aveva bloccato. Perché?

Così come ancora ci si chiede perché sia saltata la trattativa di aprile-maggio 2022 tra Elliott e Investcorp. «I primi contatti con Gordon Singer» spiega a Panorama Carmine Villani, Chief investment officer di Saudi Crown MFO e a.d. di MFO Equity Partners, il multi family office che investe i patrimoni di alcune delle più facoltose famiglie arabe e americane, e che ha trattato il Milan in cordata con Investcorp, «risalgono a novembre del 2021 e ad aprile 2022 l’affare sembrava chiuso. La nostra valutazione del club era intorno ai 700-800 milioni ma poi siamo arrivati a offrire un miliardo cash più il debito. Sono circolati dei numeri – cifre sostanziose che avremmo messo sul piatto per il mercato nei prossimi anni – ma non è questo il punto. Bisogna capire la logica dell’investimento. Se entra un fondo lo fa con l’idea del ritorno al massimo entro 5-6 anni. Se si impegnano una famiglia reale, un family office o multi-billionaire può restare in un club per un tempo indefinito. Per riportare il Milan ai fasti di Berlusconi e ai livelli di Real Madrid e Paris Saint-Germain questa è l’unica strada. Oggi stiamo trattando uno dei top club del mondo, auguro tanti successi alla nuova proprietà del Milan. Per noi ormai è un affare chiuso».

Secondo quanto dice Blue Skye nei documenti delle cause legali, a un certo punto Elliott fa saltare la trattativa praticamente chiusa con Investcorp e Mfo Partners per accettare l’offerta di Gerry Cardinale e di RedBird al quale concede un vendor loan, un prestito del venditore al compratore del quale non si sono mai saputi i termini precisi (mutatis mutandis, lo schema adottato con Li) da 600 milioni per chiudere l’operazione.

Il punto è che ancora oggi la domanda su chi sia davvero il proprietario del Milan non trova una risposta chiara. I bilanci del club sono in ordine, ma la battuta d’arresto in campionato e un mercato di gennaio chiuso senza nessun ingresso fanno mugugnare i tifosi. Che non sanno bene con chi prendersela: con Cardinale? O ancora con Elliott, i cui uomini sembrano tenere ancora saldamente in mano la gestione della squadra? Contattata da Panorama la portavoce di RedBird (e di Elliott) rimanda ai documenti che indicano Gerry Cardinale come beneficiario finale delle holding olandesi che hanno in mano il 99,9 per cento del club, pubblicati dal sito Feliceraimondo.it. Documenti che però fotografano le scatole prima della chiusura dell’affare, mentre da fine 2022 nel registro delle imprese olandesi non c’è più l’obbligo di indicare il beneficiario economico. Così il mistero continua.

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