smart city
(iStock)
Inchieste

Così una città diventa intelligente

Riprogettare le aree urbane con una rete digitale integrata che offre informazioni continue a chi ci vive e a chi le deve far funzionare. La trasformazione in «smart city» è già avviata. E un’impresa italiana sta lavorando su un caso vicino e importante anche per il nostro Paese: Monastir, in Tunisia.

Con l’urbanizzazione che continua a crescere, e la stima che entro il 2050 il 68 per cento della popolazione mondiale vivrà in città, il concetto di smart city, la città intelligente, emerge in tutta la sua importanza. Se uno volesse definirla, potrebbe dire che è un’area in cui le tecnologie informatiche vengono usate per creare un ambiente urbano più efficiente e sostenibile così da migliorare i servizi, la gestione delle risorse e la socializzazione.

Ma dal momento che più delle definizioni possono gli esempi, eccone uno che riguarda le future città della Tunisia e vede l’Italia coinvolta con le tecnologie per il rilevamento aereo ad alta risoluzione: visto l’aumento vertiginoso della sua popolazione e la necessità di pianificare l’uso delle risorse, la Tunisia ha deciso di costruire 22 nuove città che si affacceranno sul mare sfruttando territori disabitati o dove le costruzioni sono obsolete e poco sostenibili.

Facile intuire che le istituzioni europee hanno favorito questo progetto proprio perché luoghi più vivibili ed efficienti sono un ottimo antidoto contro l’emigrazione.

«Noi abbiamo vinto uno dei bandi del ministère de l’Equipement et de l’Habitat tunisino che riguardava la realizzazione della cartografia digitale di circa 70 mila ettari di territorio» racconta Paolo Pari, ingegnere e amministratore delegato di DigiSky. «L’abbiamo realizzata installando su aeroplani gli stessi sensori sviluppati per i satelliti, capaci di fornire una mappa stereoscopica digitale del territorio della risoluzione dell’ordine del centimetro. È una mappa che segnala i rilevi del terreno, la geologia del territorio, la presenza di linee di comunicazione e molto altro ancora. In poche parole, abbiamo fornito la base digitale sulla quale altri ingegneri hanno costruito al computer la simulazione delle nuove città intelligenti, incluse le ricostruzioni di Monastir, Nabeul, Hammamet, Djerba e parte di Tunisi. Mi si passi l’espressione: la nostra mappa davvero suggerisce agli ingegneri dove mettere il singolo mattone».

E qui, prima di descrivere i passi successivi della creazione di queste città intelligenti, va precisato che la tecnologia della torinese DigiSky, che ha tra i suoi fondatori l’astronauta Maurizio Cheli, si giova della collaborazione dell’Esa (European space agency). Questa azienda ha ora una flotta di quattro aerei che volano ad alcune centinaia di metri dal suolo con un sistema di sensori per la raccolta dati che migliorano le immagini dei satelliti.

Una smart city nasce sulla base di un fotogramma digitale ad alta risoluzione come quello fornito da Digisky. Al computer, vengono disegnati punto per punto edifici, giardini, ponti, asili, scuole, centri commerciali, piazze e altro ancora. La prima simulazione intelligente viene poi discussa ed eventualmente modificata.

Ci sono obiettivi minimi da raggiungere, quelli che rendono una smart city differente da un agglometrato urbano tradizionale. Prima di tutto, ogni cittadino dovrà avere tutto ciò che gli serve a poca distanza dalla sua abitazione. Occorrerà poi integrare la tecnologia dell’informazione e della comunicazione con i vari dispositivi fisici connessi alla rete per ottimizzare l’efficienza dei servizi.

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Luca Sciortino