Droga, i nuovi ragazzi dello Zoo di Berlino
Più di quarant’anni dopo il libro-verità Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, la situazione non è migliorata e la Germania resta la capitale europea della droga. Morti per overdose, omicidi e violenze per il controllo delle piazze dello spaccio, criminalità impunita e smercio incontrollato di stupefacenti sono le piaghe che più affliggono il Paese e i cittadini. Non soltanto i quantitativi che giungono in città hanno conosciuto negli ultimi anni una crescita esponenziale, ma è la società tedesca nel suo complesso a registrare segnali preoccupanti di malessere e decadenza, di cui l’uso incontrollato delle sostanze alteranti è specchio rivelatore. I dati sono impressionanti: solo a Berlino il numero di morti per droga è il più alto di sempre. Secondo il Rapporto sui crimini legati alla droga 2023 dell’Ufficio federale di polizia criminale - presentato proprio a Berlino dal ministro dell’Interno Nancy Faeser e dal presidente dell’intelligence (Bka) Holger Munch - quello della capitale è lo Stato federale con il maggior numero di decessi (271) legati alla droga in rapporto alla popolazione. Ma è la cifra complessiva a dare la dimensione del fenomeno: 2.227 persone sono decedute per overdose lo scorso anno. La maggior parte di essi è dovuto all’eroina, che resta il narcotico più letale - è la ragione di almeno 712 morti nel 2023 – proprio come accadeva a Christiane F., protagonista del libro citato che per primo alzò il velo su questo problema sociale nell’ormai remoto 1981.
Anche se, come sostiene Rüdiger Schmolke del Servizio di emergenza per le droghe di Berlino, «oggi i consumatori sempre più spesso mescolano diverse sostanze tra loro, per ottenere effetti potenziati. Ma questi mix stimolanti come la cocaina e i sedativi, così come l’eroina può essere letale». Delle oltre duemila vittime della droga, infatti, 1.479 avevano fatto un consumo «misto» di stupefacenti. Il numero è aumentato in modo significativo, addirittura del 34 per cento rispetto all’anno precedente. Secondo Schmolke, in Germania non cresce solo il numero di chi fa uso di droghe, ma si ha come una tendenza al consolidamento di questa dipendenza dagli esiti mortali. In molti casi, per esempio, le dipendenze durano da diversi decenni, ragione per cui «chi fa uso di droghe da molto tempo ha un pericolo di decesso significativamente più elevato, perché in effetti per un’overdose acuta esso aumenta sensibilmente con l’età».
Con una media anagrafica di 41 anni e una diffusione capillare in disponibilità, i tossicodipendenti tedeschi non sono mai stati così tanti, e così tanto a rischio. Al punto che sono state messe a disposizione - come accaduto molti anni fa nella civilissima Svizzera - delle strutture aperte al consumo di droghe pesanti per persone con dipendenza da eroina e cocaina. In luoghi come il Birkenstube trovano un ambiente controllato e asettico dove poter assumere qualunque droga «in sicurezza». Non è un consultorio o un rehab dove si offrono terapie contro la dipendenza. Semmai, visto che il comune di Berlino non riesce a risolvere il problema, luoghi come questi servono piuttosto a contenere l’emergenza primaria, ovvero le infezioni da Hiv ed epatite che facilmente conducono alla morte. Quei ragazzi dello Zoo di Berlino hanno abbandonato la stazione, insomma, ma continuano a bucarsi. Da dove ha origine questa piaga? I fattori biologici possono anche contare, ma sempre più spesso si rivelano determinanti le condizioni ambientali e psicologiche. La droga, per quanto riguarda la comunità della Germania - che per la prima volta nel nuovo secolo sperimenta una recessione economica e un trauma collettivo - può diventare un «rifugio-ricompensa» per chi intende fuggire da una realtà sempre meno rosea.
Ma c’è dell’altro: l’offerta è spaventosamente aumentata e la diffusione/disponibilità di droga è pari quasi a quella della birra. Secondo il Global Organized Crime Index, all’aumento della criminalità corrisponde una progressiva diminuzione della capacità di resistenza del Paese. Sebbene ci sia stato un massiccio incremento dei sequestri di cocaina, l’infiltrazione nelle infrastrutture portuali e i furti di opere d’arte di grande valore destano preoccupazione e le forze dell’ordine sono insufficienti o non in grado di arginare il fenomeno. Gli episodi di violenza sono per lo più isolati e di portata limitata, tuttavia gli effetti collaterali delle crescenti dinamiche criminali hanno portato anzitutto i trafficanti di droga a spingersi sempre più in là, attirati dalle possibilità di guadagno quasi illimitate.
Diminuendo il prezzo al dettaglio, le mafie che gestiscono lo spaccio di stupefacenti lo hanno allargato all’intera comunità tedesca. Ma chi sono questi soggetti criminali? Il mercato tedesco di sostanze è estremamente diversificato e competitivo. Nelle principali città tedesche sono dominati da un mix di gruppi: tedeschi, russo-eurasiatici, turchi, balcanici, arabi, curdi e, storicamente, gli italiani. Questi clan controllano vari segmenti dello spaccio al dettaglio e all’ingrosso, influenzando diverse catene di approvvigionamento e piazzando le proprie «bandierine», ciascuno nella propria regione. Tra queste reti, la cosiddetta «Mocro Maffia» o mafia marocchina - per sua natura la più violenta in Germania - è ormai un protagonista cruciale. Specializzata nel traffico di cocaina, il suo giro di affari ha un valore di oltre 10 miliardi di euro l’anno, con ramificazioni che vanno dai porti dei Paesi Bassi e del Belgio e arrivano fino all’America Latina, da dove come noto proviene la materia prima.Lo scorso 14 giugno, nel porto di Amburgo, una task force antidroga della dogana e della polizia federale, in una triangolazione tra Düsseldorf, Stoccarda e Karlsruhe ha scovato - nell’ambito dell’operazione denominata Plexus - più di 35 tonnellate di cocaina. Se non fosse stata sequestrata, avrebbe fruttato decine di milioni di euro alla malavita.
Ma come ha fatto la mafia marocchina a diventare così potente? Occorre risalire agli anni Sessanta, periodo caratterizzato da un’importante immigrazione dal Marocco verso Paesi Bassi e Belgio. Grazie alla combinazione unica olandese di vendita al dettaglio di cannabis legale e un mercato all’ingrosso illecito (ma tollerato), le reti criminali locali della Mocro mafia hanno tratto grandi benefici dalla fornitura ai coffee shop, crescendo in dimensioni e potere.Data la varietà del crimine organizzato in Germania e la complessità dei suoi «ecosistemi», è anche assai concreto il che la competizione tra i clan faccia aumentare la violenza nel Paese. I «cartelli» marocchini, infatti, sono inclini a usare le armi per risolvere le guerre territoriali, intimidire i rivali e punire i «traditori». Secondo l’Ufficio federale della polizia criminale (Bka) all’organizzazione andrebbero ascritti almeno 40 omicidi. Nel frattempo, i mercati della droga in tutta Europa sono scossi da dinamiche di potere in evoluzione e nuove tendenze che emergono. Tra queste: il possibile cambiamento per le rotte della cocaina; la probabile carenze di eroina a seguito del divieto di coltivazione dell’oppio imposto dai Talebani in Afghanistan; l’interruzione della rotta settentrionale dell’eroina a causa dell’invasione russa dell’Ucraina e l’aumento esponenziale dell’uso di sostanze psicoattive e sintetiche. Il che fa presagire seri problemi, almeno dal punto di vista dell’ordine pubblico.
Alcuni studi ipotizzano che i recenti episodi di violenza in Germania occidentale siano legati alla legalizzazione della cannabis - avvenuta il primo aprile di quest’anno -, sebbene sia difficile stabilire un nesso causale diretto tra i due fatti, anche per ragioni temporali (sono passati troppo pochi mesi perché i due fenomeni possano essere messi in correlazione). Di certo, è in buona parte legato ai fenomeni criminali della Mocro mafia e alla diffusione incontrollata di droghe, l’exploit del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Il quale, facendo di istanze razziste e della xenofobia la propria bandiera, oggi è diventato il secondo partito di Germania, cannibalizzando gli elettori della compagine governativa - Partito socialdemocratico (Spd), dei Verdi e del Partito liberale democratico (Fdp) - peraltro promotori della legge sulla cannabis, ma soprattutto percepiti dal popolo tedesco come responsabili della crisi (quantomeno quella sociale e sanitaria) in cui oggi si trova la Repubblica federale di Germania.