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Hammerbande, gli antifascisti che martellano gli avversari

Hammerbande, gli antifascisti    che martellano gli avversari

Origini e modalità d’azione della «banda del martello», il gruppo responsabile delle aggressioni a militanti di destra, a Budapest, di cui è accusata anche Ilaria Salis. E la «galassia» internazionale di cui fa parte si sviluppa anche in Italia.


Dall’Ungheria alla Palestina liberateli tutti» è lo slogan-principe ideato in vista della manifestazione del 10 febbraio a Roma (al momento in cui andiamo in stampa, non ancora avvenuta). L’annuncio della mobilitazione apparso sul sito «Rivoluzione anarchica» elenca tre nomi precisi: «A fianco di Gabri, Ilaria, Tobias ed i compagni sotto processo, detenuti, ricercati». Gabriele Marchesi è agli arresti domiciliari a Milano e ha appena affrontato una richiesta di estradizione a Budapest, grazie a un mandato di arresto europeo, per i pestaggi a colpi di martello inferti a estremisti di destra. E c’è pure un ricercato italiano con mandato di cattura internazionale, originario del Milanese, irreperibile da novembre, che forse si nasconde in Piemonte grazie alla copertura di ambienti anarchici. Tutti e due sono coimputati di Ilaria Salis, detenuta nella capitale ungherese, che si proclama innocente, accreditando l’immagine di una supplente delle Superiori incastrata dalle polizia e dalla giustizia di Viktor Orbán. «È nota in tutti gli ambienti per la sua adesione alla galassia anarco-insurrezionalista» dice una fonte di Panorama. «Ha un lungo curriculum di denunce e segnalazioni della Digos fin dal 2008. Difficile che fosse a Budapest per caso».

Tobias, l’ultimo «compagno» evocato dai rivoluzionari anarchici è Tobias Edelhoff, arrestato con Salis, sullo stesso taxi, nella capitale magiara l’11 febbraio 2023. La polizia li ha fermati dopo nove aggressioni, con sei feriti seri, compreso un passante, a margine del raduno neonazista per il Giorno dell’onore. Il video di uno dei brutali pestaggi, e soprattutto le foto della testa delle vittime con profonde ferite suturate, fanno capire che l’episodio poteva finire in tragedia. Edelhoff, estremista di sinistra tedesco, si è dichiarato, a sorpresa, colpevole ottenendo una riduzione della pena a tre anni. Salis e un’altra coimputata tedesca – arrestata anche lei mentre si trovava sul taxi – continuano a riaffermare la propria innocenza.

Gli anarchici hanno deciso di darsi appuntamento proprio nel giorno del Ricordo delle foibe e dell’esodo, che considerano «un’ulteriore occasione per dare agibilità e legittimazione ai fascisti». E proprio nei pressi dell’ambasciata ungherese a Roma, dove erano già apparsi la scritta «L’antifascismo non si processa» e un murales con Ilaria raffigurata come una Santa che si eleva verso il cielo dopo aver spezzato le catene. L’«opera d’arte» è firmata con il simbolo della bandiera nera e rossa di «Antifa», la galassia antifascista di estrema sinistra presente in diversi Paesi europei e anche negli Stati Uniti. Le schegge più violente di Antifa hanno quindi formato l’Hammerbande, un gruppo armato di martello, simile alla Volante rossa del Secondo dopoguerra in Italia, che ha appunto spaccato teste in Germania e Ungheria nel nome della lotta al fascismo.

Il tribunale di Dresda ha processato i capi e altri aderenti di questa banda per tredici aggressioni, che in alcuni casi hanno procurato gravi lesioni a esponenti considerati di estrema destra dal 2018 al 2020, nelle regioni tedesche di Sassonia e Turingia. Edelhoff, il giovane arrestato con Ilaria Salis, era coinvolto in un duplice attacco nel 2019 a un pub di Eisenach, nel mirino della Hammerbande. Il gruppo è stato fondato dagli estremisti di sinistra Lina Engel e Johann Guntermann, il suo fidanzato conosciuto con il soprannome «Gucci». Nel giugno scorso la «pasionaria» del martello viene condannata a cinque anni e tre mesi di carcere. Ai suoi compagni, Lennart Zaphod Arning, Philipp Jonathan Mohr e Jannis Rohling, sono inflitte pene fra i due e i tre anni. All’annuncio delle sentenze circa 1.500 militanti Antifa si scatenano: devastano Lipsia e assaltano la polizia, con un bilancio che conta 50 feriti. Gli estremisti, successori dei famigerati Black bloc, promettono che causeranno danni di un milione di euro per ogni anno di condanna.

Il gruppo dei martellatori viene incastrato grazie alla collaborazione di Johannes Domhöver, ex membro del gruppo oggi pentito. Alla polizia spiega il metodo basato su «progetti», che puntano a rendere impossibile la vita quotidiana agli esponenti di destra e «uscite», gli attacchi mirati ai raduni come è successo a Budapest.

Ogni membro di Hammerbande ha un ruolo preciso. Le aggressioni sono incursioni punitive violentissime e organizzate: chi intercetta la vittima, i pali ed i picchiatori che devono portare a termine il pestaggio. L’assalto dura meno di un minuto per evitare che la polizia abbia il tempo di arrivare. Tutti gli assalitori sono completamente mascherati e hanno guanti per evitare di lasciare impronte o prove per il Dna. I capi organizzavano i raid utilizzando l’app Jabber, un sistema di messaggistica istantanea ad alta sicurezza.

Il pentito ha anche raccontato dell’addestramento di 25 estremisti, avvenuto in strutture ferroviarie in disuso a Lipsia e tenuto da militanti Antifa in arrivo da Berlino. Altri «corsi» simili sono stati organizzati a Francoforte, nella capitale tedesca, a Rostock sul Mar Baltico, e Magdeburgo nel Land Sassonia-Anhalt.

Antifa, il collettivo internazionale di estrema sinistra di ispirazione comunista, anarchica e socialista libertaria, ha a sua volta ramificazioni in diversi Paesi: Regno Unito, Italia, Francia, Svezia, Danimarca, Grecia, Paesi Bassi, Stati Uniti e pure Israele. Giovanni Giacalone, esperto di terrorismo islamico, fa notare «il connubio tra militanti palestinesi e gruppi di estrema sinistra alle manifestazioni contro Israele», come i rivoluzionari anarchici italiani che chiedono la liberazione di tutti i detenuti sia a Budapest, sia dalle carceri di Tel Aviv e Gerusalemme. Gli Antifa ritengono che sia giustificato e necessario l’impiego della violenza nella lotta contro fascismo e capitalismo. In Italia iniziative e cortei Antifa vengono spesso appoggiati dall’antifascismo storico e istituzionalizzato come l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani. Oltreoceano, negli Stati Uniti, l’organizzazione collabora con i movimenti Black Lives Matter e Occupy. L’Fnbi ha iniziato a monitorare le attività degli estremisti di sinistra e nel 2020 l’allora presidente, Donald Trump aveva twittato che «gli Stati Uniti d’America designeranno Antifa come organizzazione terroristica», dopo le proteste seguite alla morte dell’afroamericano George Floyd durante l’arresto.

Gli anarchici, che chiedono la liberazione di Salis e degli altri detenuti accusati di far parte della Hammerbande, spiegano sul loro sito, con asterisco per rispettare le differenti identità sessuali, secondo i principi del politicamente corretto: «Siamo gli/le stess* che sono stat* l’anno scorso al fianco di Alfredo Cospito». L’anarchico condannato a 23 anni di reclusione per terrorismo, che aveva iniziato lo sciopero della fame in carcere contro il 41bis e l’ergastolo ostativo. Adesso sono «a fianco a Ilaria, Maja, Tobias, Gabriele e altr* compagn*, e contro il pugno duro della repressione che oggi si abbatte su di loro, e quindi su tutt* noi». E ammettono, confermando indirettamente le accuse ungheresi, che si tratta «degli antifascisti e delle antifasciste che tra il 9 e l’11 febbraio dell’anno scorso hanno provato a interrompere la liturgia commemorativa del Giorno dell’onore, a Budapest». Queste formazioni estremiste avevano fondato nella Siria orientale, al fianco dei curdi che combattevano lo Stato islamico, l’Antifa Tabur, il battaglione antifascista internazionale, che ha arruolato volontari europei e americani comprese alcune decine di italiani.

Marco Lombardi, fondatore di Itstime – il centro di ricerca su sicurezza e terrorismo dell’Università Cattolica di Milano -, fa questa analisi: «L’Hammerbande, o Hammer Gang, se così si vuole definire, ha assunto i caratteri predominanti dei gruppi violenti di questo momento storico. La loro parola d’ordine è flessibilità. Si tratta infatti di una rete internazionale di militanti Antifa organizzati secondo una struttura fluida, che calamita adepti di varie nazionalità. Italia compresa».

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