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Un bicchiere di «russo» nel Chiantigrad

Un bicchiere di «russo» nel Chiantigrad

Ci sono una serie di investimenti in prestigiose tenute agricole della Toscana da parte di personaggi vicini a a Putin. Nessuno di loro è formalmente colpito da sanzioni, ma c’è un problema: a causa della guerra in Ucraina, nel paradiso italiano del vino milioni di euro di Mosca non arrivano più…


Altro che Chiantishire, chiamatelo Chiantigrad. Un pezzo di Toscana dove le sanzioni per l’invasione dell’Ucraina si fanno sentire. Nei registri della Camera di commercio, gli oligarchi sanzionati non figurano mai. Ma dall’inizio della guerra, i flussi copiosi di denaro, milioni di euro arrivati nel Chianti da Mosca passando spesso per prestanome e paradisi fiscali, si sono interrotti. Nel 2011 Svetlana Frank, cittadina russa, ha comprato la tenuta di Riecine, nei pressi di Gaiole in Chianti. Da allora e fino all’inizio 2022 sono arrivati nel piccolo borgo senese milioni di euro di investimenti per comprare nuovi terreni, impiantare vigneti, ammodernare le cantine e arrivare a produrre grandi vini. Poi, più nulla. I soldi, a Riecine, faticano ad arrivare. Il problema di Svetlana Frank non sono le sanzioni.

Quello di Gennady Timchenko sì. Uno degli uomini più ricchi di Russia, con un patrimonio stimato dalla rivista Forbes in 18,5 miliardi di dollari, Timchenko è vicinissimo al presidente russo Vladimir Putin fin dai primi anni Novanta, al punto da essere ritenuto uno dei suoi «portafogli personali». Tra le sue frasi celebri, una è particolarmente intrigante: «Devi pagare per tutto nella vita, anche per la tua amicizia con il presidente». Timchenko è anche un grande amante del vino. Un’inchiesta della testata indipendente russa The Ins ha elencato una serie di cantine, prevalentemente sulle coste del Mar Nero, che sarebbero di proprietà – almeno formalmente – di persone del suo entourage. Come appunto Svetlana Frank. Moglie di Sergey Frank, ex ministro dei trasporti e attuale presidente di Sovcomflot, la più importante compagnia di spedizioni navali russa, controllata dallo Stato. Ma soprattutto suocera di Ksenia Timchenko, figlia di Gennady. Che ha sposato Glab Frank nel 2010, appena un anno prima dell’investimento nel Chianti. Anche Ksenia è sanzionata. Svetlana, no.

A Vagliagli, nel comune di Castelnuovo Berardenga, si trova la Fattoria dell’Aiola che del Chiantigrad è forse il caso più noto. Nel 2017, un’inchiesta della Fondazione contro la corruzione del dissidente russo Alexey Navalny legò questa proprietà, appartenuta alla famiglia del leader del partito Liberale Giovanni Malagodi, all’ex presidente russo Dmitry Medvedev. Lo stesso che regolarmente minaccia l’Occidente con la promessa di un olocausto nucleare. Il nome di Medvedev però non compare nei registri ufficiali. E chi ha lavorato all’Aiola assicura di non averlo mai visto. Il proprietario si chiama Ilya Eliseev, che di Medvedev è stato compagno di studi alla facoltà di legge dell’Università di San Pietroburgo. Vicepresidente di Gazprombank, come molti ex compagni di studi di Medvedev è diventato improvvisamente ricco o potente, o entrambe le cose, con l’ascesa di Dmitry fino ai vertici del Cremlino. Fino al 2019 la proprietaria dell’Aiola risultava essere una holding di Cipro: prima la Furcina, poi la Dockell Limited.

Alla prima società fanno capo anche una serie di proprietà in Russia che sarebbero «nella disponibilità» di Medvedev. A una fondazione gestita da Eliseev, la Dar, risale invece una dimora di lusso «regalata» da Alisher Usmanov e utilizzata da Medvedev. Dal 2011, quando l’Aiola è passata ai nuovi proprietari, ha accumulato solo perdite. Intanto, Eliseev viene sanzionato dagli Stati Uniti, ma non dall’Unione europea. Nel luglio scorso, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Siena, Giuseppe Antonio Marra, in una intervista al qutidiano fiorentino La Nazione ha così risposto a una domanda su Medvedev all’Aiola: «Era una voce, l’abbiamo monitorata, senza riscontri. Se li avessimo avuti, trattandosi di Medvedev, avremmo agito». È il problema principale delle sanzioni: se la proprietà formale del bene è in capo a un soggetto non sanzionato dall’Unione europea, le autorità non possono intervenire. Per bloccare nel porto di Marina di Carrara il famigerato «yacht di Putin», lo Scheherazade, le autorità italiane hanno chiesto a Bruxelles di inserire il proprietario formale, Eduard Khudainatov, nell’elenco dei soggetti sanzionati.

Spostandosi dal Chianti senese verso Firenze si arriva a Olena, nel comune di Tavarnelle e Barberino. Qui ha alcuni ettari a vigneto una srl di Firenze, la Arsenio. Il prodotto principale dell’Arsenio è però l’olio, extravergine toscano prodotto con le olive più tipiche e pregiate della zona: leccino, moraiolo, frantoio e leccio del cornio. Prezzi fino a 30 euro per una bottiglia da mezzo litro. Gli oliveti e i vigneti della Arsenio sono anche nei colli a ridosso di Firenze, lunga la via Bolognese appena fuori dalla città. La Arsenio è di proprietà Ashot Khachatouryans e del figlio Arsen. Ex funzionario dell’Fsb, i servizi segreti russi, Ashot Khachatouryans è stato fino allo scorso anno pure il presidente della Russian Premier Liga, la serie A russa. Ma soprattutto è uno stretto sodale di German Gref, a capo della banca pubblica russa Sberbank.

Gref, come Timchenko e Medvedev, è un altro dei «Petrinski», il termine vagamente dispregiativo con cui vengono indicati coloro che sono arrivati ai vertici del potere russo con Putin, partendo come lui da San Pietroburgo. Anche Gref è uscito dalla facoltà di legge dell’Ateneo cittadino e anche lui, come Putin, è stato un funzionario dell’amministrazione locale nei tumultuosi anni Novanta. Con Putin diventa prima ministro dell’Economia, poi uno degli uomini più potenti del Paese. Secondo le inchieste della fondazione di Navalny, avrebbe accumulato una ricchezza di oltre un miliardo di euro, rigorosamente all’estero. Uno dei metodi, secondo le accuse di una serie di imprenditori russi riportate da un’inchiesta di Proekt, era piuttosto semplice. Alle imprese indebitate con Sberbank ma ritenute delle buone prede veniva chiesto di rimborsare i prestiti in tempi rapidi. A chi non era in grado di farlo era proposto di vendere a Sberbank Capital, braccio di private equity della banca. La partecipazione veniva poi «girata» a imprenditori amici o a veicoli offshore. A capo di Sberbank Capital c’era Khachatouryans.

Oltre a essere un appassionato di calcio, Khachatouryans è un grande amante di Firenze. A lui e al figlio fa capo un hotel di lusso in centro, il J&J. E una serie di proprietà immobiliari lungo la via Bolognese. Come il complesso della Cupolina. E villa Le Rondini, ex albergo con vista mozzafiato. La ristrutturazione, curata da un noto architetto fiorentino, è in corso. Committente dei lavori è una società di Cipro, la Green Palmers Holding. Che la proprietà sia di Khachatouryans ci sono pochi dubbi: basta una visura immobiliare. La società cipriota invece compare come proprietaria di una serie di terreni dai quali arrivano le olive per l’olio di lusso della Arsenio. A differenza di Gref, Khachatouryans non è sanzionato.

Per incontrare l’ultimo degli estimatori – sanzionati – del vino toscano bisogna spingersi a Gavorrano, nel cuore della Maremma. Qui si trova la Tenuta 12, il proprietario è l’imprenditore Konstatin Tuvykin, che nel 2010 compra quello che allora si chiamava Podere La Madonna. Il nuovo nome è quello di un celebre film del regista Nikita Mikhalkov. Anche quelli dei vini arrivano dai titoli dei film del regista: il merlot Oci Ciornie, il sangiovese Urga, il bianco Colpo di sole e il rosato Schiava d’amore. Cosa c’entra Mikhalkov con la cantina? In un vecchio comunicato della cantina viene definito «partner e amico». Nel sito di Tenuta 12 – ma non in quello in italiano – compare come «fondatore» accanto a Tuvykin. In vari articoli di riviste specializzate la cantina è associata a lui. Formalmente, però, non ne è coinvolto in alcun modo. Meglio così: nel gennaio scorso Mikhalkov è stato incluso nella lista delle sanzioni europee come fervente sostenitore delle politiche aggressive di Putin fin dal 2014. Colpa anche di una serie di dichiarazioni particolarmente crude sull’Ucraina, culminate in un discorso a favore dell’intervento militare tenuto al Cremlino nel 2022. I pregiati vini toscani arrivano ancora sul ricco mercato russo: sotto i 150 euro a bottiglia sono esenti dalle sanzioni che colpiscono l’export dei beni di lusso e adesso vengono spediti via nave direttamente nei porti del Baltico o «triangolati» tramite importatori in Paesi terzi. Anche senza i milioni di euro di Mosca per comprare cantine-gioiello sempre in perdita.

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