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In Italia ripartiamo con il franchising

In Italia ripartiamo
con il franchising

Il ceo di Carrefour Italia Christophe Rabatel racconta a Panorama le prime mosse del piano di rilancio del gruppo della grande distribuzione. Che passa dalla soddisfazione del cliente, da tante aperture in collaborazione con nuovi partner e dall’essere un’azienda che attira giovani talenti. E sull’ecommerce? «Investiremo 3 miliardi entro il 2026».

L’aria dei supermercati l’ha respirata fin da bambino Christophe Rabatel, ceo di Carrefour Italia, aiutando il padre nel suo negozio d’alimentari. «Ho debuttato presto nella distribuzione organizzata» racconta a Panorama. «A nove anni stavo già tra gli scaffali, poi mi alzavo presto per ricevere la merce e ho imparato a tagliare la carne e i salumi. Per questo il mio desiderio è sempre stato quello di lavorare nella Gdo». Da settembre 2020 è al vertice della filiale italiana del colosso d’Oltralpe che nel nostro Paese lo scorso anno ha registrato oltre 4,4 miliardi di vendite e grazie a Rabatel sta cambiando pelle, cercando nuovi spazi di crescita in un mercato ipercompetitivo da cui se ne sono andati anche i «cugini» di Auchan. Lo scorso anno è partito il piano di rilancio che ha visto un terzo e quarto trimestre in crescita, con un aumento della profittabilità e della soddisfazione del cliente.


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Imagoeconomica
Il ceo di Carrefour Italia Christophe RabatelImagoeconomica

Quale strategia sta attuando?

Mettere il cliente al centro delle decisioni, il risultato è che da 13 mesi consecutivi il nostro Net promoter score, l’indice che mostra la soddisfazione degli utenti, è positivo.
Ho iniziato a visitare i direttori dei supermercati che registrano le migliori e peggiori performance, una trentina d’incontri al mese, fondamentali per aggiustare la rotta. E, da ultimo, abbiamo accelerato sul franchising.

Perché lo avete fatto?

Cercavamo di capire da dove venisse lo scarso successo degli anni passati e ci siamo resi conto di avere una rete proprietaria troppo estesa e centralizzata, mentre in Italia serve più flessibilità. Così abbiamo deciso di aggiungere ai nostri formati il giusto mix tra la potenza internazionale e il localismo del franchising. Una scelta che si è rivelata vincente.

Come sta andando il franchising?

Nel 2021 abbiamo aperto 60 nuovi negozi, riconvertendone 42 al franchising, mentre quest’anno ci saranno 95 aperture e 104 riconversioni, 47 delle quali già realizzate. Le nuove aperture sono negozi di prossimità perché gli italiani li apprezzano molto.

Molti produttori si lamentano di una Gdo «matrigna»…

L’85 per cento dei nostri fornitori è italiano e molti sono di piccole e medie dimensioni, tra cui 8.500 allevatori e coltivatori che realizzano i prodotti Filiera Qualità Carrefour. Per sostenerli abbiamo studiato contratti semplificati e pagamenti in sette giorni. Nel 2021 abbiamo anche aiutato i nostri partner a esportare oltre 800 milioni di euro di prodotti in tutto il mondo Carrefour.

Cosa fate per attutire l’inflazione?

Siamo riusciti a mantenere prezzi stabili perché prima della fiammata inflattiva abbiamo siglato un accordo con i fornitori di prodotti a marchio proprio, secondo una partnership win win. Abbiamo lavorato insieme per ridurre il packaging, la plastica e i costi di logistica, riversando i risparmi sui prezzi di vendita e salvaguardando il potere d’acquisto dei nostri clienti. Iniziative come questa ci hanno permesso, a inizio 2022, di tagliare i prezzi di oltre 500 prodotti a brand Carrefour. E nel 2022 abbiamo in programma di lanciare 300 nuovi prodotti a marchio proprio.

Come vede questo periodo così difficile per i consumatori e la Gdo?

Questa crisi è un’opportunità per lavorare meglio insieme. Il tema di fondo è la collaborazione, le scelte che si fanno lungo la filiera produttiva. E poi essere così internazionali è un vantaggio perché parlando con gli altri ceo del gruppo ci si dà una mano.

Il Covid ci ha lasciato in eredità la crescita delle vendite online…

L’ecommerce è una necessità, non una scelta. Dopo uno sviluppo lento, ora abbiamo l’ambizione di diventare una digital retail company e nel 2026 puntiamo a 10 miliardi di fatturato a livello di gruppo con 3 miliardi d’investimenti. In Italia siamo stati i primi a stringere un accordo con Deliveroo per un servizio di quick commerce: ora abbiamo due piattaforme su Milano e presto partiremo a Roma.

Molti suoi colleghi si lamentano di non trovare giovani da assumere. E voi?

Noi non abbiamo problemi. Anzi, il nostro è un marchio attrattivo e negli ultimi due anni abbiamo assunto tanti giovani nei negozi, nell’ecommerce e nel digital. Merito anche della nostra politica di sviluppo sostenibile che piace molto alle nuove generazioni.

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