Caso Sala, Teheran non molla il suo uomo
Tajani ha convocato nella giornata di ieri l’ambasciatore iraniano, che chiede di «accelerare la liberazione di Abedini». La Meloni ha invece sentito i genitori della giornalista incarcerata in Iran. La madre ha espresso «fiducia nel governo», aggiungendo che «servono decisioni di forza». Dopo il vertice a Palazzo Chigi di ieri è stato deciso di riunire il Copasir.
La liberazione di Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre nella prigione di Evin, a Teheran, è in cima alle priorità dell’esecutivo. Ieri, su mandato del ministro Antonio Tajani, il Segretario generale Riccardo Guariglia ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore iraniano, Mohammad Reza Sabouri. Successivamente all’incontro, in cui entrambe le parti hanno avanzato le loro richieste, si è tenuto un vertice di governo a cui hanno presenziato, oltre al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al ministro degli Esteri, anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il Consigliere diplomatico del premier, Fabrizio Saggio.
La riunione è stata convocata dopo le ultime notizie arrivate sulle condizioni in cui si trova la giovane. Al contrario di quanto affermato da Teheran, infatti, l’ultima telefonata avuta dalla giornalista coi propri cari (il primo di gennaio) ha rivelato un trattamento tutt’altro che «dignitoso». La cella in cui è rinchiusa è lunga quanto lei sdraiata e, al suo interno, non è presente alcun materasso. La ventinovenne dorme sopra una coperta, non ha ricevuto il pacco inviato dall’ambasciata italiana, non ha visto nessuno dallo scorso 27 dicembre (quando ha potuto incontrare l’ambasciatrice Paola Amedei) ed è stata privata persino degli occhiali da vista.
Dopo il colloquio con Mohammad Reza Sabouri, durato circa un’ora, la Farnesina ha spiegato in un comunicato stampa che «da parte italiana è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico». «L’ambasciatore Guariglia», continua, «ha altresì ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’Ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati». L’ambasciata iraniana ha invece definito «amichevole», in un post su X, il colloquio tenutosi al ministero degli Esteri. «L’ambasciatore del nostro Paese», si legge nel testo, «ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell’arresto della signora Sala, secondo l’approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell’approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l’accesso consolare all’ambasciata italiana a Teheran» e sono state «fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari». Di conseguenza, Teheran chiede di «accelerare la liberazione» e le stesse agevolazioni per Mohammad Abedini, il cittadino iraniano fermato a Milano tre giorni prima di Cecilia e accusato dalla giustizia Usa di fornire sostegno materiale ai pasdaran. Confermando, se mai ce ne fosse il bisogno, il legame tra le due incarcerazioni.
Le opposizioni, intanto, chiedono di essere coinvolte. Ieri il segretario del Pd, Elly Schlein, e il responsabile Esteri del partito, Peppe Provenzano, hanno diffuso una nota in cui invocano «la condivisione con tutte le forze politiche delle iniziative intraprese» per la liberazione della giornalista. Parole analoghe sono state pubblicate su suoi canali social da Matteo Renzi, secondo cui «in casi come questo è giusto che la Premier riunisca subito i leader di tutti i partiti o i capigruppo». Dopo il vertice, Palazzo Chigi ha reso noto che il sottosegretario Mantovano «ha dato immediata disponibilità al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Lorenzo Guerini, a riferire al Copasir già domani mattina (oggi per chi legge, ndr), e quindi per suo tramite al Parlamento». Niente tavolo tra i leader, dunque.
«Il governo conferma l’impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione di Cecilia Sala, e, in attesa di essa, per un trattamento rispettoso della dignità umana», si legge inoltre nel comunicato. «Per quanto riguarda Mohammad Abedini, che è al momento in stato di detenzione cautelare su richiesta delle autorità degli Stati Uniti, il Governo ribadisce che a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali».
Dopo il vertice, Giorgia Meloni ha ricevuto la madre di Cecilia, Elisabetta Vernoni, mentre nel corso della giornata ha avuto un contatto telefonico col padre, Renato Sala. La madre, interrogata dai giornalisti, ha poi espresso fiducia nell’operato del governo, sottolineando «un salto di qualità» del premier rispetto alle solite «rassicurazioni comprensibili». «È stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo e questo ho avuto», ha spiegato. «La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria», ha anche aggiunto, «e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, su cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché è da capire il come: sono realtà molto particolari».
Anche l’Alta rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, ha chiesto l’immediato rilascio della giornalista italiana, mentre l’europarlamentare Ilaria Salis ci ha tenuto a evidenziare che le condizioni del carcere di Evin a Teheran sono peggiori di quelle da lei vissute a Budapest.