Alessandra Todde
(Ansa)
Politica

La vera sfida per Alessandra Todde

L'editoriale del direttore

Al contrario dei suoi compagni grillini, la neo governatrice sarda sa che significa fare impresa, lavorare e costruire progetti per lo sviluppo. Ecco, io mi auguro che la Todde faccia questo, in controtendenza con la parte politica da cui proviene che lega le mani a chiunque voglia fare qualunque cosa.

A destra e a sinistra da oltre una settimana si strappano i capelli per la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna. I partiti che compongono la maggioranza paiono in crisi d’astinenza da prestazioni e quelli della minoranza in overdose di valutazioni. Per quanto mi riguarda, la sconfitta di Paolo Truzzu non è l’inizio della fine dell’attuale coalizione di governo, come qualcuno ha immaginato e scritto, e il successo della candidata grillina non segna l’avvio di una fase nuova per dare vita a un esecutivo alternativo all’attuale. Nel centrodestra come nel centrosinistra, prevedo piuttosto che continueranno a litigare come prima e forse anche di più, visto che si avvicinano altre scadenze elettorali e soprattutto le Europee e questo resta il problema.

Tuttavia, mettiamo da parte le beghe dei partiti, che credo interessino meno di quelle fra Fedez e la Ferragni e anche dei dispetti che si scambiano le star della tv. A contare è che in Sardegna, al posto di Christian Solinas, c’è un nuovo governatore. In sé la cosa non è una grande novità, perché il «turn over» di presidenti nel palazzo di viale Trento, a Cagliari, è la regola. Dal Dopoguerra all’inizio degli anni Duemila, cioè prima che venisse introdotta l’elezione diretta, ci sono stati 21 governatori, una decina dei quali rieletti due o tre volte e quasi mai per più di un paio d’anni. Da quando si vota il candidato presidente, cioè dal 2004, non c’è stata volta che l’uscente sia stato riconfermato. Da Renato Soru a Ugo Cappellacci, da Francesco Pigliaru a Christian Solinas, tutti hanno ballato per una sola legislatura e ogni volta a vincere era chi stava all’opposizione. Dunque, che c’è da stupirsi se dopo il centrodestra viene il centrosinistra e per di più per una manciata di voti? Aggiungo, come ulteriore elemento, che nessuno ha motivo di cantare vittoria, se non Alessandra Todde, perché tutti i partiti sono arretrati, raccogliendo meno voti di quelli che avevano preso alle precedenti elezioni regionali e anche alle Politiche di due anni fa.

Lasciamo perciò perdere le pensose discussioni che, ribadisco, sono meno interessanti del distillato di veleni che il brillante Giancarlo Magalli, star della tv, ogni tanto rilascia con le sue interviste. C’è un solo aspetto interessante nella tornata elettorale sarda: per la prima volta a guidare la Sardegna è una donna. In passato abbiamo avuto qualche esperienza al femminile nelle giunte regionali, ma quella di Jole Santelli in Calabria si è conclusa troppo presto a causa della sua morte e Renata Polverini, nel Lazio, non ha dato grande prova di sé. Quindi, per quel che mi riguarda io mi auguro che Alessandra Todde faccia bene e non soltanto perché è donna, ma perché la Sardegna ne ha bisogno.

Non conosco l’ex sottosegretaria del governo Draghi, né ho informazioni che mi consentano di capire perché una dirigente d’impresa un bel giorno si sia candidata con una banda di scappati di casa come i grillini, il cui intento in origine era quello di eleggere l’incompetenza al potere, oltre che di aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Nel primo caso, l’elezione degli incapaci, mi pare ci siano riusciti; nel secondo, invece di sventrare la scatoletta, mi risulta che si siano accomodati e ora facciano tranquillamente parte del sistema che volevano abbattere. Tuttavia, a prescindere dal fatto che Todde sia un’esponente dei 5 Stelle, ciò che mi interessa è il suo curriculum, che a quanto pare risulta diverso da quello del classico onorevole pentastellato. A differenza di altri, prima di candidarsi con Grillo e compagni, un lavoro lo aveva. Faceva la manager in alcune aziende informatiche e addirittura, negli ultimi tempi, era stata designata amministratore delegato. Forse l’attività non era ciclopica e non credo che andasse a gonfie vele, ma non è questo il punto. Al contrario dei suoi compagni, probabilmente sa che significa fare impresa, lavorare e costruire progetti per lo sviluppo. Ecco, io mi auguro che la governatrice faccia questo, rescindendo lacci e lacciuoli che soprattutto la parte politica da cui proviene usa per legare le mani a chiunque voglia fare qualche cosa e spero che contribuisca a dare un futuro alla regione.

La Sardegna è una terra meravigliosa, che può avere uno straordinario sviluppo, facendo tornare migliaia di sardi che hanno scelto di andarsene altrove in cerca di lavoro. Le manca solo una cosa: qualcuno che sappia appunto creare impresa e, soprattutto, garantire i collegamenti con il resto d’Italia e dell’Europa. Non mi riferisco solo al turismo, all’industria pesante (come nel passato con la Sir e l’Alcoa), all’agricoltura. Penso a tutte quelle nuove professioni che rappresentano il futuro e che si possono fare ovunque. Anche in uno dei posti più belli del mondo, a patto che te lo consentano. Dunque, in bocca al lupo ad Alessandra Todde (un po’ meno a Giuseppe Conte).

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Maurizio Belpietro