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Tutti gli interessi del «benefattore» Soros

Tutti gli interessi del «benefattore» Soros

George Soros, grande vecchio della finanza globale, foraggia partiti, ong e lobby anche nel nostro paese. Obiettivo, come dice lui stesso, «piegare l’arco della storia» alle sue visioni iper-progressiste che riguardano droga, migranti, eutanasia e altri temi sensibili della società. Ecco chi (e quanto) sovvenziona il tycoon americano con la giustificazione della lotta per i diritti.


Trafitta l’Italia nel 1992 con il leggendario attacco speculativo alla lira, il multimiliardario americano George Soros si è dedicato anima e portafogli a un’altra epocale causa: «Piegare l’arco della storia nella giusta direzione». Ong dominanti, immigrazione selvaggia, diritti gay e Lgbt+, campi Rom, droghe libere, vaccini, aborto, eutanasia: per il suo programma progressista, il magnate ha già investito oltre 32 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Panorama ha compulsato l’archivio delle fondazioni Open society, dedite a «costruire democrazie vivaci e inclusive». Un impero della bontà dagli scopi spesso controversi. Tra il 2016 e il 2021, centinaia di contributi sono arrivati anche in Italia. Si aggiungono alle donazioni personali del finanziere, come quelle agli ex radicali già denunciate da Carlo Calenda: «Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa ponendo quale condizione imprescindibile che si facesse un listone antifascista» ha assicurato il leader del Terzo polo. Benedetto Della Vedova, segretario del partito, ha ammesso finora un sostanzioso obolo personale di 312 mila euro, aggiungendo: «Soros non ci ha mai chiesto nulla. Il suo è un contributo ideale».

La munificenza del magnate 92enne è davvero così disinteressata? La banca dati di Open society svela il contrario. A ogni contributo corrispondono precisi intenti: sempre in ossequio a sfrenato libertarismo e smania di incidere politicamente. Partiamo dai due versamenti ai Radicali italiani del 2017: quasi 300 mila dollari in totale. A leggere i giustificativi, il do ut des sembra evidente: «Promuovere una riforma globale della legge italiana sull’immigrazione attraverso un’iniziativa dei cittadini, che mira a fornire sollievo agli immigrati e migliorare il loro benessere sociale generale». Vale lo stesso per l’associazione Luca Coscioni, di cui è tesoriere Marco Cappato, noto per le sue battaglia a favore dell’eutanasia. Altri due bonifici. Il primo, nel 2016: 102 mila dollari «per promuovere la regolamentazione e la depenalizzazione in Italia della droga». L’altro, cinque anni dopo: 50 mila dollari, per «spese generali».

Sono sei invece i contributi a No peace without justice, fondata da Emma Bonino: 392 mila dollari tra il 2016 e il 2018, giustificati da meritori scopi come «vietare le mutilazioni genitali femminili in tutto il mondo» o «il sostegno agli attivisti siriani per i diritti umani». L’Ong creata dalla leader radicale è però adesso coinvolta nel Qatargate, l’indagine su mazzette in cambio di benevolenza verso l’emirato e il Marocco. Per la procura di Bruxelles, No peace without justice avrebbe eseguito regolari bonifici sul conto di Silvia Panzeri, figlia di Antonio, protagonista assoluto dell’inchiesta, già europarlamentare di Articolo 1 e Pd. Oltre all’ex politico, difatti, è stato arrestato Niccolò Figà-Talamanca, storico collaboratore di Bonino e autosospeso segretario generale della sua associazione senza scopo di lucro.

Intenti che, per i magistrati belgi, negli ultimi anni sarebbero stati piegati a esigenze meno caritatevoli: «Quelle ong servivano per far girare soldi» ha rivelato negli interrogatori Francesco Giorgi, già assistente di Panzeri e compagno della deposta vicepresidente del parlamento europeo, Eva Kaili. Indirettamente beneficiato dal filantropo di origini ungheresi è invece Giuseppe Sala, il sindaco di Milano iperambientalista e tutore dei diritti, insomma perfetto vessillifero delle battaglie sorosiane. Open society nel 2020 ha donato un milione e 150 mila dollari alla metropoli meneghina. Causale: «Fornire sostegno alla Cassa mutuo soccorso per i soccorsi da Covid-19». Una somma ben più modesta, 83.500 dollari, è stata invece elargita nel 2018 per il parco pubblico di Ventimiglia: 58.500 dollari finiti direttamente al comune ligure, all’epoca amministrato dal sindaco del Pd, Enrico Ioculano. Altri 25 mila sono stati destinati all’«attività di monitoraggio delle frontiere a Ventimiglia» attraverso la Commissione sinodale per la diaconia, che fa capo all’Unione delle chiese valdesi e metodiste.

Sempre a cavallo tra lobbysmo e buonissime cause, c’è il contributo all’Istituto affari internazionali, fondato da Altiero Spinelli e presieduto da Ferdinando Nelli Feroci, ex commissario europeo. Nel 2018, il centro ha ricevuto 230 mila dollari «per educare e favorire il dialogo con gli attori politici sui nuovi approcci all’immigrazione e all’asilo». Già all’epoca, il direttore era Nathalie Tocci, assidua presenza dei talk show ed editorialista della Stampa. Nel 2019 è stato nominato vicepresidente dell’istituto Pier Carlo Padoan, già ministro dell’Economia e deputato del Pd, poi presidente di Unicredit. Ha ricevuto invece 125 mila dollari nel 2016 il Consiglio italiano per i rifugiati, diretto da Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai e poi parlamentare, prima con la Margherita e dopo nei Dem. Più del doppio, quasi 256 mila dollari, sono stati donati recentemente, nel 2021, per sostenere la Comunità di Sant’Egidio, fondata da Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione internazionale nel governo Monti, editorialista del Corriere della Sera e ascoltatissimo consigliere di Papa Francesco. Dettaglio del bonifico: «Sponsorizzazione comunitaria dei rifugiati».

La fondazione sorosiana si è adoperata pure per l’associazionismo storico di sinistra. A partire dall’Arci, oltre un milione di tessere e 5 mila circoli. Adesso appoggiano come un sol uomo Elly Schlein alle primarie del Pd. Negli ultimi anni, Arci ha ricevuto 363 mila dollari da Open society. Anche in questo caso, lo scopo è quello di intercedere con la politica e diffondere il verbo ultraprogressista: «Sostenere, sensibilizzare e chiedere conto alle istituzioni dell’Ue e nazionali in relazione alle politiche e alle pratiche di esternalizzazione attuate nei paesi di origine e di transito della migrazione» si legge per esempio nella descrizione del bonifico da 150 mila dollari del 2019.

Più immediata la causa dell’identico obolo versato all’Arcigay, «italian Lgbt+ association»: altri 150 mila dollari, destinati alle campagne nel triennio 2017-2019. Intenti condivisi pure da Cittadini del mondo: 270 mila dollari raccolti tra il 2016 e il 2020. L’organizzazione ha guadagnato gli onori della cronaca a febbraio 2020: con il patrocinio del comune di Roma, guidato allora dalla grillina Virginia Raggi, aveva organizzato «Fiabe e racconti di inclusione e amicizia per bambin* e ragazz*». Gli asterischi non sono un refuso. Due drag queen avrebbero letto fiabe gender ai bambini, per iniziarli alla fluidità sessuale. Solo il Covid, alla fine, aveva costretto il ministero dell’Istruzione, allora guidato da Lucia Azzolina, ad annullare gli incontri.

Tra le donazioni più cospicue spiccano i quasi 1,6 milioni di dollari elargiti alla Coalizione italiana libertà e diritti civili, tra il 2016 e 2021. L’ultima, da 300 mila dollari, doveva servire a perorare «la riforma della legge che regola l’accesso alla cittadinanza per i cittadini stranieri». L’attenzione alle scadenze elettorali di Open Society, oltre che dal retroscena calendiano, è poi confermata dai 25 mila dollari concessi all’Università di Urbino per un progetto sulla «mappatura dell’informazione sui media italiani in vista delle elezioni del 2018». Identica cifra è finita al Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Perugia, per un workshop su social media e comunicazione politica.

Il giornalismo, anche nelle sue più blande evoluzioni, è un rovello di Soros. O meglio: uno degli strumenti per piegare «l’arco della storia», come disse nell’intervista al New York Times. Secondo uno studio di Mrc Business appena pubblicato, il multimiliardario liberista si sarebbe legato ad alcuni dei giornalisti più influenti degli Stati Uniti, attraverso i soliti finanziamenti: almeno 131 milioni di dollari finiti, tra il 2016 e il 2020, a 253 gruppi editoriali. Secondo la ricerca, «questa rete di legami permette a Soros di avere una notevole influenza sulle storie che i media trattano, su come le trattano e su quali non trattano».

In Italia la munifica fondazione del magnate ha puntato soprattutto sull’imperante fact checking: frontiera giornalistica del bene, a caccia di fake news e disinformazione. Oltre 220 mila dollari, per esempio, sono finiti all’associazione Carta di Roma, fondata «per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione». In difesa della stessa causa ben 906 mila dollari, di cui 285 mila solo nel 2021, sono stati assegnati alla battagliera Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che pubblica anche la rivista Diritto immigrazione e cittadinanza, in collaborazione con Magistratura democratica, la corrente progressista e di sinistra cui aderiscono giudici e pm. Asgi ha lanciato pure le campagne «Non me la spacci giusta» e il sito di fact checking Open migration.

Tra i fortunati beneficiari c’è anche Altroconsumo, l’associazione per la tutela dei consumatori più diffusa e influente in Italia: negli ultimi anni rendicontati da Open society, ha ricevuto 403 mila dollari. Altri 313 mila sono stati donati, tra il 2019 e il 2021, a Dataninja per l’«alfabetizzazione dei dati per gli studenti italiani» e per «insegnare agli studenti delle scuole secondarie italiane come individuare e sfatare la disinformazione». I 200 mila dollari concessi invece alla Fondazione Openpolis, che edita l’omonimo sito, sono serviti «per costruire una piattaforma che visualizzi i dati sull’attuazione del Pnrr».

Poi, c’è The good lobby Italia, «impegnata a rendere più democratica, unita ed equa la società in cui viviamo». Ha ricevuto 155 mila dollari, tra il 2020 e il 2021. L’ultima campagna del sito riesuma l’ormai sopita lotta contro il berlusconismo: «Stop conflitto d’interessi». Sottotitolo: «Come è possibile che Daniela Santanchè, comproprietaria di uno stabilimento balneare, sia stata nominata ministro del Turismo?». Un robusto aiuto ha avuto pure l’Irpi, acronimo di Investigative reporting project Italy, specializzato nel giornalismo di inchiesta: 415 mila dollari, solo tra il 2020 e il 2021.

Ben più schierata è invece Tele Radio City, una cooperativa sociale editrice di sei testate d’area antagonista, tra cui Radio Sherwood, emittente padovana nata per dare voce ad Autonomia operaia di Toni Negri e finita a decantare le gesta di Luca Casarini. Ha beneficiato di 80 mila euro per la campagna LasciateCIEntrare, per la chiusura dei centri d’accoglienza e l’abolizione della detenzione amministrativa.

Perfino il Comitato per il Centro Sociale, ospitato a Caserta nell’ex Canapificio, dal 2016 al 2021 ha ricevuto ogni anno puntualmente l’obolo sorosiano, per un totale di 356 mila dollari. Nonostante l’inchiesta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, rivelata dal quotidiano La Verità, su 7,5 milioni di euro destinati all’accoglienza dei migranti. Alcuni dirigenti sono accusati di truffa aggravata. I magistrati si apprestano a notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Piccoli inconvenienti, come nel Qatargate, per una ciclopica causa: piegare l’arco della storia nella «giusta direzione». A volte, rischiando di romperlo.

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