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Giulia Lupo, la senatrice volante

Giulia Lupo, la senatrice volante

L’esponente del Movimento Cinque stelle, in quanto ex hostess di Alitalia, gestisce le politiche del trasporto aereo nazionale.
Ma le sue posizioni sull’ex compagnia di bandiera rischiano di farla schiantare al suolo.


La carriera dell’ex hostess Giulia Lupo è decollata quando il suo ex capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, è diventato titolare dello Sviluppo economico nel governo Conte-bis. Ministero in cui, fino all’ultimo, la stessa grillina ha provato a infilarsi come sottosegretario contando sull’appoggio della pasionaria pentastellata Paola Taverna. Il blitz non le è riuscito, ma l’incidente non ha frenato il protagonismo di questa sindacalista Usb che, fino al febbraio 2018, era di stanza tra Fiumicino e Linate come assistente di volo Alitalia e che, oggi, impugna salda la cloche delle politiche del trasporto aereo nazionale dallo scranno di Palazzo Madama per espressa designazione dei Cinque stelle.

Il suo stile di volo è però più acrobatico che di linea: le piroette lessicali di questi mesi l’hanno portata a ritrattare e correggere le mille posizioni espresse soprattutto sul destino della compagnia di bandiera, fiaccata dai debiti e da una reputazione in picchiata anche a causa delle recenti inchieste della magistratura per bancarotta e false fatturazioni. Oggi, Giulia Lupo si dice pronta a sposare l’ipotesi della nazionalizzazione dopo aver flirtato con Lufthansa fino a qualche tempo prima. Tanto che l’amministratore delegato di Air Dolomiti, Joerg Eberhart, per conto della casa madre tedesca sbarcò a Roma, poco prima dell’emergenza coronavirus, per parlare con pochi selezionati interlocutori politici in vista di un affare che sembrava fatto. La prima della lista era proprio lei, Giulia.

Ancor prima, la Lupo aveva sponsorizzato un accordo commerciale con la compagnia Delta e una partnership con Ferrovie, salvo poi rendersi conto che non erano le soluzioni adatte al caso. Aveva inoltre lanciato l’idea di coinvolgere nel piano di salvataggio la società Atlantia (gruppo Benetton) negli stessi mesi in cui i pentastellati suonavano i tamburi di guerra per revocare le concessioni ad Autostrade. Imprevedibile come uno stormo di uccelli sulle piste di atterraggio.

Non per questo meno temuta. «A suo modo ha mantenuto una certa coerenza» ricorda un collega che preferisce mantenere l’anonimato. «Allora come oggi, molti slogan e poche idee. Le sue battaglie a difesa dei lavoratori non hanno lasciato grandi tracce se non sui social network, dov’era bravissima a farsi pubblicità». Qualcun altro rammenta invece l’abilità nelle trattative che la riguardavano personalmente. «Chiedeva sempre tratte che la potessero far rientrare a casa per la notte, viaggi che si svolgessero in giornata, insomma. E quasi sempre riusciva a ottenerle».

Una sua «compagna di divisa» ci confida, invece, i problemi che il suo rifiuto di prestare servizio in business class apportava all’organizzazione dei turni. «In prima classe devi essere attenta ai dettagli, impeccabile. In una parola: non puoi permetterti cali di tensione. Evidentemente, Giulia preferiva un approccio più casual…».

Eppure, su Linkedin si presenta con queste credenziali dalla grammatica un po’ zoppicante: «Leadership, innate competenze organizzative e direttive. Assolutamente concreta e attenta alla meritocrazia. Portata a valutare prima di ogni altra cosa, fermamente convinta che con il sorriso e l’ironia anche il lavoro possa diventare svago. Non è fondamentale la quantità di ore dedicate al lavoro ma la qualità e concentrazione, organizzandosi al meglio e creando un ambiente positivo».

Sulle ore dedicate al lavoro, qualche detrattore maligna paragonandole a quelle trascorse su Facebook, personale torre di controllo da cui scruta possibili minacce nel suo regno dei cieli. Sarà per questo che il comitato del personale di terra di Alitalia, in una nota indirizzata ai ministri dell’Economia, dei Trasporti e del Lavoro, oltre che ai presidenti di Senato e Camera, pur senza nominarla direttamente l’ha bollata come elemento destabilizzante del sistema. «La nostra azienda è ormai da anni al centro di sciagurati attacchi e il massiccio utilizzo dei social, anche da parte di alcuni esponenti delle istituzioni, non fa che aggravare agli occhi dell’opinione pubblica la posizione di Alitalia e di tutti i suoi lavoratori».

Chi invece l’ha citata per nome e cognome (in tribunale) è Matteo Renzi per un affondo un po’ troppo ruvido sui costi dell’aereo di Stato dell’ex premier, il cui contratto di leasing è stato sciolto dal primo esecutivo gialloverde. La mossa giudiziaria pare non aver turbato Giulia più di tanto. Così come non l’hanno impensierita le polemiche sul suo viaggio, raccontato da Dagospia, nel bel mezzo del lockdown per trascorrere le festività di Pasqua in famiglia, in provincia di Catania.

A Ragusa, dov’è invece nata, prima dell’ingresso in politica al seguito di Roberta Lombardi, altra big grillina, ha gestito in passato un B&B e una casa vacanze. Nel suo curriculum ci sono anche un’esperienza da Burger King in Inghilterra e da «adetta» (scritto proprio così) per un tour operator di Roma. Completano il profilo professionale un biennio da arbitro di pallavolo e l’abilitazione al primo soccorso della Croce rossa. Brevetto di pronto intervento medico forse non sufficiente per ambire a salvare da sola Alitalia.

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