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Meloni: «La mia Italia è concreta, libera dalle ideologie»

Meloni: «La mia Italia è concreta, libera dalle ideologie»

Favorire le aziende che assumono, arginare l’immigrazione, alleggerire le tasse per le famiglie, contrastare la pandemia senza isterismi. E poi: sostenere l’allenza con la Nato senza rinunciare alla propria identità nazionale. Così la leader di FdI racconta a Panorama la sua formula per il futuro. Al di là dei pregiudizi di un’Europa che teme la sua vittoria.


Che lei sia Giorgia, e di che pasta sia fatta, ormai sono in tanti ad averlo compreso, probabilmente la grande maggioranza degli italiani. Adesso, però, ancora più persone sono interessate a sapere che cosa Giorgia Meloni abbia da dire riguardo a tutti i temi roventi che il prossimo governo dovrà affrontare. Un prossimo governo che – stando ai sondaggi – potrebbe davvero essere guidata da lei. Il problema è che, finora, si è troppo parlato di Giorgia (spesso per accusarla di essere una pericolosa populista) e troppo poco del suo programma, sul quale la leader di Fratelli d’Italia ha invece molta voglia di soffermarsi.

Meloni, togliamoci il dente subito. Pareva che lei con Enrico Letta avesse un rapporto per lo meno di reciproco rispetto. E invece il Pd è ripartito a darle della fascista. È delusa? Si aspettava una campagna diversa?

La auspicavo e la auspico ancora. Ma non me la aspetto. La sinistra ha difficoltà a confrontarsi sui temi concreti, anche perché i suoi fallimenti sono sotto gli occhi di tutti. Quindi ha bisogno di appiccicare etichette all’avversario politico per fuggire dal confronto. Questo è ancora più vero adesso, perché con un’armata Brancaleone che va da Tabacci a Fratoianni, da Calenda a Bonelli passando per Di Maio e gli ex di Forza Italia, qualunque tema tocchino diventa esplosivo per la loro stessa alleanza. Quindi non potrannoche continuare sulla strada della demonizzazione di Giorgia Meloni, che è l’unica colla che li tiene, insieme alla paura di perdere le poltrone. Però non credo che questa strategia li porterà lontano, gli italiani sono preoccupati giustamente per il loro futuro e chiedono quali risposte metteremo in campo. Intendiamo parlare di questo.

L’accusa di fascismo è legata, come sempre, al tema immigrazione. Gli sbarchi sono aumentati a dismisura e il trend di crescita degli arrivi prosegue. Se vincerete le elezioni come cambierete questo sistema?

La gestione del ministro Lamorgese è stata disastrosa, i numeri sono impietosi. Sento dire dalla sinistra che non si può fare campagna elettorale agitando spettri come l’immigrazione a cui nessuno crede più. Noi non agitiamo spettri ma, come sempre, partiamo dai fatti: l’immigrazione è fuori controllo grazie a non-politiche scellerate che hanno fatto dell’Italia il campo profughi d’Europa. Anche l’ultimo accordo Ue aumenta la responsabilità degli Stati di primo approdo come l’Italia, mentre non c’è ancora traccia della solidarietà europea tanto sbandierata. Porre un argine a questa follia sarà una nostra priorità.

Siete ancora dell’idea di proporre il blocco navale?

C’è stato un momento alcuni mesi fa in cui la Libia aveva trovato una seppur precaria stabilità e Draghi ci andò in visita ufficiale. Quello era il momento per concludere un accordo per un’azione militare congiunta Unione europea-Libia che impedisse le partenze e per l’apertura in territorio africano di hotspot in cui identificare gli immigrati, distinguendo i veri profughi dai clandestini e consentendo l’accoglienza dei primi in tutti gli Stati dell’Ue. Si è perso quel momento, ma da lì dovremo ripartire. E su questo chiameremo in causa proprio Bruxelles, perché la difesa delle frontiere esterne è un pilastro del trattato di Schengen ed è una responsabilità comune.

Sugli arrivi incide anche una situazione internazionale già molto tesa e che si sta complicando ulteriormente. Lei ha ribadito con molta decisione la sua collocazione atlantica. Pensa che gli alleati del centrodestra terranno la sua stessa linea?

Ne sono certa e, in ogni caso, FdI è garanzia di questa collocazione. Per questo ho chiesto anche di ribadirla nel programma comune di governo. L’accozzaglia di Letta, così come la sinistra europea, è piena di gente che strizza da tempo l’occhio a Russia, Cina, Venezuela, Cuba… che si faccia passare il centrodestra italiano come una minaccia per l’Occidente è ridicolo. Tanto più lo è oggi con FdI primo partito e, appunto, garante delle nostre alleanze storiche.

Rischiamo che nei prossimi mesi si aprano nuovi fronti di crisi. Il Kosovo, Taiwan, con quella in Ucraina che non accenna a risolversi. Lei come la vede? La guerra ucraina durerà ancora a lungo? E gli Stati Uniti dem non stanno diventando troppo interventisti?

Come detto, noi vogliamo un’Italia saldamente nella Nato. Questo non ci impedisce di lavorare per un’Alleanza più equilibrata, che sia protagonista di pace, sicurezza e stabilità mondiale e che tenga a bada certi avventurismi tipici dei Democratici americani. I Balcani occidentali sono un’area strategica per l’interesse nazionale italiano, la Serbia è un Paese amico, candidato all’adesione all’Ue e da sempre in relazioni strette con la Russia. Polarizzare la situazione in quell’area rischia di portare a scenari inimmaginabili e bisogna evitarlo a tutti i costi, abbiamo bisogno di unire e di non lasciare nessuna nazione europea nell’orbita di Mosca. Noi fummo i primi – dopo l’aggressione russa all’Ucraina – a evidenziare il rischio di un’aggressione cinese a Taiwan, ma francamente mi pare che la recente iniziativa di Nancy Pelosi rischi di dare alibi a Pechino. Vedo tanti dubbi anche in ambienti americani. Ora bisogna tenere i nervi saldi, stare pronti a fronteggiare le minacce esterne ma a concentrare le nostre energie sul porre fine alla guerra in Ucraina.

Per noi uno dei grandi problemi sarà rappresentato dal gas. Come si affronta la questione senza lasciare gli italiani al freddo o costringerli a razionamenti?

La diversificazione immediata dei fornitori era una strada obbligata e il lavoro fatto da Draghi, dal ministro Cingolani e dall’amministratore delegato dell’Eni Descalzi va nella direzione giusta. Così come, dall’opposizione, abbiamo sostenuto la proposta del tetto europeo al prezzo del gas. Una battaglia che continueremo una volta al governo per frenare la speculazione e abbassare il costo delle bollette già da questo inverno. Bisogna poi sbloccare tutti i processi autorizzativi per l’estrazione del nostro gas, bloccata da veti ideologici inaccettabili. Ci vorrà un po’ più di tempo per vederne i risultati ma è indispensabile.

Oltre ad affrontare il problema immediato ci sarà da costruire una nuova politica energetica per il lungo periodo. Che cosa ha in mente?

Io credo che l’Italia debba riformulare un proprio mix energetico fatto di gas naturale e biogas – energia fondamentale, soprattutto per la transizione anche in vista del passaggio all’idrogeno; rinnovabili con eolico e solare, mettendo ordine agli incentivi e rendendole compatibili con il paesaggio; geotermico e nucleare di ultima generazione su cui Eni sta lavorando intensamente con buone prospettive nel medio termine. Serve pragmatismo, anche rispetto a scelte ideologiche che l’Ue ci vorrebbe imporre; l’elettrico è importante ovviamente, ma dobbiamo evitare di consegnarci mani e piedi alla Cina.

Suppongo che lei sia pronta per palazzo Chigi e sarebbe senza dubbio una novità per l’Italia. Nel suo governo darebbe spazio a figure tecniche?

Siamo pronti, come recita anche il nostro slogan elettorale. Il nostro governo sarà ovviamente un governo politico, legittimato dal voto popolare, e porrà fine alla lunga stagione dei tecnici e dei premier che nessun italiano aveva mai votato. Questo ovviamente non ci impedirà di avvalerci, se necessario, di competenze che non vengono dalla politica di partito. Ne parleremo a tempo debito con gli alleati ma naturalmente ho già in mente diversi nomi di personalità che potrebbero darci una mano ad attuare le nostre linee politiche.

Altro tema centrale: la politica sanitaria. Un governo di centrodestra potrebbe riportare sulla scena strumenti che spaventano molti italiani – per esempio il green pass o l’obbligo vaccinale – o potrebbe rimettere in piedi strutture come il Comitato tecnico scientifico?

Fratelli d’Italia è stato l’unico partito a votare ripetutamente contro un’applicazione insensata del green pass, a contestare l’obbligo vaccinale che di fatto il governo aveva introdotto persino per andare al lavoro, a proporre l’areazione meccanica controllata nelle scuole per evitare ai nostri ragazzi e ai docenti il supplizio della Dad. Ci prendevano in giro poi persino l’Oms ci ha dato ragione. Abbiamo la pretesa di pensare che se ci avessero dato retta avremmo potuto vivere la pandemia con minori restrizioni, un numero minore di morti e minori danni all’economia. Sappiamo cosa non ha funzionato e non abbiamo alcuna intenzione di ripetere gli errori del passato. La nostra risposta a un’eventuale nuova ondata pandemica sarà strutturale e sarà all’insegna della responsabilità degli italiani, non di chiusure e restrizioni.

Lei ha detto: non si fanno promesse che non si possono mantenere, ed è una affermazione potente. Sul piano fiscale, ci fa tre promesse che si possono invece mantenere?

Guardi, nel programma comune del centrodestra ribadiremo l’impegno ad abbassare la pressione fiscale. Chi vota Letta sceglie la patrimoniale, chi vota il centrodestra sceglie la riduzione delle tasse. Semplice. Poi ogni partito avrà le sue proposte specifiche e gli italiani, anche all’interno del centrodestra, sceglieranno con il voto. Oggi però, con il potere di acquisto delle famiglie aggredito dall’inflazione, è prioritario agire sulla riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori dipendenti e sulla riduzione delle tasse sull’impresa secondo il principio «più assumi meno paghi», per favorire le aziende che assumono, senza ovviamente penalizzare quelle ad alto contenuto tecnologico. Quanto alla flat tax, noi siamo convinti che sia meglio iniziare ad applicarla sui redditi incrementali, cioè sull’aumento del reddito rispetto all’anno precedente. Si stimola la produttività, si fa emergere il nero, senza stressare troppo i conti pubblici. Una volta innescato il meccanismo virtuoso penseremo a una sua estensione. E poi ho un sogno che mi auguro di realizzare durante la legislatura: avere finalmente un fisco a misura di famiglia, come parte di un più ampio piano a sostegno della natalità e della conciliazione lavoro-famiglia. È una sfida importantissima.

Visto che parla di famiglia, tocchiamo un altro argomento caldo. L’hanno accusata di aver usato toni troppo duri sui cosiddetti temi etici. Questioni come l’aborto, le istanze Lgbt, l’utero in affitto o il fine vita fanno parte dell’agenda? O sono troppo spinose per essere prese in considerazione?

La sinistra agita questi temi come bandiere ideologiche, raccontando agli italiani che con la Meloni al governo verranno colpiti i diritti e le libertà. Al contrario, noi daremo voce ai diritti e alla libertà di chi non ha voce, a partire dalle donne e dai bambini. Lavoreremo per attuare la prima parte della legge 194 e sostenere le donne che non vogliono abortire, difenderemo la libertà educativa delle famiglie da chi vuole imporre le teorie gender nelle scuole, ci batteremo per rendere l’utero in affitto reato universale e velocizzare le adozioni. Questioni di buon senso che non faranno male a nessuno.

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