Ho un dubbio Capitale...
Noi tifiamo Roma ma… Noi tifiamo Roma, ovviamente, ma poi ci chiediamo: Roma ce la farà? Noi tifiamo Roma per l’Expo 2030 perché Roma è Roma. Perché Roma è la bellezza, la storia, la cultura, la tradizione, il cibo, la simpatia. Noi tifiamo Roma perché ogni volta che andiamo all’estero e vediamo come viene valorizzato ogni sasso antico, ci chiediamo: che cosa farebbero se avessero Roma? Noi tifiamo Roma perché a Roma ogni pietra è racconto, è vita, è memoria, perché nelle vie il tempo rimane immobile, un po’ come il traffico. Noi tifiamo Roma perché in nessun altro Paese si trovano insieme, come a Roma, la coda alla vaccinara e la coda alla fermata dei taxi. Noi tifiamo Roma perché è una città piena di turisti e di cinghiali (forse più cinghiali), e perché ti buca il cuore, oltre che lo pneumatico, ovviamente, considerate lo stato dell’asfalto. Noi tifiamo Roma perché appena la vedi ti infiamma il cuore. E subito dopo, però, c’è il rischio che s’infiammi pure l’autobus.
Noi tifiamo Roma, ma l’altro giorno quando abbiamo visto le massime autorità italiane a Parigi, tutte lì insieme, dalla premier Meloni al presidente della Regione Rocca, al sindaco Gualtieri, per sostenere la candidatura all’Expo 2030 della nostra Capitale, ci è venuto un colpo. È partito il video promozionale con i testimonial Russell Crowe, gladiatore un pochino imbolsito, e Astrosamantha, quella che nello spazio mangiava gli insetti (mica l’abbacchio e i saltimbocca), e abbiamo cominciato a domandarci se non c’era qualche personaggio più convincente. Ma, poi, soprattutto, siamo rimasti un po’ sorpresi dal progetto presentato, dove tra ricettività, inclusività e un maxi parco solare, spiccava l’arma segreta, l’idea geniale: il riuso dei materiali. Proprio così: riuso dei materiali. Ma dite davvero? A Roma? Dove le strade sono piene di rifiuti? Dove non si riesce a riciclare nulla? Dove i rifiuti vengono caricati sui treni e portati in Olanda? Davvero si ha il coraggio di proporre al mondo un progetto incentrato sul riuso dei materiali?
Noi tifiamo Roma, ovviamente. Ma poi ci chiediamo: dove trovano tanto coraggio? Se qualcuno, insieme al progetto che punta sul riuso dei materiali (ad opera di chi? Degli olandesi? O dei cinghiali?), avesse fatto partire un video delle strade di Roma, come sono ora, Riad avrebbe già vinto, nonostante tutte le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani che porta con sé. E forse avrebbe qualche possibilità persino la terza candidata, Busan, città della Corea del Sud, che nel mondo è conosciuta più o meno come Forlimpopoli. Ora a voi sembra possibile che ci possa essere una competizione tra Roma e Busan? Vi sembra possibile che qualcuno possa pensare di spedire 30 milioni di visitatori nell’estremo sud della Corea del Sud dove al posto del Colosseo c’è al massimo l’acquario nazionale e si mangia il Dognae pajeon anziché l’amatriciana? Però, ecco: se Roma promette di puntare tutto sul riuso dei materiali mentre qualcuno fa vedere un’immagine dei cassonetti nelle strade della Capitale, il rischio lo corriamo...
Perciò noi tifiamo Roma. Ma. Tifiamo Roma ma non riusciamo a fare a meno di chiederci come affronterà l’Expo 2030 una città dove i dipendenti dell’Ama, anziché pulire le strade, si occupano di rubare persino i bollini premio del supermercato. Dove oltre duemila di loro (2.064 per l’esattezza), cioè uno su tre, sono stati beccati a rubare la benzina dai mezzi pubblici. E dove quelli che hanno denunciato i furti sono stati malmenati. Noi tifiamo Roma ma non possiamo far a meno di chiederci come potrà vincere la sfida dell’Expo una città dove i dipendenti delle municipalizzate hanno il bonus per lavorare di lunedì e per parcheggiare in centro, e guai a toglierlo. Noi tifiamo Roma, ma non possiamo far a meno di chiederci come potrà vincere la sfida dell’Expo una città dove persino i vigili urbani furono beccati a fare gli assenteisti.
Noi tifiamo Roma, ma ci viene il sospetto che Roma non tifi per sé stessa. Quando a Milano arrivò l’Expo fu un soffio vitale che diede vigore a tutta la città. Ma a Roma l’unico vento che si sente è il ponentino, che più che dar vigore tende ad assopire. A coprire con uno stornello e un sorriso ogni sussulto della storia. Ne ha viste troppe Roma, per scuotersi pensando a un’Expo con annesso parco solare, foss’anche il più grande del mondo. Più facile che finisca tutto in spreco, come per i Mondiali di nuoto, ricordate? Anno domini 2009, anche lì c’era il recupero della zona di Tor Vergata, come per l’Expo 2030: è andata com’è andata, con opere mai finite, 400 milioni di euro buttati. Questo significa che bisogna rinunciare? Come alle Olimpiadi? Roma è destinata a non fare grandi eventi e a ridursi a dimensione di Spelacchio? No, certo. Ed è per questo che noi, nonostante tutto, tenacemente, pervicacemente, tifiamo Roma. Tifiamo Roma ma. Tifiamo Roma ma abbiamo paura di far brutta figura...