Addio a Valentino Zeichen in cinque video inediti del poeta
Un incontro nel 2013 con un reading filmato da un cellulare. Ecco quel che avvenne
Dal menù il poeta scelse sicuro delle crocchette dorate, l’insalata e una birra.
Si concluse così, in una tavola calda vicino a Piazza del Popolo, a Roma, l’intervista a Valentino Zeichen, il poeta nato a Fiume nel 1938 e morto a Roma il 5 luglio.
Non lontano dalla sua “baracca” sulla via Flaminia, micro-rifugio immerso nel verde ma assediato, come lamentava lui, da “vicini molesti”, a pochi passi da quella bellezza di Roma – totalizzante e distaccata al tempo stesso – descritta in tanti versi…
Dopo una malattia di alcuni mesi, a 78 anni se n’è andato uno dei protagonista della poesia italiana. Voce eccentrica dallo stile netto e che non si confonde, capace di aforismi fulminanti (“Aveva scambiato il tempo / per una comoda amaca / mentre ne era la ragnatela”), di paradossi ironici («La vecchiaia è imminente / che fare? Non rimane altro / che farsi saggi/dementi”), di passaggi umanissimi (“A ogni inizio d’anno nuovo… le metto sempre / un calendario nella valigia / affinché abbia un ricambio / di giorni futuri”).
Un anticonformista autentico, Zeichen: ha accettato i prezzi di una vita precaria per avere la libertà dei propri interessi.
Ma quel giorno di tarda primavera del 2013 era soprattutto divertito dal fatto che qualcuno fosse sceso da Milano per parlare con lui. E non si era risparmiato.
Dopo l’appuntamento in mezzo al traffico di mezzogiorno, con passo da camminatore instancabile era arrivato alla libreria in via del Babuino.
Lì dove un divanetto da lettura era diventato il suo “studiolo”, per intrattenere ospiti con una conversazione eccentrica ma informatissima. Dalle riflessioni di geopolitica (“La Cina semplicemente ci ingloberà»), al commento esaltato di qualche scoperta scientifica (“Io credo nei viaggi spaziali: è il modo migliore per cercare Dio. Ma per quelli dobbiamo usare il nucleare, mica le energie alternative…”).
Spesso nelle interviste succede che l’interlocutore sia avaro di aneddoti.
Zeichen all’esatto opposto. Fossero certe irresistibili incursioni giovanili in cerca di fortuna o il racconto orgoglioso della sua perizia nelle faccende domestiche – in particolare, stirare.
Di poesia in quel paio d’ore trascorse assieme si parlò, chiaro. Senza vanto letterario, semmai con descrizione scientifica. “Tante volte mi vengono dei versi, magari anche belli. Però se non li scrivo me li scordo e allora, amen…”.
Piuttosto lo intrigò la proposta fatta da chi scrive di filmare così all’impronta, un “reading” poetico, con nessuna preparazione e solo la camera di un cellulare.
Il risultato per la prima volta esce su Panorama.it. La scelta dei versi fu fatta velocemente da tre sue belle raccolte. Su quel set fai-da-te, Zeichen recitò sciolto e preciso.
“Buona la prima”, tranne un caso: non gli piaceva l’intonazione e volle rileggere (anche questa prova è documentata nei filmati). Finito il reading, quel piatto alla tavola calda. E la sua promessa, a un prossimo incontro, di “una pasta che cucinerò io con un sugo come si deve”. Poi il congedo, anch’esso rapido: c’era un film che voleva vedere. Al cinema, in una semideserta e felicissima proiezione pomeridiana.