Aerei, treni, spazio: viaggio nei trasporti del futuro
Come cambierà il nostro modo di spostarci secondo Paul Priestman, il designer che ha progettato la metropolitana di Londra in servizio dal 2022
Saliremo nello spazio per ammirare il nostro pianeta da una prospettiva inedita e passeremo da un treno all’altro mentre entrambi sono in movimento. Ci sposteremo sott’acqua, sottoterra o ad alta quota nel massimo del comfort: senza affanni per tenere il bagaglio sopra la poltrona, avere la giusta dose di privacy e una connessione a internet decente anche quando il pilota, più probabilmente un computer, premerà forte sull’acceleratore.
Il mio lavoro deve essere a prova di futuro. Durare decenni. Ridurre al massimo la complessità
Dietro lo quinte di dinamiche e luoghi dei viaggi di domani, anzi davanti a un foglio di carta da riempire di forme e idee, c’è spesso lo stesso 54enne dai modi signorili vecchio stile e l’eloquio generoso scandito da un tipicissimo accento british: Paul Priestman, fondatore e direttore creativo di PriestmanGoode, lo studio di design nel settore dei trasporti più quotato al mondo. Ha sedi nella capitale inglese e in Cina, da 25 anni lavora per i principali costruttori e compagnie aeree (da Lufthansa ad Air France), in bacheca tiene dozzine di premi e riconoscimenti internazionali, ha accompagnato il premier David Cameron in varie missioni in Oriente, ha progettato i treni della metropolitana di Londra che entreranno in servizio nel 2022. Nonostante il suo sguardo sia costantemente proiettato in avanti, resta un visionario dall’enorme senso pratico: «Il mio lavoro deve essere a prova di futuro. Durare decenni. Ridurre al massimo la complessità per rimanere sempre aggiornabile, capace di mettersi al passo con le tecnologie emergenti» racconta a Panorama dal suo moderno e luminoso quartier generale londinese a metà strada tra Oxford Circus e Regent’s Park.
PriestmanGoode
Ecco che per la prossima generazione dei bestioni del cielo, elaborata per la costruttrice brasiliana Embraer e pronta al decollo nel 2018, ha dato priorità a risolvere i principali disagi di chi vola: capienza maggiore del 40 per cento per le cappelliere, così non ci si dovrà più condannare a brutali giochi d’incastro con i trolley; via i divisori di metallo tra un sedile e l’altro, ovvero centimetri extra per gli zaini e le gambe. Minuzie, che fanno gridare al potevano pensarci prima. Di sicuro, è un buon primo passo: «Il segreto è essere abili a creare anche solo la sensazione di avere maggiore spazio. Ecco, il design è in grado di farlo. Per esempio, assorbendo l’attenzione dei passeggeri durante il tragitto. Trasformando ogni superficie in uno schermo, inclusi i finestrini». O recuperando fette di cabina: esiste già un brevetto della Airbus che sposta i piloti nella stiva e li dota di proiettori olografici e schermi in alta definizione per gestire le manovre di decollo o atterraggio. Piloti che potrebbero scomparire del tutto nella nuova underground londinese, dove ogni metro guadagnato a bordo risulterà fondamentale poiché la rete dovrà servire una popolazione in perenne crescita, pronta a superare i nove milioni di abitanti nel 2020. Via dunque i vagoni singoli, oggi separati gli uni dagli altri: ogni convoglio sarà un unico serpentone in corsa sottoterra, in contatto costante con la superficie grazie a un’efficiente e stabile connessione a internet che coordinerà, sorvegliandoli, i conducenti di bit.
Abbiamo il dovere di pensare fuori dagli schemi. Di pulire la mente dai pregiudizi
«Ci sarà un’automazione sempre maggiore, ma l’elemento umano non è condannato a scomparire, piuttosto vivrà un’evoluzione» prevede Priestman: «Il personale non rimarrà dietro un vetro o in una cabina inaccessibile, ma si sposterà in mezzo alla gente. La aiuterà a godersi al meglio ogni nuova esperienza all’orizzonte». A cominciare da «Piattaforme mobili», il grandioso sogno nel cassetto del re dei trasporti pubblici: «Un tentativo di svecchiare il sistema su binari che è rimasto immutato per 180 anni. Convincerà le persone a lasciare le auto in garage, riducendo l’inquinamento. Potrà rivoluzionare il modo di muovere le merci da un punto all’altro del mondo».
L’intuizione è eliminare le classiche stazioni, o almeno ridurre il loro numero in modo significativo: consentire a un treno locale di affiancarne uno ad alta velocità, creare una sorta di passerella estraibile e stabile tra i convogli, per dare modo ai passeggeri di transitare da uno all’altro senza arrestare la marcia. Così si potrà andare dal piccolo centro sperduto tra le montagne alla grande capitale, magari di uno Stato vicino, senza barcamenarsi tra mille coincidenze e attese infinite. Non è un’utopia, l’idea ha senso e piace: «Richiederà da dieci a vent’anni per essere messa in pratica, ma ha già riscosso parecchio interesse in Nord America. Saremo a buon punto quando avremo costruito un primo prototipo. Un modello del genere può reggere sulle lunghissime distanze, transitare sottoterra o sott’acqua». Abbattendo ogni barriera tra i continenti, tracciando una linea unica per la logistica tra Cina ed Europa, Vecchio Continente e Stati Uniti: «Abbiamo il dovere di pensare fuori dagli schemi. Di pulire la mente dai pregiudizi» aggiunge il designer.
Paul PriestmanPriestmanGoode
D’altronde, non potrebbe ragionare diversamente chi ha dato forma alla navicella che condurrà sei passeggeri alla volta e due piloti verso il più affascinante e impensabile dei panorami: la Terra da un’altezza di centomila piedi, circa trenta chilometri. L’esperienza si chiama «World View» (vista del mondo), costa 60 mila euro a persona, è già prenotabile e dura all’incirca cinque ore: una grossa mongolfiera piena d’elio, gas più leggero dell’aria, solleva la capsula pressurizzata fino alla quota prevista e le consente di galleggiare nello spazio per 120 minuti, dando modo agli occupanti di godersi la curvatura del pianeta, gustare un drink e, persino, condividere le emozioni in tempo reale comunicando a distanza con amici e parenti. Poi si torna indietro sgonfiando lentamente il pallone, con l’ausilio di un paracadute. La prima partenza è prevista per la fine del 2016. «La vera sfida è stata quella di creare finestre molto grandi per un ambiente tanto ostile» confida Priestman, cogliendo in pieno il fascino e l’ironia della situazione: di tutti i nuovi progetti su cui ha messo la firma, quello più ambizioso, dal sapore più fantascientifico, è anche il più imminente.