Amicizia e amore - concetti complementari o contrapposti ?
Chi l'ha detto che non si può essere (anche) amici del nostro partner?
Noi psicologi siamo un po’ verbosi … e non posso che ammettere l’infinita ragione di Pirilla (nome di fantasia) che mi scrive: “Ok Dottore … ma un po’ di consigli pratici per noialtri? Insomma … come si annaffia ‘sto giardino segreto?”. In altre parole: come facciamo ad avere qualche probabilità che la nostra storia sfidi serenamente i decenni? Non c’è una risposta unica ovviamente, né tantomeno tecniche miracolose, ma qualche spunto di riflessione forse può far comodo.
Recenti studi pare confermino che un elemento estremamente positivo per la coppia sia la componente amicale. Per metterla in parole semplici: risulta funzionale essere (anche) un po’ amici del nostro partner. Nell’immaginario di molti di noi il concetto di amicizia è legato a quello di “sano cazzeggio”. E’ più che naturale: la maggior parte delle persone “usano” gli amici per divertirsi e stare bene … ma quante volte ci capita di divertirci con il nostro partner? Fin troppo spesso la risposta a questo quesito è: “raramente”.
Si lo so … “I figli, i nonni, i genitori anziani, i soldi ecc.”, queste sono le risposte che mi sento dare più frequentemente per giustificare il fatto che ci si diverte poco in famiglia. Ma sono veramente questi i nostri limiti? Nella mia esperienza i confini sono più spesso mentali che reali, e le famiglie in grado di ritagliarsi del tempo fra un pannolino e un genitore anziano … esistono! … (e spesso se la cavano alla grande!)
Comunque … per rispondere alla nostra Pirilla (senza la pretesa di aver esaurito in questi post l’argomento!) gli errori coniugali più comuni che ho riscontrato nella mia esperienza di psicologo sono i seguenti:
- Abbandono delle passioni “separate” dalla coppia. Mi spiego, le coppie fusionali spesso ci cascano, un partner abbraccia gli hobby dell’altro e lascia perdere i propri. A volte mi metto nei panni delle donne sugli spalti del campetto da calcio di periferia mentre l’atletico partner si cimenta nella partita di calcetto del sabato … o empatizzo (oltremodo!) con i mariti che aspettano nei negozi di indumenti per signora che le mogli escano dagli spogliatoi (ovviamente per facilitare la comprensione del concetto mi sto esprimendo per luoghi comuni … passatemelo!). Non metto in dubbio che ogni tanto può essere bello accompagnare il proprio partner quando coltiva i suoi interessi - ma solo a patto che non si lascino indietro i propri! I nostri hobby sono una manna contro lo stress e ci rendono persone più appagate. Guai a lasciarli indietro! Guai a non averne proprio! Guai ad adattarsi esclusivamente a quelli del proprio partner! Gli individui (e di rimando la coppia) rischiano di inaridirsi.
- Una coppia necessita di benzina. Questa benzina non si estrae da un contesto familiare chiuso. Le risorse si trovano aprendo la coppia alle persone esterne (altolà! Non parlo di amanti o scappatelle). Stare sempre e solo in famiglia (o con i parenti stretti) inaridisce la coppia; anche solo per il fatto che banalmente non si sa di che parlare! Così le chiacchiere diventano banali e monotone e si preferisce stare zitti, o si affrontano sempre i soliti problemi e i soliti argomenti. Il rapporto con amici, colleghi, conoscenti è invece un buon modo per ricaricare la coppia di esperienze da condividere, e su cui confrontarsi.
- “Un tempo ci divertivamo tanto … “. E’ una frase che mi sento dire spesso. In effetti le giovani coppie fanno sovente un sacco di belle cose: aperitivi, pizze, birre, weekend fuori ecc. Viene però un momento nel quale tutte (o quasi) le attività ricreative vanno calando. Ricordo che sabato a pranzo osservavo spesso una coppia di “giovani vecchietti” che frequentavano una taverna vicino al mio studio. Ciò che mi colpiva era il quartino di vino mezzo vuoto e le fragorose risate che quei due si facevano. Non so quante volte ho pensato di voler essere come loro una volta attempato. Ci possiamo raccontare tutte le scuse del mondo, ma la realtà è che spesso entriamo in un cliché che impone subdolamente alla coppia che ci si deve divertire con molta moderazione. Eppure il divertimento alimenta l’amicizia - e l’amicizia rafforza la relazione! In molte nazioni ho visto coppie che viaggiavano assieme, andavano al pub … si divertivano insomma! Perché i giovani vecchietti della taverna sono così rari? Cosa impone spesso questa assurda austerità nella coppia? Chi trae giovamento dalla mancanza di divertimento? - Insomma - questo vestito a lutto ce lo vogliamo levare? Essere sposati non è una buona ragione per indossarlo! Molti incolpano i figli, è ovvio che un figlio cambia la vita … cambia proprio tutto! Rimane però il fatto che avere prole non significa spazzare via il nostro passato rinunciando a tutto (o quasi) ciò che avevamo amato fino a qualche momento prima! Molti dei ragazzi che ho in cura hanno un terrore fottuto di divenire infelici come i loro genitori … l’infelicità gratuita non è un modello virtuoso da seguire!
- Comunicazione. Punto cruciale. Quante volte diamo per scontato che il nostro partner pensi come noi, abbia le nostre stesse idee, sappia cosa abbiamo in testa … anche se non glielo abbiamo detto! Questo si chiama egocentrismo - si pone sul polo opposto della comunicazione efficace - ed è veleno per la coppia. È decisamente negativo non condividere le cause di un problema mostrando solo le conseguenze di esso! (broncini, sguardacci, silenzi ecc.) È poi altrettanto dannoso comunicare ciò che pensiamo in modo giudicante o offensivo per l’altro. La mancanza di comunicazione o la comunicazione inefficace (“cos’hai?” “Niente!!” con gli occhi in modalità kalashnikov!) porta a logoranti guerre di trincea in famiglia! Impariamo a comunicare subito e in modo appropriato cosa ci rattrista, ferisce, spaventa ecc. Cerchiamo di farlo in modo rispettoso e senza manipolazioni, sensi di colpa, urla, sguardacci ecc. Non diamo inoltre per scontato che il partner capisca di default cosa ci passa per la testa … noi siamo noi … lui è lui …
- Attenzioni, carezze, sguardi … alcuni studi confermano che nelle coppie questi gesti aiutano l’intimità familiare. Ho sempre memoria del mio vicino ultraottantenne che una volta fuori di casa salutava con un cenno la moglie che lo guardava fuori dalla finestra - una sciocchezza - ma tenera. Non stanchiamoci di elargire carezze, sguardi, baci, piccole attenzioni, soprattutto nel marasma dei figli e della vita che procede vorticosa. Molti miei pazienti mi riferiscono essere proprio queste le cose che mancano una volta che le storie terminano. Parliamoci chiaramente, non è un impegno troppo gravoso elargire qualche piccola attenzione di tanto in tanto!
- Infine - siate voi stessi - non adattatevi sempre (o quasi) alle esigenze dell’altro …. Questo è il modo migliore per mandare a ramengo il rapporto! Non sacrificatevi per la coppia, non soffrite o abnegatevi in suo nome - non inutilmente almeno! Adattarsi a ogni esigenza, nevrosi o ansia del partner è molto grave perché: logorate voi stessi e rafforzate (colludete) coi capricci dell’altro, rafforzandoli. Mantenete salde in mente le vostre esigenze, i vostri gusti, i vostro obiettivi - confrontatevi con quelli del vostro partner … e poi trattate! Trovando una via che non scontenti nessuno! Se un compromesso risulta inefficace potrà essere cambiato o modificato in corso d’opera!
Concludo con una citazione - non di qualche psicologo famoso - ma di decine di ragazzi che si sono rivolti al mio studio: “Sempre tristi e sfavati … se divento come i miei genitori mi sparo”