Dopo essersi ammalato (nonostante tre dosi) il celebre infettivologo continua ad avere sintomi persistenti: fatica, dolori muscolari diffusi… Il post coronavirus è ancora un mistero medico. E forse c’entrano anche i vaccini.
Come sta professor Galli, anche lei ha avuto il Covid?
Sì, ma non di recente. Ho avuto un episodio acuto di Covid-19 a gennaio, nonostante tre vaccinazioni. Purtroppo mi sto portando dietro un discreto affaticamento che prima non avevo. A questo punto ho quello che sembra essere il long Covid con dolori muscolari diffusi.
Questa forma porta anche disturbi psicologici quali la perdita di memoria…
Molte persone hanno una riduzione della memoria e della concentrazione che però non sono quasi mai drastiche. Viene definita «brain fog», nebbia cerebrale. Ci sono poi sindromi cardiache e sintomi dermatologici, di solito compaiono a mani e a piedi con sensazioni di arrossamento e bruciori, simili ai geloni da freddo. Altre persone invece sviluppano fastidi e bruciori alla cassa toracica, con un interessamento soprattutto dietro lo sterno. Ci sono così tanti sintomi che viene il dubbio se considerare tutto ciò come long Covid. Alcuni di questi potrebbero essere stati innescati dalle vaccinazioni. Con il dovuto imbarazzo, sulla base dei dati che potevano essere disponibili, molte di queste sintomatologie sembravano fenomeni psicosomatici. Ora che pure io sono direttamente coinvolto, devo riconsiderare alcune convinzioni.
Tutte le persone che hanno contratto il virus sono a rischio di sviluppare sintomi a distanza?
Sono convinto che più si è lontani dall’episodio acuto, meno ci sia una vera relazione tra l’infezione e tali fenomeni.
Il long Covid si manifesta sia su persone vaccinate sia non vaccinate?
Sì, ma non ne saprei individuare la percentuale. Non c’è certezza sulla base dei dati attuali. Anche se penso che i sintomi da long Covid siano minori sui vaccinati.
Ci sono studi sulla durata di questa forma?
Non sappiamo quanto duri, le ricerche sono in corso. Il mio, per esempio, va avanti da cinque mesi con la sensazione che sia in attenuazione, ma vado a giornate. I colleghi cinesi di Wuhan hanno pubblicato degli studi: a distanza di due anni, circa il 55 per cento di persone con un episodio di Covid mantiene alterazioni dello stato di salute, con caratteristiche diverse e difficilmente raggruppabili. Nei libri di storia della medicina legati alle pandemie influenzali, comunque, fenomeni di questo genere furono riportati dopo la Spagnola e l’asiatica.
Come si cura il long Covid?
Non lo so, non lo sa nessuno. Alcuni gruppi di ricerca fanno delle prove in maniera del tutto empirica.
Perché alcune persone sviluppano il long Covid e altre no? Dipende dalla severità dei disturbi durante la malattia?
No, perché diverse persone dichiarano di avere sintomi da long Covid dopo una malattia asintomatica. Si risponde in modo molto diverso, così come per il vaccino. C’è chi per il virus muore nonostante la giovane età e un’apparente buona salute e anziani che invece sopravvivono. C’è una differenza legata a fattori genetici, individuali, anche acquisiti, che fanno sì che le reazioni siano differenti. Molti sostengono che la variante Omicron è gentile e dicono: «Infettiamoci tutti». È un’idiozia! Potrà non essere particolarmente pericolosa per i già vaccinati o, meglio, per coloro che hanno risposto al siero. Abbiamo visto infatti una serie di persone anziane tri-vaccinate che si sono infettate e sono decedute. Ma il vaccino non è democratico, non tratta tutti allo stesso modo. La grande maggioranza viene protetta, una piccola minoranza invece non risponde e si ritrova nuda di fronte al virus.
Il long Covid sta assumendo dimensioni importanti?
A livello medico siamo preoccupati già da un po’ di tempo. Ci stiamo organizzando perché riguarda un numero ampio di persone, le quali vanno seguite con un’impostazione polispecialistica, nella speranza di riuscire a distinguere in tempi brevi condizioni molto diverse tra loro. Questo per evitare di nuovo un carico che possa compromettere la gestione delle altre aree mediche.
Professor Galli, lei ora è in pensione e ha appena pubblicato un libro…
Il titolo è un po’ ironico: Gallipedia. L’idea è di Lorella Bertoglio, che è stata fondamentale nel realizzare questo progetto. Non volevo trattare in modo univoco e privilegiato alcune tematiche del Covid, ma affrontare una serie di malattie infettive emergenti. L’occasione è quella di fare un po’ di divulgazione medica, ma in maniera semplice.
Dobbiamo considerare il long Covid una nuova malattia?
Se parliamo di long Covid, non abbiamo più a che fare con il virus presente. Siamo in una condizione in cui esso non c’è più, ma continua a dare una serie di problemi. Se non riconosciamo i meccanismi che stanno alla base di alcuni fenomeni, non riusciremo a curarli.