Calcio
June 27 2022
La Juventus di Max Allegri? «Gioca male, non si può vedere». Carlo Ancelotti ha trionfato ancora in Champions league con il Real Madrid? «Grazie al fattore “C” che lo accompagnava dagli ottavi di finale». Il migliore di tutti? «Il milanista Stefano Pioli, che ha fatto le nozze con i fichi secchi».
Benvenuti sulla Bobo Tv, quello che gli altri non dicono (ma quasi tutti pensano). È il fenomeno televisivo sportivo dell’anno, dal progetto ai volti, con i quattro moschettieri in smartworking per divertimento: Christian Vieri (il saggio), Nicola Ventola (il bambino), Lele Adani (il filosofo), Antonio Cassano (il rompiballe). E in mezzo a loro - due volte la settimana sulla piattaforma Twitch - imperversa l’icona «pallone», il tema assoluto di discussione a scopo di spettacolo nei migliori e peggiori bar della penisola. Non da oggi, ma dai tempi della Gazzetta aperta sul frigo dei gelati.
Forti dei numeri vincenti dell’anno scorso (4,82 milioni di visualizzazioni live in quattro mesi e 812 mila spettatori unici) e della crescita più rapida di tutto il canale, gli autori di Bobo Tv hanno deciso di valorizzare il format portandolo in tournée nell’estate italiana: dopo le tappe di Viareggio e Civitanova Marche, il primo luglio la compagnia sale sul palco del teatro Vivaldi di Jesolo. «Siamo live, interagiamo con il pubblico che ride con noi, ci interrompe e ci sollecita con le domande. Tre tappe per ricominciare a parlare di calcio sorridendo» racconta Vieri, il leader dei bomber rock.
«Tocchiamo con mano un successo incredibile e per me completamente inatteso. All’inizio dovevo portare un po’ di pubblico su Twitch; fino a un anno e mezzo fa nessuno sapeva cosa fosse, tranne i genitori che dovevano pagare i videogiochi dei figli. Ero convinto che la migrazione ci sarebbe stata perché l’Italia è malata di calcio. Ma non così in fretta». La Bobo Tv si è aggiudicata il quarto posto al mondo fra i migliori canali sportivi, ha superato in popolarità programmi storici come Tiki Taka, consessi ufficiali da master universitario «della ripartenza» come quelli su Sky e Dazn. Un impazzimento nel nome del colpo di tacco e delle linguacce che non fanno sconti. Mentre loro parlano, il counter che segna nomi e numeri degli abbonati avanza a nastro: oggi sono 35 mila utenti medi e 200 mila utenti unici a puntata.
«Umanizziamo un pianeta lontano, amato ma percepito come inavvicinabile», spiega l’ex cannoniere di Juventus e Inter. «Noi siamo easy, spontanei. La gente adora i retroscena e noi glieli raccontiamo. Il menù è semplicissimo: ci sono quattro ex calciatori che hanno giocato ad alti livelli e parlano di questo sport come nessuno ha mai fatto, senza restrizioni. Siamo fra i programmi più visti al mondo, eppure andiamo in onda solo tre ore al lunedì e due ore al venerdì. Ci seguono tutti, anche allenatori e dirigenti, ma non hanno il coraggio di chiamarci. Ci parlano indirettamente, tramite amici». Loro tirano dritto come quattro amici sul divano. Il mix è perfetto. «Lele Adani è lo studioso, sa tutto dei giocatori ed è il commentatore più preparato che esista, Nick Ventola è il buono del gruppo, Antonio è il fuoco: le spara grosse, era così anche quando giocava. Parla la lingua dei calciatori».
C’è qualcosa di antico in questo format, oltre il retrogusto da Oronzo Canà del barese stretto di Cassano. E c’è qualcosa di furbesco nel sottolineare l’immediatezza della banda dei quattro. Sembra di riavvolgere il nastro della storia della Tv fino a Quelli della notte di Renzo Arbore: tutto spontaneamente studiato. Calibrato perché sembri improvvisato e senza l’intermediazione dei giornalisti. Il rapporto calciatore-pubblico è diretto, avviene come sui social. Bye bye sportswriter. Anche per dare il meglio in televisione serve una squadra affiatata, e un bomber che improvvisamente parla, scherza, fa il brillante.
Ai suoi tempi Vieri era un gran centravanti e un gran musone: interviste poche, risposte a monosillabi. A cosa è dovuta la mutazione? «Con voi non parlavo mai perché non mi fidavo, le vostre interviste sembravano processi e io non le affrontavo volentieri. Il silenzio e la timidezza erano solo armi di difesa, molti calciatori fanno così anche oggi. Però i social ci hanno cambiato la vita, ora in un secondo puoi precisare o smentire senza intermediazioni, direttamente con il tuo pubblico. Ecco perché dire la verità è meno pericoloso».
Quando la dice Cassano in dribbling sul mondo, qualche rischio c’è. Vieri abbozza: «Cassano è una certezza, la pensa sempre in modo diverso dagli altri, è l’elemento di corto circuito. Nella vita si può anche non essere d’accordo, è il bello della diretta».
La Bobo Tv ha sfondato anche grazie agli ospiti, chiamati dai protagonisti che nel mondo del pallone conoscono tutti. Un giorno arriva Pep Guardiola (30 mila collegamenti in un amen), un altro Ronaldo il fenomeno o Francesco Totti. Come si diceva nelle redazioni del secolo scorso: «C’è sempre polpa». Allora, visto che siamo in diretta vetero-telefonica con il protagonista sottomano, giochiamo anche noi. Chi è il miglior centravanti del mondo? «Karim Benzema. Ha vissuto all’ombra di Cristiano Ronaldo, gli ha fatto da scudiero, ha visto il Real vincere e tutti dare i meriti all’altro. Ma quando CR7 se n’è andato ha preso in mano la squadra e vinto due Champions. Pazzesco. Gioca accanto a uno che sta nei primi tre in classifica: Vinicius Junior».
Chi vincerà il prossimo scudetto? «Dopo anni di noia in cui a febbraio era tutto finito, abbiamo vissuto una stagione stupenda. Un duello Milan-Inter fino all’ultima giornata. Se la giocheranno in quattro, le due di quest’anno più il Napoli e la Juventus, destinata a rientrare con la fame dei forti. E sarà ancora più bello».
Avanti tutta. Chi compra il Milan per essere protagonista in Champions? «Ci pensa Paolo Maldini, non ha bisogno di consigli da me». Fra i mille calciatori disposti a raccontarsi a voi quattro non c’è Roberto Baggio. Quindi un’alternativa alla sovraesposizione mediatica esiste, si può scegliere il silenzio per sempre. «Per 20 anni hanno giudicato me e non mi ha fatto piacere, quindi non ci penso neanche a giudicare gli altri. Un uomo libero ha diritto di fare ciò che vuole. E poi, mai dire mai». n
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