Lifestyle
March 07 2021
Quello che celebra le donne quest'anno, è un 8 marzo più consapevole. Sappiamo infatti che, in termini lavorativi, la pandemia ha colpito maggiormente il sesso femminile perdendo in misura maggiore rispetto agli uomini il lavoro e mostrando livelli retributivi più bassi, eppure sono proprio loro ad aver migliorato maggiormente le proprie competenze soft in questa transizione.
Ce lo racconta uno studio condotto da Lifeed, l'EdTech company che attraverso la piattaforma di formazione digitale life-based trasforma le transizioni di vita – come diventare genitori, attraversare una crisi o trovarsi improvvisamente a prendersi cura di qualcuno – in efficaci palestre per la formazione delle competenze soft. Dall'indagine è emerso che il 55% delle donne partecipanti, attraverso la transizione, si è scoperta più forte di quanto pensasse, mentre negli uomini questa scoperta è avvenuta nel 34% dei casi.
In questo anno difficile, le donne si sono scoperte più resilienti (88% degli intervistati), più abili nel prendere decisioni (85%) e con una capacità di visione e di gestione del cambiamento maggiore rispetto agli uomini (88% contro 84%). «Le transizioni di vita portano con sé sempre qualcosa di nuovo. Per le donne, la principale scoperta riguarda la consapevolezza di essere più forti di quanto pensavano» ha dichiarato la fondatrice e Ceo di Lifeed, Riccarda Zezza. Panorama.it l'ha incontrata per parlare del suo progetto e di come sia cambiata la figura della donna a un anno dalla pandemia.
Come nasce il progetto Lifeed?
«Lifeed è un'azienda del settore education technology che nasce dalla mia esperienza di madre e manager. Al mio ritorno al lavoro, ho scoperto, dolorosamente, che la maternità, che per me era energia e progettualità, per la mia azienda era un ostacolo, un problema. Eppure sentivo che proprio in quel momento, attingendo all'esperienza della maternità, stavo affinando alcune preziose competenze soft e ne guadagnavo delle altre. Un'intuizione che, attraverso anni di ricerca, è diventata il metodo di apprendimento del Life Based Learning, centrato sull'idea che “la vita è un master" (se sai come fare). Nel 2014, insieme all'executive coach Andrea Vitullo, ho scritto di questa esperienza nel libro della BUR, “MAAM, la maternità è un master che rende più forti uomini e donne". Dalla formazione in aula, nel 2016 siamo passati alla creazione di una piattaforma digitale che trasforma esperienze come diventare genitori, caregiver o attraversare un'altra transizione di vita in opportunità per far emergere e migliorare competenze soft. Oggi la formazione aumentata della mia azienda, Lifeed, è utilizzata da oltre 20.000 persone in 70 aziende».
Cos'è cambiato durante la pandemia?
«Possiamo considerare la pandemia un rarissimo caso di transizione collettiva globale, e ci sta insegnando molto. La complessità che era già nelle nostre vite è diventata visibile a tutti attraverso la vicinanza/distanza del lavoro da remoto. L'apparente pausa provocata dall'attesa di un vaccino ha reso evidente a tutti la velocità a cui sta andando il progresso e di conseguenza le nostre vite. Abbiamo capito che le nostre scelte hanno delle conseguenze, e forse stiamo avendo l'occasione di rivedere il senso complessivo delle nostre vite. Un'occasione dolorosa, faticosa e unica».
Quali sono i consigli per affrontare questo periodo?
«Fare spazio e imparare a conoscere le emozioni che esso genera. Le transizioni fanno emergere dei bisogni forti, obbligano ad apprendere moltissime cose nuove, ci spingono a cercare nuove conferme: i nostri percorsi formativi consentono alle persone e alle imprese di trarne forza. Se l'azienda mi vede nella mia interezza, soprattutto in momenti di grande trasformazione, mi sento accettata e più ingaggiata, più pronta e in grado di dare di più. Ma non solo: l'azienda, conoscendo meglio i tratti caratteriali dei propri collaboratori, è in grado di riconoscere e valorizzare talenti anche nascosti, diventa capace di strutturare percorsi di crescita basati su un'ampia conoscenza delle persone. I dati raccolti con la metodologia Lifeed permettono l'analisi della narrazione che le persone fanno di sé: della transizione che stanno vivendo, delle sfide, emozioni e comportamenti, in azienda e fuori, di preferenze e competenze che non emergerebbero rispondendo solo a domande chiuse. Emergendo dal racconto libero, con tutte le sfumature del discorso, i big data rappresentati dalle 350.000 riflessioni dei nostri partecipanti diventano live data, perché sono dati vivi, estrapolati da momenti di vita e aggregati. Per questo più efficaci per la gestione del capitale umano di una organizzazione che vuole prosperare in un presente di cambiamento continuo e accelerato».
Come si differenziano le donne dalla controparte maschile?
«La donne hanno più confidenza con le proprie emozioni, e questo le rende molto capaci di apprendere dalle esperienze di vita: dall'analisi dei dati emersi dai percorsi Lifeed è evidente che le donne anche più degli uomini, in questo periodo di crisi, hanno allenato competenze decisive per il mercato del lavoro. La principale scoperta riguarda la consapevolezza di essere più forti di quanto pensavano, di aver visto emergere una leadership naturale, e di possedere una serie di competenze chiave per il futuro del mondo del lavoro: resilienza, decision making, capacità di visione e di gestione del cambiamento. Un'indicazione importante per gli HR manager e i leader all'interno delle organizzazioni».
Come influisce la maternità sulla coscienza femminile?
«Prima di fondare un'azienda in cui oggi lavorano 40 persone, ho avuto due figli. In tutti e tre i casi ho generato qualcosa che spero cresca più forte di me, che mi sopravviva. L'esperienza della maternità dà alle donne un'opportunità, ma non è l'unica, per scoprire la propria generatività: la propria capacità di fondare progetti da “lanciare nel futuro". Anche a causa delle molte difficoltà che incontrano nella società italiana di oggi, nelle donne la maternità fa spesso emergere una leadership naturale, che si esprime nella capacità di avere cura e far fiorire gli altri: e l'istinto della cura è essenziale alla sopravvivenza della nostra specie».
Ciò non toglie che ci si può anche permettere qualche regalo o peccato di gola. Alcuni consigli.