Lifestyle
June 09 2017
Nell'estate del 1917 gli Austro-ungarici si erano affacciati pericolosamente alla Pianura Padana per effetto delle conquiste territoriali dopo il successo della "Strafexpedition" (spedizione punitiva) della primavera dell'anno precedente.
Inoltre sul fronte orientale la Russia stava cedendo per effetto del logoramento e delle conseguenze della rivoluzione in atto in patria. Gli Inglesi e i Francesi chiesero così ai Comandi italiani di aumentare la pressione sul fronte alpino per impegnare maggiormente il nemico e alleggerire il traballante fronte d'Oriente.
LEGGI ANCHE: l'Italia nella prima guerra mondiale, 24 maggio 1915
La zona di operazioni fu identificata dallo Stato Maggiore italiano nell'Altipiano dei Sette Comuni (Asiago) e sulle alture che lo delimitavano a Nord (Monte Zebio e Monte Ortigara) al confine tra l'allora Trentino austroungarico e il Veneto, poiché il fronte dell'Isonzo si trovava in uno stato di stallo sin dall'inizio delle ostilità nel 1915.
La data del contrattacco italiano era stata fissata per l'inizio di giugno del 1917 ed affidato alla VI Armata del Generale Ettore Mambretti, che provvide a radunare un imponente quanto eccessivo concentramento di forze (114 Battaglioni di Fanteria, 22 di Alpini, 18 di Bersaglieri, 10 del Genio con l'appoggio di due treni blindati francesi e un contingente di artiglieria senegalese).
Il rapporto tra forze italiane e austriache era di 3 a 1; tuttavia gli uomini del generale Von Scheuchenstuel erano perfettamente piazzati con le artiglierie e con innumerevoli nidi di mitragliatrice lungo i circa due chilometri del fronte di attacco italiano. L'offensiva iniziò sotto i peggiori auspici: l'8 giugno una grande mina italiana preparata per annientare gli avamposti nemici sul Monte Zebio esplose in anticipo facendo una strage tra i soldati della Brigata "Catania". Quindi il maltempo fece rimandare al data dell'attacco, permettendo al nemico che si era accorto dell'imminente offensiva di organizzarsi per la resistenza.
Alle 5,15 del mattino del 10 giugno 1917 le artiglierie italiane aprirono il fuoco per ben 4 ore contro le postazioni nemiche. Di nuovo, per effetto di una serie di errori balistici e per l'inefficienza delle comunicazioni, una Brigata italiana, la "Sassari" fu decimata per effetto del fuoco amico.
Terminato il bombardamento, fu chiaro agli attaccanti che l'artiglieria italiana non era stata in grado di danneggiare sufficientemente i reticolati difensivi del nemico, che iniziò un intenso fuoco mirato contro i reparti italiani. A Nord del fronte d'attacco gli Alpini cercarono di espugnare il Monte Ortigara, con iniziali successi nonostante le gravi perdite subite. Il favore della nebbia svanì nel primo pomeriggio, e le penne nere si trovarono scoperte e sotto il tiro micidiale degli Austriaci.
Il Battaglione "Bassano" riuscì ad ascendere dal canalone del Agnellizza (noto in seguito come "canalone della morte") riuscendo a conquistare in un combattimento corpo a corpo la quota 2.003 quando già i morti italiani nel primo giorno della battaglia dell'Ortigara sono oltre 2.500. L'insuccesso dell'offensiva era indiscutibile; tuttavia Mambretti insistette sull'attacco di massa, che riprese dopo una pausa di alcuni giorni a causa del maltempo sceso nuovamente sulla zona dell'altipiano
Il 15 giugno il bombardamento italiano riprese e durò 25 ore, in seguito alle quali gli Alpini riuscirono momentaneamente a conquistare la vetta dell'Ortigara alla quota 2.105. Stremati e decimati, non furono in grado di proseguire la marcia per assicurare il caposaldo verso le postazioni nemiche del Monte Campigoletti e della Portula, che presto vanificarono il sacrificio delle penne nere.
Il 25 giugno infatti gli Austroungarici organizzarono un massiccio contrattacco con tutta la potenza di fuoco a loro disposizione, compresi gli ordigni a gas. Al termine della controffensiva l'Ortigara cadeva nuovamente in mano austriaca dopo 2 settimane di sangue per gli Italiani. La grave situazione e il morale a pezzi dei soldati italiani non furono affatto presi in considerazione da Mambretti il quale insistette per una ulteriore offensiva massiccia con le Brigate decimate e con i continui rincalzi richiesti anche al fronte isontino.
L'ultimo assalto italiano fu vano e richiese un ulteriore spargimento di sangue: solo gli Alpini della Brigata "Cuneo" riuscirono per poche ore a riconquistare la quota 2.003 del Monte Ortigara, quando giunse l'ordine di Cadorna di ritirarsi su posizioni difensive e gli Alpini superstiti furono fatti tutti prigionieri. La battaglia si concluse il 29 giugno 1917 e costerà agli Italiani un prezzo esorbitante in termini di giovani vite spezzate.
Un incrocio di dati tra i Comandi e lo Stato Maggiore inquadra le perdite italiane in circa 25.000 tra morti, feriti e dispersi. Meno di un mese dopo la fine della carneficina sui fianchi del Monte Ortigara, Mambretti sarà sollevato dal comando della VI Armata il 20 luglio 1917 e sostituito con il generale Donato Etna.
A breve la stasa sorte sarebbe toccata a Cadorna stesso dopo la disfatta di Caporetto pochi mesi più tardi.
Ventimila siamo stati
venti mila siamo morti
mamma mia quante croci
quante croci di dolor.
Ortigara, Ortigara
monte santo dell'alpino
la tua croce invoca al cielo
solo pace, sol pietà.