25 anni fa la prima guerra del Golfo

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Il presidente Usa George H.W. Bush atterra sul ponte della USS "Nassau" in visita alle forze schierate nel golfo il 22 novembre 1990
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Bush Sr. durante il Thanksgiving passato con le truppe nel Golfo per l'operazione "Desert Shield" seguita all'invasione irachena del Kuwait.
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Operazione "Desert Shield". George H.W. Bush in visita ad una postazione americana dotata di mitragliatrice M2
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Militari iracheni a Kuwait city all'indomani dell'occupazione del 2 agosto 1990.
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Nell'attesa di entrare in azione si ricordano i Pink Floyd presso un checkpoint nel deserto saudita.
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20 gennaio 1991. Il serg. Robinson della 34 brigata meccanizzata stende i panni sul suo M1-Abrams in attesa di entrare in azione. Solo il 24 febbraio sarà deciso l'intervento di terra.
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22 agosto 1990: la famosa portaerei americana USS "Saratoga" pronta a passare il canale di Suez
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Baghdad, 23 agosto 1990. Saddam Hussein appare in tv con un piccolo ostaggio britannico deportato dal Kuwait occupato alcuni giorni prima per dimostrare la falsità delle voci sulle atrocità irachene.
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Genieri britannici della 7a divisione corazzata durante lo sminamento nel deserto saudita poco prima dell'inizio delle operazioni militari contro Baghdad.
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La Legione Straniera francese pronta ad intervenire alla vigilia della guerra del Golfo. Tra gli Stati della coalizione la Francia fu uno degli attori principali.
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Marines britannici noti come i "Desert Rats" pronti all'intervento alla vigilia dell'operazione "Desert Storm"
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Copertina dello speciale di "Le Monde" del febbraio 1991.
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Il comandante supremo delle forze nel Golfo generale Norman Schwarzkopf al Pentagono il 15 agosto 1990, due settimane dopo l'invasione del Kuwait.
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Sbarco di un contingente di oltre 1.000 Marines in Arabia Saudita alla fine di agosto del 1990.
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Il Capo di Stato Maggiore americano generale Colin Powell durante un briefing nei giorni precedenti l'ultimatum del 15 gennaio 1991.
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Un artificiere americano di fronte ai resti di un missile Scud di fabbricazione sovietica lanciato dagli iracheni su Riad
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Baghdad, mattina del 17 gennaio 1991. Batteria antiaerea irachena durante un raid sulla capitale da parte dell'aviazione Usa.
Il lancio di un missile "Tomahawk" da una nave della Marina Usa durante la guerra del Golfo
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A bordo di un cacciabombardiere francese: un missile teleguidato colpisce un deposito di munizioni iracheno il 19 gennaio 1991.
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I resti di un Mig-22 iracheno abbattuto nei pressi di Nassirya
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Soldati americani di guardia a prigionieri iracheni nel febbraio 1991.
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Un veicolo Humvee e un carro armato saudita in vista dei cartelli stradali di Kuwait City il 26 febbraio 1991.
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Kuwait city, 27 febbraio 1991. Una donna kuwaitiana offre acqua di rose ad un soldato Usa.
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26 febbraio 1991: esplode la gioia dei cittadini di Kuwait City per l'ingresso vittorioso degli americani nella capitale.
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26 marzo 1991: due ribelli peshmerga curdi esultano di fronte all'effigie danneggiata del dittatore Saddam Hussein.
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I "Navy Seals", incursori della Marina Usa, mettono in sicurezza l'ambasciata Usa a Kuwait City dopo il loro ingresso nella capitale il 27 febbraio 1991.
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I tre protagonisti dell'operazione "Desert Storm" (Powell, Bush, Schwarzkopf) in Kuwait per il decennale della vittoria nella Guerra del Golfo.

La guerra irruppe sugli schermi televisivi di tutto il mondo il 16 gennaio 1991 con la diretta dell'emittente americana CNN. L'ultimatum a Saddam Hussein era scaduto da poche ore quando il giornalista Peter Arnett commentò i lanci dei primi Tomahawk americani su Baghdad.

Era dal 1945 che non si registrava l'azione di una coalizione di paesi alleati così ampia, essendo le nazioni coinvolte nel conflitto ben 32.

Il casus belli fu l'occupazione del Kuwait da parte dell'esercito iracheno avvenuta il 2 agosto 1990, che aveva generato la reazione dell'Onu e una conseguente risoluzione che intimava Baghdad al ritiro entro i confini originari. Gli Stati Uniti risposero invece con un'operazione militare atta a proteggere i paesi del Golfo alleati, sopra tutti l'Arabia Saudita, nota come operazione “Desert Shield”, che vide il rapido invio di uomini e mezzi americani nel Golfo.

Le ragioni dell'ostilità del regime di Saddam nei confronti del vicino Kuwait affondano negli anni immediatamente precedenti dopo la fine della lunga e sanguinosa guerra Iran-Iraq nel 1988.

Baghdad era uscita vittoriosa (anche grazie al supporto Usa) ma economicamente prostrata. Il rientro alla vita civile di oltre 200.000 ex combattenti iracheni fu particolarmente difficile e portò a gravi tensioni con gli stranieri che lavoravano in territorio iracheno, in particolar modo gli egiziani che furono sovente vittime di abusi e torture. Ma l'aspetto forse più importante e scatenante fu l'atteggiamento del Kuwait all'interno dell'Opec. Il piccolo paese del Golfo era creditore nei confronti di Baghdad per i cospicui aiuti prestati durante il conflitto contro l'Iran, debiti che Saddam aveva cercato di eludere facendo appello alla “fratellanza araba”. Il Kuwait rifiutò anche di interrompere la sovrapproduzione di greggio che teneva basso il prezzo al barile, danneggiando ulteriormente le finanze di Baghdad. La misura fu colma quando Saddam denunciò lo sconfinamento in territorio iracheno da parte delle trivelle kuwaitiane nel giacimento di Rumaila, al confine tra i due Stati. A nulla valse l'ultima mediazione del presidente egiziano Mubarak, che si trovò pochi giorni dopo di fronte al fait accompli dell'invasione irachena del Kuwait.

I mesi che seguirono l'invasione videro il sostanziale fallimento delle azioni diplomatiche internazionali e il montare della propaganda dall'una e dall'altra parte. Saddam utilizzò alcuni ostaggi occidentali tra cui un bambino inglese per difendere la sua azione ed impressionare il mondo. Dall'altra parte alcuni presunti testimoni kuwaitiani raccontarono alle tv del mondo le atrocità commesse dai soldati di Baghdad nei territori occupati, tra cui l'infanticidio.

Quindi al termine del periodo precedente l'ultimatum dell'Onu fissato per il 15 gennaio 1991 Saddam alzò il tiro cercando di coinvolgere nella situazione anche il conflitto arabo-israeliano e l'Olp di Yasser Arafat.

Quando l'ultimatum dell'Onu scadette, più di 600.000 uomini della coalizione si trovavano pronti all'azione, che divenne effettiva il 16 gennaio 1991 con il primo bombardamento aereo sulle installazioni militari e i depositi iracheni. Gli Usa utilizzarono le più moderne tecnologie militari e i nuovissimi bombardieri F-117 “Stealth” invisibili ai radar, oltre alle cosiddette “bombe intelligenti” guidate dai laser. Rispose Saddam con il lancio di missili Scud su Israele e Arabia Saudita. Gli uomini comandati dal Generale Norman Schwarzkopf non iniziarono l'offensiva di terra che il 24 febbraio successivo, quando gran parte del materiale bellico iracheno era ormai fuori uso. L'ingresso delle truppe di terra durò solo tre giorni e il 27 febbraio 1991 entrarono a Baghdad. Seguì il discorso del presidente americano George H.W. Bush che annunciava la fine delle ostilità.

Saddam rimase al potere per la decisione dei vincitori di evitare turbamenti ai già fragilissimi equilibri in Medio Oriente, limitandosi ad un controllo dello spazio aereo (no-fly zone) dell'Iraq, mentre i successivi tentativi di controllo dell'industria bellica di Saddam saranno per un decennio frustrati dal dittatore iracheno sino alla vigilia della seconda guerra del Golfo, quella del 2003.


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