Che il 2024 ci regali la vera riforma della giustizia ed un commento della Schlein sul caso Degni

Politica contro giustizia. Avevamo lasciato così il 2023 e ci troviamo che anche il 2024 comincia alla stessa maniera. Sono due le questioni spinose: il caso Degni, il giudice della Corte dei Conti protagonista di uscite sui social e non solo da vero militante della sinistra contro il Governo Meloni e quello di Paola Ranieri, la pm di Biella titolare dell'inchiesta sul famoso colpo di pistola partito la notte di Capodanno dall'arma del deputato di FdI, in passato consigliere comunale a Parma per l'ex sindaco Pizzarotti, primo storico successo in un capoluogo di provincia per il Movimento 5 Stelle.

Sulla prima vicenda eravamo rimasti allo stupore espresso da Giorgia Meloni nella conferenza stampa di giovedì scorso sul fatto che da sinistra non fosse arrivata alcuna reazione, commento, presa di distanza dalle parole e dal comportamento del giudice che criticava l'opposizione per non aver fatto «sbavare di rabbia» la maggioranza sulla manovra economica per arrivare all'esercizio provvisorio. Da giovedì sono ormai passati 4 giorni e nessuno da sinistra ha detto nulla. Nemmeno davanti a domanda sul tema.

Basti leggere l'intervista fatta da Repubblica al segretario Pd, Elly Schlein a cui viene chiesto conto proprio dell'atteggiamento e del silenzio sul giudice Degni. La domanda, testuale, è la seguente: La destra però vi rinfaccia il caso imbarazzante del Giudice della Corte dei Conti, Degni, di area dem, che sui social incitava lei ad una opposizione più dura. E un doppio standard sulla giustizia come sulla Rai.

Questa la domanda, chiara e precisa. Domanda alla quale Schlein risponde parlando solo di Rai e tacendo del tutto su Degni. Un silenzio che sa di imbarazzo e colpevolezza e che, speriamo, venga rotto presto, magari dal famoso confronto tv tra lei e la premier di cui tanto si parla da qualche giorno.

Va sottolineato però, come la stessa Repubblica abbia trovato il coraggio di definire «imbarazzante» l'atteggiamento del giudice Degni. E se lo dicono loro...

C'è poi la vicenda della pm di Biella, dott.ssa Ranieri che, nel lontano 2017, si presentò nella lista di PIzzarotti con queste parole: «Ci tengo a essere sincera: non sono mai stata una grande fanatica del mondo politico, anzi in parte l'opposto...».

Siamo sicuri che il procuratore condurrà le indagini nel migliore dei modi, con capacità ed equilibrio. Il problema però è un altro: se un giudice fa o ha fatto politica o si lascia andare a commenti pubblici sui social dal forte sentore di militanza per questa o quella parte (Degni venne nominato alla Corte dei Conti dal dem Gentiloni...) inevitabilmente porterà alla nascita di polemiche per la regolarità del suo operato, per la terzietà delle sue azioni e decisioni.

Da 24 ore si parla tanto dell'errore del var ieri nella sfida Inter-Verona. Pensate un po' se si scoprisse che l'addetto all'esame del replay fosse uno sfegatato tifoso nerazzurro... Sarebbe il caos.

Ed è proprio il caos il vero problema ed il vero danno per gli italiani nella sfida tra politica e giustizia.

Serve quindi una riforma, chiara e rapida, ma serve anche che un segretario di partito abbia il coraggio di dire che il giudice Degni ha sbagliato e non può stare al suo posto. Il silenzio è colpevole e complice. E di certo non aiuta a rasserenare gli animi e liberarci dal caos.

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