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October 24 2014
Occupata e divisa in due zone di influenza nel 1945, la Venezia Giulia fu al centro della prima fase della guerra fredda. L'area fu divisa in due macro zone di influenza: la zona A controllata dagli anglo-americani e la zona B dagli jugoslavi. Dal 1947 Gorizia e Monfalcone tornarono all'Italia, mentre l'Istria divenne definitivamente parte del territorio della Federazione Jugoslava.
Anche la città di Trieste fu separata in due zone e posta sotto l'amministrazione anglo-americana (AMG-FTT) o Territorio libero di Trieste, e sotto l'amministrazione di Belgrado (zona B-TLT).
Dalla zona d'influenza jugoslava era partito l'esodo drammatico degli abitanti di etnia italiana (Istria, Dalmazia). Solo nel 1953, dopo anni di tensione e scontri per il ritorno all'Italia del capoluogo giuliano, gli Alleati diramarono un comunicato unilaterale (in copia solo all'Italia) in cui assicuravano il ritorno della zona A all'Italia, senza accettare ulteriori rivendicazioni jugoslave. Il fatto creò forti tensioni fra i blocchi, tanto che nei giorni successivi ci fu un concentramento di truppe ai rispettivi confini.
Il 4 novembre 1953, festa della Vittoria, i triestini valicarono il confine della TLT e manifestarono presso l'ossario di Redipuglia. Poco dopo fu issato il tricolore sul municipio, prontamente ammainato dagli inglesi. Ne seguirono gravi scontri che provocarono un morto tra i manifestanti. Il giorno dopo fu indetto lo sciopero generale e la polizia militare alleata sparò uccidendo cinque cittadini.
Il sangue di Piazza Unità d'Italia porterà, qualche giorno dopo, ai protocolli di Londra. La Jugoslavia accettava lo "statu quo" in cambio del finanziamento angloamericano nella zona portuale slovena (Fiume).
Dopo 10 mesi circa di trattativa e un aggiustamento territoriale leggermente favorevole a Tito, il 26 ottobre 1954 la città di Trieste ritornava ufficialmente parte del territorio italiano.