Economia
March 01 2023
Il gigante asiatico torna in pista. La Cina si sta risvegliando, dopo gli anni della pandemia e della politica zero Covid che l’avevano messa in pausa. I dati dell’attività manifatturiera cinese hanno mostrato una forte ripresa, seguita all’allentamento delle misure anti-Covid: da 50,1 a 52,6. La più grande crescita degli ultimi 11 anni (da aprile 2012). La ripartenza della seconda economia mondiale avrà importanti implicazioni economiche e di mercato in tutto il mondo, Europa e Italia comprese: su inflazione, mercati e scambi commerciali.
A dicembre la revoca delle restrizioni anti-Covid aveva alimentato la fiducia degli investitori e gli esperti dopo il record storico in negativo (+3%) del Pil cinese nel 2022 si aspettavano un (+4,5%) nel 2023 (soprattutto nel secondo semestre). Certo siamo lontani da quell’8,1% del 2021, ma gli analisti già a fine anno avevano iniziato a vedere il risveglio. Il Pmi manifatturiero di febbraio 2023 di oggi, ai massimi da 11 anni, è la prova che la Cina sta tornando sul mercato, dopo essersi riaperta. “Le difficoltà dell’economia cinese degli ultimi due anni e mezzo sono legate direttamente all’ attuazione di politiche di lockdown molto severe, che hanno minato la sua capacità produttiva. La riduzione del tasso di crescita è imputabile a questo. La riapertura delle relazioni economiche e sociali ridarà velocemente slancio alla produzione e alla crescita e Pechino riprenderà il ruolo avuto negli anni scorsi”, spiega Michele Polo Professore di Economia Politica alla Bocconi.
Gli effetti globali del risveglio cinese potrebbero innanzitutto spingere l’inflazione, soprattutto in Europa e Italia. In questi anni di chiusura la Cina ha infatti consumato meno materie prime e meno energia. Ora la ripresa produttiva significherà più richiesta di materie prime ed energia e questo potrebbe fare aumentare i prezzi, proprio quando l’inflazione nel mondo occidentale si stava leggermente attenuando. Una spinta all’inflazione potrebbe tradursi in un rafforzamento delle politiche monetarie delle Banche centrali europea e statunitense. “L’aumento del prezzo del gas (e quindi dell’elettricità) nella prima fase dopo l’estate 2021 è stato trainato dalla crescita delle economie asiatiche post Covid che hanno fatto aumentare la domanda di input energetici nell’area asiatica e hanno trascinato verso l’alto il prezzo del gas anche in Europa. Nei prossimi mesi l’Europa avrà una forte concorrenza da parte dell’economia asiatica sul piano energetico. La ripresa della Cina vuol dire ripresa energetica e quindi tensione sui prezzi”, spiega Michele Polo
Il risveglio del Dragone avrà ripercussioni poi sui mercati finanziari. Il Pmi manifatturiero di febbraio ha subito messo le ali alle borse asiatiche (stamattina – 1° marzo - seduta positiva con i listini cinesi in evidenza). Stessa performance per le borse europee in apertura. Listini fiduciosi, perché i prezzi di mercato si muovono in anticipo rispetto all’economia reale. E anche lo yuan cinese è destinato ad apprezzarsi su dollaro ed euro, con evidenti conseguenze sugli scambi commerciali. “L’Italia ha un forte interscambio con la Cina, sia per le esportazioni, sia per la rilocazione di alcune produzioni nel territorio cinese. Questo presumibilmente con l’aumento delle capacità produttive di Pechino si riporterà ai valori pre-Covid. Aumenteranno sia il nostro export in Cina sia la capacità di produzioni rilocalizzate”, continua il Professore.
La Cina che riparte si trova però davanti uno scenario diverso da due anni e mezzo fa, soprattutto guardando agli Stati Uniti. “Nel mentre gli Usa hanno adottato alcune linee di politica commerciale internazionali che avranno un impatto sulle produzioni che avvengono in Cina. L’Inflation Reduction Act americano attua misure di discriminazione su settori produttivi importanti per Pechino, penalizzando i prodotti che non sono assemblati negli Usa o che contengono una quota elevata di materiali intermedi non prodotti negli Usa. Questo avrà un impatto sulla Cina che si risveglia. E l’Europa? Niente restrizioni al momento e non mi aspetto modifiche strutturali all’interscambio con la Cina. Ma la bassa crescita europea avrà un impatto sull’entità degli scambi internazionali e quindi sull’economia cinese”, conclude Polo