I resti della cabina della funivia del Cermis precipitata il 9 marzo 1976 (Ansa)
News

40 anni fa la prima tragedia della funivia di Cavalese

Ansa
Gli inquirenti attorno al pesante carrello che, precipitando, schiacciò la cabina.
La funivia del Cermis nella sua prima livrea rossa in una cartolina illustrata della fine degli anni '60
Olycom
La cabina in partenza dalla stazione di Cavalese diretta alla stazione intermedia del Doss dei Laresi.
Lo skirama di Cavalese negli anni 70. La freccia rossa indica il punto dove avvenne la tragedia del 9 marzo 1976.
In una foto d'epoca, la cabina nei pressi del pilone dopo il quale entrò in funzione il dispositivo di sicurezza in seguito disattivato.
Vista dalla stazione di valle di Cavalese. La cabina n1 precipiò poco dopo aver superato la valle del torrente Avisio.
La prima pagina del Corriere della Sera sulla prima tragedia del Cermis
Ritaglio del quotidiano torinese "La Stampa". Alessandra Piovesana, unica superstite della tragedia e scomparsa nel 2009, fu giornalista del mensile "Airone".

Sono da poco passate le 17,00 del 9 marzo 1976. Alla stazione intermedia della funivia dell'Alpe Cermis di Cavalese (Tn) si ammassano gli sciatori per il rientro. È un martedì, ma la stazione della Val di Fiemme è piena di turisti in settimana bianca. 

Al Doss dei Laresi, ultimo tratto in discesa verso il paese la cabina rossa inghiotte gli ultimi passeggeri, due ragazzi e una ragazza. Poi le porte si chiudono e la cabina, caricata oltre la capienza, inizia la sua discesa mentre il sole batte ormai solo sulle cime più alte della valle. Ai comandi dell'impianto al Doss dei Laresi c'è il giovane manovratore Carlo Schweitzer, quasi a fine turno. Gli strumenti indicano che la velocità dell'impianto è al massimo consentito dei 10 m/s (36 km/h). Bisogna fare in fretta, perché la coda alla stazione intermedia si va allungando. 

All'improvviso il sistema di sicurezza entra in funzione. L'allarme è dovuto all'accavallamento della fune traente sulla portante. La cabina con i suoi 43 occupanti si ferma appena dopo l'ultimo pilone, già ben in vista dell'abitato di Cavalese. 

Carlo Schweizer e gli addetti della funivia del Cermis erano abituati a quel tipo di inconveniente. Nove su dieci si trattava di un "falso allarme", vale a dire che il sistema interveniva anche in caso di semplice avvicinamento delle due funi in via precauzionale. Poi il telefono del manovratore squilla. Qualcuno chiede a Schweizer di disinserire il sistema di sicurezza e di far ripartire l'impianto

In quel momento, a più di un chilometro di distanza, la cabina rossa invece di ripartire scivola all'indietro. È la frustata della portante segata dalla fune traente, che si era davvero accavallata. Poche frazioni di secondo e la cabina precipita dall'altezza di 70 metri, si sfracella al suolo e scivola per altri 100 metri in un pratone in località Salanzada. Tra i primi ad accorrere ci sono alcuni testimoni dalla stazione di valle di Cavalese, che avevano visto arretrare la cabina prima dello schianto. Dei 43 occupanti se ne salverà soltanto una. Si tratta di una tra quei tre ragazzi che avevano preso al volo la corsa poco prima. Le sue condizioni sono gravissime. Alessandra Piovesana è una studentessa del Liceo Classico Carducci di Milano in settimana bianca.

Dalle 17,20 a Cavalese regna il silenzio. Anche quello sulle cause e sulle responsabilità della più grave sciagura funiviaria mai accaduta fino ad allora. L'errore umano e soprattutto la leggerezza con la quale fu commesso, uscirà dalle udienze tra il 1976 e il 1984. I condannati, oltre a Schweitzer e al suo capo servizio, comprenderanno anche il direttore responsabile degli impianti del Cermis. Le pene inflitte saranno lievissime, di massimo 3 anni. Le famiglie dei 12 italiani e dei 30 Austriaci e Tedeschi saranno risarcite e la funivia dissequestrata riprenderà le sue corse. Fino al 3 febbraio 1998, quando l'ala del caccia Prowler americano trancerà di nuovo quel cavo più o meno nello stesso punto della tragedia del 1976, aggiungendo dolore al dolore e sfumando il ricordo dell'incidente di 40 anni fa nella memoria collettiva.

YOU MAY ALSO LIKE