Economia
September 09 2014
Le banche italiane si stanno preparando alle aste di rifinanziamento a lungo termine della Banca centrale europea. E dalla Banca d’Italia è arrivato il primo aiutino. L’istituto guidato da Ignazio Visco ha infatti deciso di allentare le regole per i collaterali da dare a garanzia presso la Bce per i prestiti che saranno erogati. In pratica, le banche italiane potranno scaricarsi di crediti a rischio e utilizzarli per ottenere liquidità.
Che il sistema bancario italiano abbia alcuni problemi è noto. Eppure, la dialettica dominante - fra Banca d’Italia e Tesoro - continua a ricordare che gli istituti di credito del Paese non sono a rischio. È vero che hanno in pancia circa 400 miliardi di euro di debito sovrano italiano. È vero che la crescita dei crediti dubbi (Non-performing loan o Npl) non sembra conoscere rallentamenti. È vero che la profittabilità è in calo, che il processo di disintermediazione non è al livello della media europea e che il deleveraging è ancora in corso. Ma, secondo i regolatori e i vigilanti italiani, non ci sono criticità tali da far impensierire gli investitori istituzionali.
Eppure alla vigilia della prima operazione di rifinanziamento (Targeted longer-term refinancing operation, Tltro) della Bce, che sarà condotta il 18 settembre, Via Nazionale ha deciso di dare un ulteriore supporto, su indicazione dell’Eurotower. Tutto fa riferimento alla nuova normativa sugli Additional credit claim (Acc), cioè i diritti che l’emittente di un finanziamento vanta nei confronti di un creditore.
Sono cinque gli aspetti che saranno modificati.
1 - Le banche potranno usare come garanzia per i prestiti della Bce portafogli di crediti omogenei (quindi con un profilo di rischio analogo, ndr) con al proprio interno mutui residenziali o crediti alle imprese non finanziarie. Finora, questa operazione era possibile solo per il singolo credito, non un pacchetto di essi. E all’interno di questi pacchetti, possono essere inseriti prestiti con una probabilità d’insolvenza fino al 10 per cento.
2 - Gli istituti di credito potranno anche usare le linee di credito presenti dei database della Centrale rischi di Banca d’Italia sotto due diverse voci: prestiti auto liquidanti e a revoca. Si tratta prevalentemente di finanziamenti forniti alle piccole e medie imprese, specie in difficoltà, che potranno però essere girati alla Bce in vista della nuova liquidità.
3 - Ancora, l’Eurotower accetterà come collaterale a garanzia prestiti bancari, che siano singoli o che sia impacchettati in un prodotto diverso, di importo non inferiore a 30.000 euro. Fino a oggi, il limite era più del triplo, 100.000 euro.
4 - Quando si parla di un prestito conferito singolarmente, la Bce prenderà come garanzia quelli con una probabilità d’insolvenza dell’1,5%, ovvero lo 0,5% in più rispetto allo schema precedente.
5 - Allo stesso modo, sono state introdotte misure di allentamento anche sui leasing finanziari e sul factoring pro-soluto, in modo da permettere alle banche di scaricare crediti commerciali in modo più semplice.
Questo pacchetto di misure, secondo i calcoli basati sui database della Centrale rischi, gioverà molto agli istituti di credito. Vengono infatti liberati circa 261 miliardi di euro in crediti e finanziamenti, che potranno essere utilizzati come collaterale a garanzia. Nello specifico, 231 miliardi di euro fanno riferimento al settore dei mutui residenziali e 230 miliardi al settore delle imprese non finanziarie.
Non è detto, tuttavia, che questi 260 miliardi di euro siano utilizzati tutti e subito. Anzi. Data la conformazione delle aste Tltro (organizzate in due fasi), è possibile che siano spalmati su più anni.
La Bce ha optato per la nuova disciplina nel tentativo di indurre le banche a non avere più scuse nella concessione di linee di credito al settore privato. In sostanza, è disposta ad accettare come garanzia anche titoli (singoli o impacchettati) che non avrebbe mai accettato all’inizio della crisi subprime, ormai sette anni fa. Ora la palla ripassa agli istituti di credito. La disponibilità dell’Eurotower è elevata, ma le banche continueranno a comprare titoli di Stato domestici? È probabile.
Il meccanismo delle Tltro è effimero. Nella prima fase, infatti, le banche potranno chiedere fino al 7% dei finanziamenti erogati al settore non finanziario all’aprile 2014. Dato che lo stock di prestiti al settore privato delle banche italiane è stato di 1.075,2 miliardi al 30 aprile 2014, essere potranno domandare fino a 75,3 miliardi. Ma è la seconda fase quella più significativa. Tutto dipende dal fatto che una banca può essere prestatrice netta o no, ovvero se ha aumentato le sue erogazioni oppure le ha contratte negli ultimi 365 giorni. Se è prestatrice netta, nella seconda fase basterà mantenere invariato il livello dell’ultimo anno. Nessun incentivo per nuove erogazioni. Se non è prestatrice netta, e questo è il caso delle banche di Italia e Spagna, ci sono due vincoli: nessun ulteriore contrazione dei prestiti nell’ultimo anno, e stabilizzazione del livello raggiunto al termine dei 365 giorni.
Come mai una banca impegnata nel deleveraging, che opera in un mercato in cui il tasso d’insolvenza aumenta e la riscossione dei crediti è sempre più difficile, dovrebbe fornire nuove linee di credito al settore privato, specie a fronte dei blandi vincoli delle Tltro? Meglio preferire la qualità alla quantità, nell’erogazione dei finanziamenti, e continuare a comprare titoli di Stato. L’esatto contrario di quanto sperato dalla Bce.
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