L'appassionante storia degli 883 rivive in televisione e a teatro

In Italia si contano sulle dita di una mano gli artisti o i gruppi di cui più o meno chiunque, a prescindere se fan o meno, saprebbe cantare a memoria una ventina di canzoni. Tra essi sicuramente rientrano anche gli 883, che hanno segnato profondamente gli anni Novanta con le hit Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito, Nord sud ovest est e Come mai (scritta originariamente per Massimo Ranieri), che è stata la colonna sonora di innumerevoli storie d’amore. I fan di allora sono cresciuti, lavorano e hanno figli, ma non hanno mai smesso di amare quelle canzoni che sono riuscite così bene a descrivere, con immediatezza e onestà, la realtà che ci circonda, i sentimenti comuni a tutti noi, le piccole e grandi gioie quotidiane, con un sapiente mix di ironia e malinconia. Brani che, pur nella loro semplicità, sono piccoli miracoli di melodia, ritmo, armonia e timbro, che, grazie a parole che risuonano attraverso le nostre esperienze personali, sono in grado di accompagnarci per anni, fino a diventare dei veri e propri mattoncini della nostra stessa vita.

Max Pezzali, durante la conferenza stampa di presentazione a Roma del concerto-evento Circo Max, ha spiegato qual è, secondo lui, il segreto della straordinaria longevità delle sue canzoni: «In un'epoca in cui c'è una competizione continua e la ricerca dell'eccellenza in ogni campo, io voglio rappresentare un modello facile. Io e Mauro eravamo due tamarri di provincia senza le caratteristiche da campioni, ma è proprio la mia "medietà" che mi ha permesso di arrivare a tante persone. Non sono un fenomeno e vengo amato anche per quello. Ancora oggi mi stupisce vedere ragazzini di 15 anni che riempiono i miei concerti e che cantano le mie canzoni, brani che hanno avuto successo ben prima che loro nascessero». La storia degli 883 sbarca ora in televisione e a teatro, storicizzando così gli eventi che hanno portato Max Pezzali e Mauro Repetto, attraverso rovinose cadute e inaspettati riscatti, da un'anonima vita di provincia a Pavia fino a diventare il duo pop italiano di maggior successo di sempre. Hanno Ucciso l’Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883è disponibile dall'11 ottobre in esclusiva su Sky. La serie, diretta da Sydney Sibilia (Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Mixed by Erry) e scritta dallo stesso Sibilia insieme a Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone, racconta la storia di Max (Elia Nuzzolo) e Mauro (Matteo Oscar Giuggioli) attraverso la genesi di alcune delle canzoni più celebri degli 883.

Pavia, fine degli anni Ottanta. Max è un giovane appassionato di fumetti e musica americana, con uno spirito ribelle che mal si adatta a una città priva di grandi slanci o motivi per ribellarsi. Non troppo punk e non troppo rocker, è una vera e propria enciclopedia musicale vivente. Invisibile agli occhi delle ragazze, Max ha sempre avuto poca fiducia in sé stesso. Dopo aver trascurato gli studi del liceo in favore di nuove amicizie e serate punk, la bocciatura arriva inevitabile. Quello che sembra un fallimento si rivela invece un’occasione decisiva. Nel nuovo liceo, Max conosce Mauro, un compagno di banco con cui condivide l’amore per la musica e che è specularmente opposto a lui. Vulcanico, incontenibile e visionario, Mauro è cresciuto con il mito delle popstar: il suo sogno è raggiungere il successo e dominare le classifiche musicali, anche se il "come" non è del tutto chiaro.

La sua determinazione è tale da non permettergli di accettare un "no" come risposta, e la sua vitalità esplosiva finirà per contagiare Max. Da quel momento, la loro amicizia diventa indissolubile e iniziano a comporre le prime canzoni, che segneranno la storia degli 883. Ma quando il successo li travolgerà, Max e Mauro riusciranno a rimanere uniti? Lo scopriremo nella prima stagione della serie tv Hanno Ucciso l’Uomo Ragno-La leggendaria storia degli 883. «In fondo io e Max non abbiamo mai lavorato insieme: ci siamo solo divertiti». Parole di Mauro Repetto, metà degli 883 fino all’inno generazionale Gli anni, che rappresentano perfettamente lo spirito giocoso e la spontaneità che hanno caratterizzato la band pavese. Repetto ha abbandonato la nave 883 nel suo momento di maggior successo per inseguire il sogno americano, fino a trovare la sua dimensione a Parigi, dove vive e lavora da anni come Event Executive per la Walt Disney Company. Dopo il successo del libro biografico Non ho ucciso l’Uomo Ragno (scritto insieme al compianto Massimo Cotto ed edito da Mondadori), Mauro Repetto attraverserà l’Italia, nei prossimi mesi, con il nuovo spettacolo Alla ricerca dell’Uomo Ragno, che prenderà il via l’11 ottobre dal Teatro Fraschini di Pavia (tutte le date e le informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook Alla Ricerca Dell’Uomo Ragno).

Non poteva che essere la città dove tutto ebbe inizio a dare il via a questa tournée in cui sarà proprio Repetto, ideatore e co-fondatore di una delle band culto degli anni ‘90 e autore di molte hit del gruppo, a ripercorrere le tappe di un percorso straordinario, trasportando il pubblico in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso il racconto della sua vita e dell’avvincente storia degli 883. Prodotto da Raffaella Tommasi per Daimon Film e Sold Out, con la regia di Stefano Salvati e Maurizio Colombi, Alla ricerca dell’Uomo Ragnoè un one-man show innovativo che, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (una novità assoluta in teatro), farà rivivere agli spettatori il mondo policromo degli 883, con Mauro che, dal palco, dialogherà con il giovane Max Pezzali in una sorta di “reunion virtuale”. Repetto, inoltre, reciterà, ballerà e canterà tutte le hit che hanno fatto da colonna sonora a intere generazioni e, nell’occasione, presenterà anche un suo brano inedito. «Ciò che accomuna tutte le province d'Italia e forse del mondo è quello di essere in un ambiente un po’ovattato», ha dichiarato Repetto in un’intervista a Panorama.it. «Non è che stai male in provincia, hai il tuo giro di amici e la tua famiglia che ti accudisce, però chiaramente hai sempre la voglia di perforare questo tetto della provincia, di andare altrove e, come diciamo in Con un deca, in cerca di qualcosa che poi, in realtà, non sappiamo neanche noi».



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