Musica
September 02 2021
L'unica testimonianza esistente di cosa fosse un concerto degli Abba a fine anni Settanta è questo album registrato a Londra il 10 novembre 1979. Era il sesto sold consecutivo nella capitale inglese e in mezzo al pubblico c'erano addirittura due icone punk come Joe Strummer dei Clash e Ian Dury. Un paio di anni prima, ad uno show del leggendario quartetto pop si erano presentati addirittura Sid Vicious dei Sex Pistols e Lemmy Kilmister dei Motorhead. Tutto questo per dire che la potenza delle irresistibili melodie made in Sweden aveva fatto breccia anche in ambiti dove la musica degli Abba era pregiudizialmente considerata il male assoluto.
Detto questo, Live at Wembley è una formidabile testimonianza di un'era della musica pop. Piacciono o meno gli Abba sono stati e sono ovunque. Lo dicono i 400 di milioni di dischi venduti, il successo del film Mamma mia! e il fatto che le loro canzoni più famose siano ancora programmate in radio oltre ad essere utilizzate massicciamente nei programmi televisivi di tutto il mondo, per non parlare delle decine di cover band che riempiono i teatri riproponendo le movenze e i ritornelli classici del quartetto.
Tra le studio-version delle canzoni e quelle contenute in questo doppio album ci sono sostanziali differenze, anche perché l'architettura musicale del gruppo era sostenuta in concerto da una superband di turnisti tecnicamente ineccepibili quanto versatili. Basta ascoltare l'attacco in chiave progressive di Voulez Vous o della sorprendente Intermezzo No.1, o ancora il piglio rock and roll di cui si colorano Gimme!Gimme!Gimme! e Hole in your soul o le vibrazioni blues di Why did it have to be me?
Tra le perle del disco Take a chance on me, corale e curatissima nelle armonie vocali, da sempre uno dei tratti distintivi del gruppo. Gli Abba, più che una band sono stati un nuovo per certi versi rivoluzionario approccio al pop. Melodie catcthy, ritornelli martellanti piazzati all'inizio dei brani e disegni ritmici semplici in buona parte ispirati alla Disco Fever di quegli anni. Il tutto condito da un'energia e da una vitalità travolgenti. Oggi come allora gli Abba non sono passibili di tentativi di imitazione, perché quella formula sonora era tagliata su misura per loro, sulle loro voci, sui loro bizzarri quanto improbabili outfit. A chiudere il cerchio di un album che racconta fedelmente un pezzo di storia della musica pop, le vibrazioni disco dance di Dancing Queen e un'adrenalinica Waterloo in chiave power rock. Imperdibili.