Musica
December 22 2021
Quando inizia No Doubt About It è come un po' come fluttuare indietro nel tempo: gli Abba sono ancora quel gruppo che ha sbancato le classifiche di tutto il mondo inondando le case, l'Fm, e le autoradio, di hit che iniziano con il ritornello. Potente, spesso memorabile.
Voyage è l'album che nessuno si sarebbe mai immaginato di ascoltare. Principalmente perché dopo 40 anni di silenzio il mito degli Abba sembrava definitivamente consegnato alla storia. E invece no. L'album rimette insieme i quattro membri originali come antipasto di una serie di show in cui la band accompagnata da veri musicisti, apparirà in versione digitale con un aspetto simile a quello dei tempi d'oro. In pratica, vedremo gli Abba come nel 1979 e li ascolteremo con le voci di oggi.
Detto questo, Voyage è quanto di più lontano ci possa essere dal sound contemporaneo che abbonda nelle classifiche streaming. "Non ci interessa competere con Drake, non capiamo quali siano gli ingredienti delle canzoni pop di oggi. Noi facciamo altro" hanno sottolineato in una press conference online Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus, i due "ragazzi" del gruppo, oltre che due dei più grandi compositori di melodie pop di sempre. Come dimostra l'ottima Just a Notion, nel segno della nostalgia per il mood glam dei 70's.
L'Abba style è qualcosa che pervade l'ascoltatore in pochi secondi. Basta la prima traccia del disco I still have faith in you, una power ballad che avrebbe potuto essere pubblicata con successo anche alla fine degli anni Settanta. L'altra specialità della casa sono gli uptempo, come No doubt about it, sicuramente, il pezzo meglio riuscito di questo ritorno, e Don't shut me down che in quattro minuti contiene più intuizioni melodiche di quelle presenti nell'intera discografia di buona parte delle popstar di questo tempo.
Non da meno Keep an eye on Dan, un epic drama a tinte pop che riporta ai fasti di Gimme Gimme e Take a chance on me. Un gran pezzo, con un ottimo arrangiamento. E poi, Bumblebee, con quei fiati che rimandano subito all'indimenticabile Fernando. A chiudere, un gioiello orchestrale e vocale: Ode to freeedom.
Tornare dopo 40 ani non sembrava un'opzione praticabile, ma gli Abba lo hanno fatto e quasi sicuramente le classifiche di tutto il mondo parleranno ancora una volta la loro lingua. Alla faccia di chi snobisticamente li ha sempre considerati musica di serie B salvo poi ascoltarli di nascosto come un'attrazione fatale.
Voyage non è meglio o peggio di quel che avevano inciso nei loro primi epocali album. È solo e soltanto un altro bel disco degli Abba. E in questo 2021 ammorbato (fatte le debite eccezioni) da musica nostrana e internazionale noiosa, inutile e senza respiro, riascoltare Benny, Bjorn, Frida e Agnetha è una salvifica boccata d'ossigeno.