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June 04 2018
“Il grido delle vittime di abusi sessuali e di pedofilia è arrivato fino in Cielo, dove è stato ascoltato. Ora tocca a noi metterlo in pratica”. Si batte forte il petto papa Francesco nella lettera inviata alla chiesa cilena per chiedere “scusa e perdono” per gli scandali sessuali di una parte del clero ai danni di minori.
L'idea di inviare una lettera ad hoc ai cattolici cileni il pontefice argentino lo aveva annunciato alla fine di maggio ai 34 vescovi del Cile ricevuti in Vaticano per analizzare la situazione dei cattolici cileni alla luce della severa relazione fatta dal vescovo-inquisitore Charles Scigluna da lui inviato nel paese sudamericano per indagare sui casi di pedofilia avvenuti in passato ed ascoltare le vittime.
Di fronte ad accuse tanto infamanti e circostanziate “certificate” da Scigluna, i 34 presuli cileni non hanno potuto fare altro che rassegnare le dimissioni dai loro incarichi diocesani nelle mani di papa Francesco, che – vista la situazione – ha inviato nuovamente il suo inquisitore in Cile per approfondire le indagini, preannunziando che avrebbe scritto una lettera “alla Chiesa cilena” resa nota oggi dalla stampa locale.
Un testo pieno di mea culpa e di richiesta di perdono, reso noto lo stesso giorno in cui si è saputo di un altro presunto scandalo sessuale in Bolivia, dove il vescovo Toribio Ticona Porco, che sarà consacrato cardinale il prossimo 29 giugno, è accusato di avere figli e una moglie segreta. “Solo falsità”, assicurano in Vaticano, dove si è propensi a pensare che il neo porporato sia stato calunniato da ambienti tradizionalisti per essere amico del presidente boliviano Evo Morales. Il caso, comunque, è aperto ed è andato ad aggiungersi alle “spine” cilene e alla vergogna che, proprio in questi giorni, ha travolto negli Usa un'altra arcidiocesi, Minneapolis, condannata a pagare 210 milioni di dollari per risarcire 450 vittime di abusi sessuali da parte del clero, secondo quanto detto dal vescovo diocesano Bernard Hebda, con tanto di “scuse, richiesta di perdono e invito alle vittime a denunziare le violenze”, con toni che ricalcano in pieno le indicazioni del papa contenute anche nella lettera alla Chiesa cilena.
"Tutto il processo di revisione e purificazione che stiamo vivendo – si legge infatti nel testo scritto ai cattolici cileni che, si apprende Oltretevere, il papa ha redatto di suo pugno e quasi di getto - è possibile grazie allo sforzo e alla perseveranza di persone concrete, le quali anche contro ogni speranza o discredito, non si sono stancate di cercare la verità. Mi riferisco alle vittime degli abusi sessuali, di potere e d'autorità e a coloro che a suo tempo hanno creduto loro e le hanno accompagnate. Vittime il cui grido è arrivato al cielo".
Per questo, scrive Bergoglio - vorrei ancora una volta ringraziare la perseveranza e il coraggio di tutte loro. Questo ultimo tempo, è tempo di ascolto e discernimento per arrivare alle radici che hanno permesso che tali atrocità si producessero e si perpetuassero, e così trovare soluzioni allo scandalo degli abusi non con strategie meramente contenitive - imprescindibili però insufficienti - ma con tutti i mezzi necessari per poter assumere il problema nella sua complessità".
"Durante gli incontri con le vittime - rivela il Papa, che nei prossimi giorni riceverà in Vaticano un altro gruppo di vittime cilene - ho constatato come la mancanza di riconoscimento e di ascolto delle loro storie, come pure il riconoscimento e l'accettazione degli errori e delle omissioni in tutto il processo, ci impedisce di andare avanti". Secondo Francesco, "oggi sappiamo che la miglior parola che possiamo dire di fronte al dolore causato e' l'impegno per una conversione personale, comunitaria e sociale che impari ad ascoltare e a custodire specialmente i più vulnerabili. È pertanto urgente generare spazi nei quali la cultura dell'abuso e della copertura non sia lo schema dominante; dove non si confonda un atteggiamento critico e di domanda con il tradimento". Per il Papa, del resto, "la cultura dell'abuso e della copertura è incompatibile con la logica del Vangelo perché la salvezza offerta da Cristo è sempre un'offerta, un dono che reclama ed esige la libertà.
Da qui l'invito del Pontefice a “tutti i centri di formazione religiosa, le facoltà teologiche, gli istituti terziari, i seminari, le case di formazione e di spiritualità a promuovere una riflessione teologica che sia capace di essere all'altezza del tempo presente, di promuovere una fede matura, adulta, che assuma l'humus vitale del popolo di Dio con le sue ricerche e le sue domande. Saremo fecondi nella misura in cui potenzieremo comunità aperte dal loro interno e così si libereranno dei pensieri chiusi e autoreferenziali pieni di promesse e miraggi che promettono vita ma che in definitiva favoriscono la cultura dell'abuso".
"Questa certezza - conclude il Papa - ci muove a impegnarci per generare una cultura nella quale ogni persona abbia diritto di respirare un'aria libera da ogni tipo di abuso. Una cultura libera dalle coperture che finiscono col viziare tutte le nostre relazioni. Una cultura che di fronte al peccato generi una dinamica di pentimento, misericordia e perdono. E di fronte al delitto, la denuncia, il giudizio e la sanzione".