Economia
December 05 2019
In Europa solo la Norvegia ha le accise sul carburante più alte dell'Italia e per il prossimo triennio l'esecutivo giallorosso si prepara a dare l'ennesima stangata tasche degli italiani.
Tra i 1.400 emendamenti alla prossima legge di bilancio ce n'è infatti uno che prevede di ritoccare al rialzo le accise per il triennio 2021-2024. La modifica alla clausola di salvaguardia sulle accise va a determinare maggiori entrate per 868 milioni di euro per il 2021, 732 mln per il 2022, 1,522 miliardi di euro nel 2023 e 1,243 mld nel 2024.
L'unico modo per evitare l'aumento è tentare, nella manovra del prossimo anno, di sterilizzare tali clausole, ma con ogni probabilità si prospetta un aumento che andrà a incidere sulle percentuali già ora bulgare della peso delle accise su un litro di benzina che superano il 46,6% del prezzo di 1 litro di carburante.
Le accise sono delle imposte sulla fabbricazione e sulla vendita di alcuni prodotti al consumo, che vanno a sommarsi ad altre tasse e ogni nazione ha le sue. A differenza dell’Iva, l'accise è un’imposta basata sulla quantità di prodotto venduto e non sul suo valore.
Su un litro di benzina, quindi, oltre a pesare un balzello del 46,6% va a gravare anche il 18% di Iva. Da qui si evince che il combustibile vero e proprio rappresenta il 35,4% del costo di un litro di benzina alla pompa.
Eppure in teoria - o per lo meno questo è lo spirito con cui le accise sono state introdotte nel 1935 - le accise servirebbero per affrontare un momento di emergenza nazionale. Nel '35 quell'emergenza si chiamava guerra d'Abissinia e lo Stato aveva la necessità urgente di affrontare una spesa imprevisa e per questo decide di tassare il carburante. In seguito, ogni aumento è stato giustificato da un'emergenza nazionale o da un intervento a salvaguardia dell'ambiente.
Nel 1956, per esempio, c'era stata la guerra di Suez e nel '63 il crollo della diga del Vajont. Poi era stata la volta dell'alluvione di Firenze (1966), del terremoto del Belice (1969), del sisma del Friuli (1976) e di quello dell’Irpinia (1980).
Nel 1995, però, con il decreto Dini il centrosinistra aveva deciso di unificare tutti gli interventi straordinari e di introdurli nella fiscalità generale. Anche la legge di stabilità del 2013 ha reso strutturali altri interventi successivi giustificando l'aumento delle accise (e quindi del costo del carburante) per finanziare questo o quel progetto pubblico (dal Fondo Unico per lo Spettacolo all'Ecobonus). L'ultima volta che il prezzo delle accise è stato ritoccato (dello 0,0024 euro al litro) è stato sotto il governo Renzi nel 2015.
Lo scorso anno l'ex vicepremier Matteo Salvini è riuscito con tenacia e determinazione a evitare un nuovo aumento che era nell'aria da tempo, giustificato dal progetto della cosiddetta green tax, ma ora la mazzata sulla testa degli italiani è pronta a abbattersi di nuovo.
L'opposizione ha giurato battaglia puntando il dito verso un esecutivo che sta iniziando a mostrare il proprio vero volto, pronto a alzare tasse e balzelli facendo pagare il conto agli italiani. "Anche su questo cercheremo di fare argine" ha commentato Salvini.
Del resto già ora l'Italia è tra i Paese europei dove il costo delle accise sul carburante è più elevato. Per quanto riguarda la benzinale tasse sono più alte per Norvegia (0,778 euro/litro), Italia, Finlandia (0,703 euro/litro), Francia (0,683 euro/litro) e Germania (0,655 euro/litro), mentre i 5 Paesi dove sono più basse sono Bulgaria (0,363 euro/litro), Ungheria (0,380 euro/litro), Polonia (0,391 euro/litro), Cipro (0,429 euro/litro) e Lituania 0,434 euro/litro.
Analogo discorso vale per i diesel: le cinque nazioni con meno tasse sul gasolio del 2019 sono Bulgaria (0,330 euro/litro), Lussemburgo (0,338 euro/litro), Polonia (0,343 euro/litro), Lituania (0,347 euro/litro) e Ungheria (0,349 euro/litro). Mentre il diesel csta caro in Italia, Belgio (0,6 euro/litro), Francia (0,594 euro/litro) e Finlandia (0,530 euro/litro).