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Spencer Platt/Getty Images
Economia

Accordi commerciali: gli obiettivi di Trump

Europa, Asia, America, Medio Oriente: dove sono gli interessi commerciali di Donald Trump? Rispondere a questa domanda è impossibile, ma di certo sappiamo che il nuovo Presidente americano ha intenzione di riprendere in mano tutti gli accordi di libero scambio ratificati dagli Stati Uniti per valutarne personalmente vantaggi e svantaggi per il paese. 

E' stato l'addetto stampa di Trump in persona, Sean Spicer, ad informare il pubblico in merito all'inizio di una nuova era per le relazioni commerciali di Washington. Una fase storica che, in linea con lo slogan "America First", metterà al primo posto gli interessi della forza lavoro americana. Ricorrendo, per fare più in fretta, al sistema degli ordini esecutivi.

La politica commerciale nell'era Trump

Se la questione della Trans-Pacific Partnership (TPP) può ormai essere considerata archiviata, con buona pace di nazioni come Giappone e Australia, che molto difficilmente riusciranno a portare avanti l'accordo continuando a escludere sia Cina che Stati Uniti (anche perché, con un mercato di sbocco così ridotto, anche la convenienza economica del patto viene meno), resta da capire che cosa significa modificare gli accordi commerciali esistenti per tutelare le esigenze della forza lavoro locale.

Il caso Nafta

Il prossimo bersaglio del Presidente sarà certamente il Nafta, l'Accordo di Libero Scambio dell'America del Nord, che unisce quindi i mercati di Stati Uniti, Canada e Messico, operativo già da più di vent'anni ma che Trump ha etichettato in campagna elettorale come il peggiore patto commerciale della storia. Il motivo? L'area di libero scambio americana avrebbe permesso a tante aziende statunitensi di delocalizzare le loro produzioni togliendo così preziose opportunità di lavoro al paese. Dopo il Nafta, arriverà certamente anche il turno dell'Europa, e probabilmente il tanto chiacchierato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), già mal visto sia nel Vecchio che nel Nuovo Continente, realisticamente non uscirà mai dallo status di bozza.

Cosa vuole Trump

L'irruenza e l'imprevedibilità delle posizioni del Presidente americano hanno portato tanti analisti a concludere che, anche dal punto commerciale, capire o addirittura anticipare quale sia il suo disegno, sempre che ne esista uno, sia impossibile. Eppure, c'é chi crede che esista un minimo di coerenza nei proclami di Trump. "Il Presidente ha detto di essere disponibile a negoziare un accordo con il Regno Unito", ha spiegato Sow Keat Tok, docente all'Asia Institute dell'Università di Melbourne. "Tanti analisti hanno accolto la notizia con grande sorpresa, ma a dire il vero anche quando ha attaccato la Tpp Trump ha sottolineato l'inutilità di negoziare nuove alleanze con paesi con cui Washington ha già degli accordi. Qualcosa di simile è successo col Nafta: patto da buttare, secondo il Presidente, ma non per tornare all'isolazionismo, quanto per rinegoziare sia col Canada che col Messico un pacchetto di misure migliori, o quanto meno più al passo coi tempi".

Il vantaggio degli accordi bilaterali

E' molto difficile credere che alla base dello scetticismo di Trump nei confronti della Nafta ci sia il relativo disinteresse dell'accordo verso la protezione dei diritti dei lavoratori e l'ambiente. Tuttavia, è certamente vero che gli accordi bilaterali sono più facili da gestire e permettono all'America di offrire condizioni diverse ai singoli paesi, continuando però a mantenere il canale commerciale aperto e funzionante.

"Quella di Trump sarà una Presidenza imprevedibile, e questo concetto è diventato chiaro ancora prima dell'insediamento formale del nuovo leader americano", conclude Tok. "Per provare a capire cosa succederà, quindi, non ci resta che giocare la carta dell' America First e immaginare cosa Trump possa valutare come più conveniente per rilanciare l'economia nazionale. Al momento, la risposta più plausibile sembra quella degli accordi bilaterali".

Da un punto di vista legale, Trump ha tutto il diritto di negoziare nuovi patti commerciali. Tuttavia, per renderli effettivi è necessaria l'approvazione del Congresso.

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