L'accordo Ita-Lufthansa rischia di saltare, per colpa di Bruxelles

È la settimana decisiva per le nozze tra Ita e Lufthansa. Le trattative continuano e il dossier con l’accordo continua a viaggiare tra Bruxelles, Roma e Francoforte, con continui stop e rimandi. Ma è una corsa contro il tempo e se l’Unione Europea non darà il via libera il rischio, maggiore, è per la compagnia italiana al 100% del Tesoro. Ma c’è ancora tempo.

A gennaio l’antitrust europea ha messo in standby l’intesa italo-tedesca chiedendo “misure correttive”, per salvaguardare le norme sulla concorrenza. Il 6 maggio sono arrivate a Bruxelles le proposte studiate da Roma e Francoforte sullo scalo di Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa e su quelle a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada. Ma non sono bastate. Sono state considerate insufficienti. E allora entro le prossime ore è atteso un nuovo pacchetto, con le modifiche richieste. Intanto la Commissione europea è impegnata nel market test (la simulazione di mercato per valutare l'impatto delle proposte sull'equilibrio della concorrenza nei cieli europei) che dovrebbe concludersi oggi, Ma senza i miglioramenti attesi, il no alle nozze resta concreto nell’aria. Il verdetto finale è atteso entro il 4 luglio.

L’Europa chiede di cedere molti più slot di Linate: il 30% contro l’11/12% proposto da Ita e Lufthansa. E su questo l’apertura ci sarebbe. Ma il vero nodo, ciò che sembra mettere più a rischio l’esito di luglio, è sulle rotte a lungo raggio. Qui sono anche i partner americani della compagnia tedesca, cioè United Airlines e Air Canada, che dovrebbero rinunciare ad una parte dei profitti sui voli Usa-Europa. Certo Roma e Francoforte possono decidere di cedere sugli slot di Linate, sacrificando 175 milioni di euro di ricavi, cioè oltre 100 milioni in più rispetto alle misure inviate il 6 maggio. Ma assai più complicato aspettarsi dalle americane di rinunciare ai guadagni per salvare nozze a cui non partecipano come investitori. Quindi si sta mettendo in mano a “terzi” l’esito dell’operazione?

Si tratta ancora e c’è ancora tempo, ma la continua richiesta di Bruxelles di sacrifici e di condizioni onerose economicamente potrebbe portare Lufthansa a ritirarsi dall’accordo che prevede 325 milioni di euro per il 41% del capitale. Questo o la bocciatura dell’Unione Europea all’accordo aprirebbero un futuro molto nero per Ita. Per dirla con l’amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary, “andrà in bancarotta e scomparirà”. Ita ha chiuso il 2023 sfiorando il pareggio, mentre tutte le compagnie europee hanno registrato alti utili. Una perdita netta di 5milioni, una sorta di miracolo (grazie anche al caro biglietti dell’ultimo anno) se si pensa agli oltre 480 milioni dell’anno precedente. Quasi 5mila dipendenti e 85 aerei, per tutto il 2025 il Mef, dopo la ricapitalizzazione di 1,35 miliardi autorizzata da Bruxelles, non può più versare un euro. I 325 milioni di Lufthansa servono eccome. Anche perché nel medio e lungo termine Ita si troverà davanti a pesanti esborsi, soprattutto per pagare i nuovi Airbus già acquistati. I problemi di cassa ci potrebbero essere a partire dall’autunno, non solo se arrivasse il no di Bruxelles, ma anche se la decisione dovesse essere ancora rimandata.

L’alleanza con Lufthansa per la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia è l’ancora di salvezza, per i conti e per restare e rafforzarsi sul mercato europeo e internazionale. Ma anche per Francoforte il mancato accordo significherebbe perdere la maggiore penetrazione in un mercato, quello italiano, considerato molto ricco di opportunità.

E poi c’è la questione politica. Gli equilibri interni all’Unione innanzitutto. Tante le voci crescenti su pressioni francesi con Air France che vorrebbe avere vantaggi dall’accordo e non è disposta a perdere troppo spazio sul mercato italiano. E uno stop di Bruxelles all’intesa Ita-Lufthansa rischierebbe di essere vista e vissuta come un’azione contro l’Italia, tanto che la domanda di molti è: “perché l’accordo tra Air France-Klm e Sas non fu così “controllato”?”. Alla luce di tutto questo c’è chi fa notare come di rinvio in rinvio si è arrivati a inizio luglio per il verdetto finale. Dopo le elezioni europee. Per evitare che un possibile veto (forse già più che nell’aria) influisca sul voto?

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