Addio a Alexander Shulgin, il papà dell'ecstasy

"Ho capito che l'intero universo può essere contenuto nella mente e nello spirito. Possiamo scegliere di non trovare l'accesso, ma dobbiamo sapere che esiste, che è dentro di noi e che ci sono chimici che possono renderlo alla portata di tutti". Così scriveva nel 1960 a proposito della sua prima esperienza con la droga il chimico statunitense Alexander Shulgin morto il 3 giugno, a 88 anni, per un cancro al fegato.

Shulgin è conosciuto come il "papà dell'ectsacy", l'uomo che ha sperimentato e provato sul suo corpo ben 200 tipi diversi di droga. A lui si deve, ad esempio, la scoperta dell'MDMA, la metanfetamina alla base dell'ecstasy.

A metà degli anni '70 trovò il modo di sintetizzare l'ectsasy che definiva "Un Martini con poche calorie". Convinto dei suoi effetti benefici, Shulgin spinse lo psicologo Leo Zeff a provarla sui suoi pazienti in ambito terapeutico.

"Grazie a Shulgin e ai suoi studi medici gli effetti positivi dell'MDMA sono noti anche a noi - scrive oggi l'International Business Times - oggi sappiamo che può essere usata per combattere l'ansia e i disturbi da stress post traumatici".

A dare l'annuncio della sua morte è stata la moglie Ann che su Twitter scrive: "Sasha è morto oggi, esattamente alle cinque del pomeriggio. Era circondato da tutta la famiglia e ascoltava musica da meditazione buddista. Se ne è andato in pace, senza struggimento". Figlio di immigrati russi Shulgin si era laureato in chimica ad Harvard e aveva lavorato per anni alla Dow chemical company, una delle più grandi aziende chimiche del mondo.

Le prime sperimentazioni con le droghe erano iniziate negli agli anni '50 in un piccolo laboratorio domestico e quando gli effetti erano positivi condivideva il suo "viaggio" con la moglie e gli amici. Il tutto veniva fatto con il beneplacito delle autorità: pur essendo a conoscenza della sua attività, la Drug enforcement administration (Dea) lo proteggeva in cambio delle sue consulenze.

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