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Adolescenti: l'età della «lama». Cronache minorili di suicidi e accoltellamenti

Nel mondo ogni undici minuti un bambino o un adolescente si uccide. In Italia dal lockdown a oggi l’incremento dei tentati suicidi nella fascia giovanile segna un più 40 per cento solo all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Nell’ultimo biennio, poi, c’è un tentativo di suicido al giorno tra chi ha meno di 18 anni con un aumento del 75 per cento rispetto al 2019. Il caso di Leonardo Calcina, a Senigallia, che si è sparato con la pistola di ordinanza sottratta al padre vigile urbano è solo l’ultimo, clamoroso finito sui giornali. Si è detto che Leo era vittima di bullismo, che ha chiesto aiuto inascoltato ai professori, che nella stessa scuola l’istituto superiore «Alfredo Panzini» dove si studia per diventare cuochi o maître, addetti al ricevimento o allenatori sportivi i casi di bullismo sono la quotidianità tanto che un’altra ragazzina ha scritto alla mamma del ragazzino suicida: «Ho rischiato di fare la sua fine». La colpa di Leo? Andare bene a scuola, essere un esempio positivo che il branco rifiuta. Spiega il professor Maurizio Pincherle - si veda l’intervista in queste pagine - che per anni ha operato nella sanità marchigiana: «I suicidi sono la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, tra i giovani e i giovanissimi, ma fin quando non irrompe la cronaca non interessano». Ma la cronaca restituisce anche un altro spaccato del disagio giovanile: quello dove sono gli adolescenti a essere protagonisti di violenza. Cala il numero dei reati, ma ne aumenta la gravità e diminuisce in modo drammatico l’età di chi delinque. Centro di ricerca interuniversitario su criminalità e innovazione Transicrime ha fatto uno studio approfondito. Nel 2022-2023, oltre il 50 per cento dei «primi reati» è stato commesso prima dei 15 anni; nel 2015-2016 si era al di sotto del 32 per cento. L’età media si è abbassata di un anno: il primo reato oggi si commette a 15,6 anni. Sconcertante è che alla base non c’è un disagio economico, ma il mero esercizio di violenza perché oltre sette ragazzi su dieci che delinquono non provengono da famiglie con problemi di sussistenza. È invece la dipendenza da sostanze a incidere - la percentuale di chi fa uso di droghe è passata dal 42 al 63 per cento – e la disgregazione familiare: il 71 per cento vive con un solo genitore e se solo la madre è lavoratrice, l’età media di chi fa il primo reato cala a 15,2 anni (rispetto ai 15,6). Lo scorso anno i minori hanno assassinato per 19 volte, le violenze sessuali sono aumentate di oltre l’8 per cento (i casi sono 968) i reati commessi nella fascia 14-17 anni sono 31.173 di cui il 54 per cento commesso da stranieri. Gli episodi più crudi sono quelli di Mara Campai uccisa a Viadana (MN) in settembre da un ragazzo di 17 anni in un garage. Lui ha dichiarato. «L’ho fatto per vedere cosa si prova ad ammazzare». C’è il caso del vicesindaco di Garzeno (CO) - Candido Montini - freddato da un nipote di 17 anni come sospettano i carabinieri. L’ultima moda violenta è girare con il coltello in tasca. A Milano, uno studente di 15 anni è stato trovato con coltello mentre cercava una professoressa: lo hanno arrestato. A Castelgugliemo, nel Polesine, alla scuola Pio Mazzucchi è stato fermato un bambino di 11 anni col coltello in tasca. A Ferentino, nel Lazio, davanti al liceo classico «Martino Filetico» uno studente di 16 anni ha accoltellato un compagno di classe durante una rissa. Alla media San Francesco di Biella una ragazzina di 14 anni aveva un coltello nello zaino e quando professori e preside le hanno detto di non guardare il cellulare in classe lei ha fatto vedere l’arma come avvertimento. E questi sono solo alcuni titoli.

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