Adrian, l'arma difensiva anti-drone che l'Italia fornirà a Kiev
Dopo quelli americani, consegnati all'esercito di Kiev alla fine di ottobre, anche l'Italia potrebbe inviare alle forze ucraine i suoi sistemi elettronici anti-drone, inserendoli nel sesto pacchetto di aiuti militari approvato dal Consiglio dei ministri, provvedimento che autorizza quanto concordato in sede Nato ed estende il supporto difensivo italiano a Zelensky per tutto il 2023. Nel caso dei sistemi anti-drone realizzati da Elettronica Group (partecipata da Leonardo-Thales), gli Adrian, si tratta di una contromisura del tutto difensiva in dotazione anche alle nostre Forze armate che si basa sull'emissione di energia concentrata e sull'analisi delle caratteristiche dei segnali e delle “impronte” tipicamente prodotte da sistemi aerei a pilotaggio remoto. Il nome è in realtà la sigla di Anti drone interception acquisition neutralization), e tra quelli esistenti è considerato tra i più avanzati.
Presentato nel 2017, Adrian per funzionare utilizza congiuntamente i rilevamenti di un radar, quelli ottici (anche infrarossi), analizzatori acustici e misuratori di campi elettromagnetici tipici dei segnali di comando e controllo dei droni. Tutte le informazioni vengono poi elaborate da speciali algoritmi per presentare all'operatore il quadro della situazione e disporre la controffensiva. Il sistema può anche aiutare a localizzare emissioni di debole intensità, ovvero riesce a contribuire alle operazioni necessarie per rintracciare la postazione dalla quale la minaccia viene comandata. Stando alle caratteristiche l'arma dovrebbe essere efficace contro i droni definiti che volano a bassa quota, che sono piccoli e lenti, e che vengono usati per colpire in ambiente urbanizzato. Questi non sono facilmente individuabili con le contromisure elettroniche tradizionali.
Un altro vantaggio di Adrian è la sua configurazione modulare, che consente di realizzare ogni esemplare di sistema secondo le caratteristiche dei bersagli da identificare e neutralizzare. Tipicamente un tale congegno, sia esso installato in postazione fissa oppure mobile, blocca i segnali di comando e controllo, nonché impedisce al drone la ricezione dei segnali Gps – quindi emessi dai satelliti - dei quali necessita per navigare. Non è ovviamente efficace contro sistemi di grandi dimensioni, veloci e dotati di autopiloti indipendenti dai segnali satellitari. Nel marzo scorso, durante l'esercitazione Nato svoltasi a Sestriere, elettronica Group aveva proprio mostrato la versione mobile e avanzata del suo sistema. Tali congegni si rivelano utili soprattutto per la protezione di siti sensibili come centrali energetiche, basi logistiche e aeroporti. Proprio in questi ultimi le esperienze accumulate dalle forze Nato in Afghanistan hanno dimostrato che l'uso armato di droni leggeri, spesso di provenienza commerciale, può causare danni significativi. Sempre più voci dagli ambienti militari parlano della possibilità che l'Italia invii in Ucraina anche sistemi missilistici di Difesa, probabilmente del tipo Aspide o Samp-T, realizzati da Mbda tra La Spezia e Fusaro (Na), ed anche razzi anticarro Spike di costruzione israeliana.
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