Musica
January 06 2019
Cantautore, showman, attore, regista, sceneggiatore, autore televisivo, telepredicatore, guru ambientalista, autoproclamatosi "re degli ignoranti", ma soprattutto il Molleggiato per il suo inconfondibile modo di ballare.
Tutto questo, e molto più, è Adriano Celentano, che oggi compie 82 anni nel pieno della sua instancabile attività.
Nato il giorno dell'Epifania del 1938 a via Gluck 14, "dove c’era l’erba ora c’è una città", l'artista milanese, icona della musica e della televisione italiana, ha pubblicato lo scorso anno il suo ultimo lavoro Adrian, un doppio album che comprenderà musiche, canzoni rivisitate e qualche inedito della graphic novel Adrian.
In oltre 60 anni di carriera discografica, si calcola che Celentano abbia venduto circa 200 milioni di dischi, risultando l'artista maschile con il maggior numero di dischi venduti nella storia della musica italiana.
I pantaloni scampanati, le magliette sempre aperte sul petto villoso e gli stivaletti beige con il tacco alto sono diventati presto la sua iconica divisa, mentre i suoi brani rock, inebriante mix tra Jerry Lewis, Elvis Presley e Ray Charles, hanno dato, alla fine degli anni Cinquanta, una salutare scossa alla musica popolare italiana, a partire dal suo primo, grande successo Il tuo bacio è come un rock del 1959.
Prima di Celentano, la musica leggera era affidata a cantanti impettiti, rigorosamente in giacca e cravatta, che interpretavano canzoni svenevoli con l’entusiasmo e con la partecipazione emotiva di un manichino. Non esisteva una musica scritta e composta appositamente per i giovani, i quali si arrangiavano con i 45 giri più “digeribili” presi in prestito dai genitori.
Nel 1961 Adriano presenta al Festival di Sanremo, in coppia con Little Tony, la scatenata 24 mila baci, canzone che, come Il tuo bacio è come un rock, è stata scritta da Pietro Vivarelli e Lucio Fulci su una musica di Celentano.
Il rocker milanese scandalizza il pubblico sanremese voltandogli le spalle, e girandosi solo dopo il cambio di tempo dell'orchestra. La sua 24 mila baci arriva seconda, ma trionfa nei negozi di dischi, con mezzo milione di 45 giri venduti in poche settimane.
Un anno dopo viene pubblicata Stai lontana da me, con musica di Bacharach e testo di Mogol, canzone con la quale nasce ufficialmente il Clan Celentano, una sorta di comune artistica dove il Molleggiato riunisce parenti come il nipote Gino Santercole o la fidanzata dell'epoca Milena Cantù e vecchi amici come Ricky Gianco, Miki Del Prete, Luciano Beretta, i Ribelli e Detto Mariano, dedicandosi anche alla ricerca di nuovi talenti.
La celebre C'era una volta il "Clan" è il titolo di una canzone del 1968 di Giorgio Gaber in cui viene descritta, con la consueta, graffiante ironia gaberiana, la fine ingloriosa, tra avvocati e citazioni in tribunale, dell'esperienza del Clan.
Poco male: la carriera di Adriano è in costante ascesa, i suoi "musicarelli" sbancano al botteghino e proprio mentre gira Uno strano tipo conosce Claudia Mori, di cui si innamora follemente, dando vita a un sodalizio artistico e professionale che va avanti da oltre sessant'anni. Nel 1964 si sposano in gran segreto di notte, nella chiesa di San Francesco a Grosseto.
Dal matrimonio nascono tre figli: Rosita nel 1965, Giacomo nel 1966 e Rosalinda nel 1968.
Nel decennio compreso tra il 1976 e il 1986, Celentano è il re incontrastato del box office, con lo strepitoso successo dei film Bluff, Il burbero, Il bisbetico domato e Lui è peggio di me.
Dopo l'ecologismo antimodernista de Il ragazzo della via Gluck e Un albero di 30 piani, la sua Svalutation, analisi della situazione politica italiana del 1976, anni duri caratterizzati dall'inflazione e della nascita del terrorismo, è una sorta di manifesto economico del Celentano-pensiero a tempo di rock.
Verso la fine degli anni Novanta, quando le cassandre della critica musicale preconizzavano il declino della sua stella, Celentano tira fuori dal cappello un tris d’assi: l’album di duetti con l’amica Mina, Mina Celentano del 1998, in grado di superare il milione e seicentomila copie vendute, e i due dischi Io non so parlar d'amore del 1999 e Esco di rado e parlo ancora meno del 2.000, realizzati insieme a Mogol e Gianni Bella, che confermano nelle mani del Molleggiato lo scettro di indiscusso re della canzone italiana.
Il trionfale ritorno dal vivo avviene, dopo anni lontani dal palchi, nel 2012 con due concerti all'Arena di Verona, un evento dal titolo Rock Economy trasmesso su Canale 5, che fa registrare una media di oltre 9 milioni di spettatori, divenendo uno dei programmi Mediaset più visti del decennio.
Noi vogliamo rendere omaggio all’imperatore (del rock) Adriano attraverso le sue 10 canzoni più belle e importanti, in ordine rigorosamente cronologico.
Con Il tuo bacio è come un rock, grazie anche ai testi di Piero Vivarelli e Lucio Fulci, Celentano vince il 13 luglio 1959 il Festival di Ancona, vendendo, nella prima settimana, ben 300.000 copie, stazionando in prima posizione per due settimane nella classifica dei 45 giri più venduti. Nel brano suona la chitarra ritmica Giorgio Gaber, che intraprenderà subito dopo la sua attività solista e quella in duo con Enzo Jannacci con lo pseudonimo I Due Corsari.
Composto da Pietro Vivarelli, Lucio Fulci e Adriano Celentano, l’energico brano rock, presentato al Festival di Sanremo del 1961 insieme a Little Tony, arrivò al secondo posto della kermesse canora. L'artista milanese scandalizzò allora il pubblico voltandogli le spalle, e girandosi solo dopo il cambio di tempo dell'orchestra. O tempora, o mores.
Una ballata folk, assai diversa dai suoi inni rock degli anni precedenti, dall’impronta autobiografica, ecologista e antimodernista contro l’urbanizzazione selvaggia di Milano negli anni Sessanta. Indimenticabili i versi “Là dove c'era l'erba ora c'è una città/ e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?”. Il successo del 45 giri suggerì a Celentano e al suo Clan l'idea di pubblicare un album nel 1968 con lo stesso titolo.
Uno dei duetti più famosi di Celentano con Claudia Mori, il cui testo, scritto da Beretta e Del Prete, elogia il matrimonio e la vita di coppia con i consueti toni predicatori, che si attirano le accuse di antidivorzismo, mentre la musica di Paolo Conte e Michele Virano si trasforma da un'introduzione lenta a un valzerone da balera.
Azzurro, firmata da Paolo Conte (entrato nel Clan Celentano come autore nel 1966) è ritenuta non solo una delle più belle canzoni italiane di sempre, ma anche una delle più rappresentative, contendendo a Volare di Modugno il ruolo di inno pop da esportazione. Musicalmente, Azzurro è un brano singolare, una sorta di marcetta che ha i suoi punti di forza nel contagioso ritornello e nello scintillante arrangiamento orchestrale di Nando de Luca.
Lato B del 45 giri di Azzurro, Una carezza in un pugno è stata scritta da Gino Santercole, nipote di Celentano, e da Nando de Luca, che ne cura anche l'arrangiamento, con una melodia sinuosa e un’indimenticabile introduzione con archi e fiati. Nel delicato coro femminile è presente anche Claudia Mori, moglie di Celentano.
“Questa canzone è cantata in una lingua nuova che nessuno capirà; avrà un solo significato: amore universale”. Così ha dichiarato all’epoca Celentano a proposito di Prisencolinensinainciusol, da molti considerata la prima canzone rap del Novecento. "I fatti stanno nelle date. Prisencolin nacque nel 1972. E gli stessi americani in questi giorni dicono che il rap negli Stati Uniti iniziò dieci anni dopo. E a dire il vero anch' io mi ricordo così", ha detto Adriano in un'intervista del 2009. Nel 1992 è stata stampata una versione in LP e CD con due remix: Molella Remix e Fargetta Remix, mentre nel 2016 Prisencolinensinainciusol è stata inclusa nell'album Le migliori con un remix prodotto da Benny Benassi, dove Mina canta alcune parti del brano.
Susanna, canzone scelta come brano di punta dell’album I miei americani ed estratta come singolo, è il rifacimento in chiave reggae di una canzone del gruppo olandese VOF de Kunst (The Art Company). I miei americani è stato uno dei più venduti a cavallo dei due anni, e in un certo senso è tra i più importanti della carriera di Celentano, il quale, accantonato il cinema e i concerti dal vivo, ha confermato e accresciuto così la sua popolarità, creando le premesse per una serie di fortunate stagioni televisive e discografiche.
Un brano tipicamente “battistiano”, non a caso scritto dagli Audio 2, che ha trascinato il clamoroso successo dell'album Mina Celentano (oltre un milione e seicentomila copie) grazie a un refrain sapiente che si attacca alla corteccia cerebrale e non se ne va più.
Una delle più bella canzoni d’amore degli ultimi vent’anni, scritta a sei mani da Gianni Bella (musica), Mogol (testo) e Fio Zanotti (arrangiamento) e pubblicata nell'album Io non so parlar d'amore, che è rimasto per 101 settimane consecutive nella top 50 della hit parade italiana, vendendo 2 milioni di copie. Indimenticabile l’incipit “Io non so parlar d'amore /l'emozione non ha voce/E mi manca un po' il respiro/se ci sei c'e' troppa luce”.