Televisione
October 28 2013
"Io voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza, perchè saranno loro, libertà e bellezza, a dirci come essere felici". La frase fa parte di un famoso ed appassionante discorso pronunciato da Adriano Olivetti dinanzi agli operai della sua fabbrica, ad Ivrea. Ed ha rappresentato l'idea guida che ha ispirato la miniserie Adriano Olivetti- la forza di un sogno, in onda lunedì 28 e martedì 29 ottobre in prima serata su Rai1. Prodotto dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi, racconta la vita privata e professionale dell'uomo che costruì il primo computer al mondo, grazie anche all'intuizione e al lavoro del figlio Roberto e che, nel secondo dopoguerra, portò l'azienda italiana delle macchine da scrivere a diventare una delle più competitive anche a livello internazionale.
Nel ruolo di Adriano Olivetti, ingegnere, politico e uomo di cultura, c'è Luca Zingaretti in pausa dal Commissario Montalbano. I personaggi che ruotano intorno al protagonsita sono quelli che, nel bene e nel male, gli sono stati vicino e hanno accompagnato la sua breve ma intensa esistenza. Stefania Rocca è Karen Bates, l'aviatrice americana che Olivetti da giovane aveva salvato dai nazisti e che, successivamente, incontrerà ignorando però il suo nuovo ruolo: inviata speciale della CIA per spiare le sue mosse e la sua azienda. Questa figura nella storia televisiva è vagamente romanzata. Massimo Poggio interpreta il compagno d'infanzia Mauro Barale che lo tradirà passando alla concorrenza. Nel ruolo della stupenda prima moglie c'è Francesca Cavallin, mentre Grazia, la seconda moglie è interpretata da Elena Radonicich. Roberto Accornero si cala nella parte di Enrico Fermi e Francesco Pannofino è Dalmasso, il noto industriale novarese che fu strenuo e acerrimo oppositore di Adriano Olivetti e delle sue idee progressiste. Dalmasso non perde occasione di rinfacciare a Olivetti che il miglioramento delle condizioni di lavoro volute per i suoi operai, porterà presto gravi danni agli stessi imprenditori.
La regia di Michele Soavi è significativa: Soavi è il nipote di Adriano Olivetti. "Ero un bimbo di soli tre anni e mezzo" svela, "quando mio nonno è mancato. Aveva 59 anni ed è stato stroncato da un infarto improvviso. Ricordo ancora il suo sorriso quando lo svegliavo dal pisolino pomeridiano, che faceva seduto sulla poltrona preferita del salotto. Era a causa dei birilli di legno che mi aveva regalato lui stesso e con i quali mi piaceva giocare rumorosamente".
Soavi continua: "ho cercato di rendere il ritratto di una persona illuminata ma nello stesso tempo semplice e vicino alla gente. Forse per molti Adriano Olivetti è stato indecifrabile, ma lui aveva un grande sogno: voleva migliorare il nostro paese. E credeva che gli unici strumenti per poterlo fare fossero la bellezza e la libertà". Poi il regista ricorda che nonno Adriano amava camminare a piedi o in macchina alla ricerca di luoghi tranquilli nei quali potersi raccogliere a riflettere. Luoghi di grande bellezza che gli ispiravano le idee migliori. Inoltre il padre del regista, Giorgio Soavi, avendo lavorato per più di trent'anni in Olivetti, è stato in grado di dargli una visione esaustiva della grande personalità dell'imprenditore.
Il racconto televisivo inizia nel 1960. Il calcolatore elettronico a transistor prodotto dalla Olivetti, il primo in assoluto a livello internazionale, è pronto a sbarcare sui mercati statunitensi. Adriano Olivetti è nella fase principale della sua attività di imprenditore. Ma la mattina del 27 febbraio tutto all'improvviso si spezza bruscamente. Olivetti sale su un treno che deve portarlo in Svizzera ma muore d'infarto. Inizia a questo punto, un lungo flash back, secondo la più classica delle tradizioni della nostra fiction. Il piccolo Adriano ha solo 12 anni quando entra per la prima volta nell'azienda di famiglia. Alla morte del padre ne prende le redini e diventa leader della Olivetti. Le sue idee innovative destabilizzano soci e imprenditori avversari, ma spesso anche gli stessi operai e i sindacalisti. L'andamento degli affari è positivo e la famosa Lettera 22 diventa un simbolo dell'Italia nel mondo al punto da essere esposta al MoMa di New York. Ma iniziano contrasti in famiglia che lo costringono a lasciare al fratello la guida dell'azienda. Senza la responsabilità della fabbrica, il giovane Adriano si dedica a progetti etici e di solidarietà.
La morte prematura e improvvisa del fratello lo induce a riprendere in mano le sorti dell'azienda. Intanto ha al suo fianco la giovane moglie Grazia che lo conforta e lo appoggia riuscendo a fargli superare la delusione per il tradimento dell'amico Mauro. Il percorso della Olivetti sarà ancora positivo e lungo. Non troppo, però: la morte è in agguato per interrompere il sogno di maggiori successi. Adriano, purtroppo, non potrà assistere alla crescita di sua figlia Laura, nata dal legame con la seconda moglie, Grazia.