Aerei, la carta d'imbarco del futuro sarà il nostro volto

Da fascinosa incognita relegata a libri e film di fantascienza, agli ingressi blindati di uffici segretissimi, il riconoscimento facciale è diventato un’abitudine quotidiana. Merito degli smartphone, dall’iPhone X, alla famiglia dei dispositivi Samsung e di altri produttori, tutti in grado di sbloccarsi con uno sguardo. È la naturale evoluzione, l’affermazione dell’identificazione biometrica, che presto invaderà altri luoghi. Riscriverà abitudini, a cominciare dagli aeroporti. Dove sarà superfluo trafficare con carte d’imbarco (per definizione introvabili quando servono) e documenti prima di salire sul prossimo volo.

A lui gli occhi

Basterà un’occhiata a un tornello elettronico, un istante d’attesa e saremo pronti per accedere a bordo. Saltando l’interazione con il personale al gate, sostituito da una procedura che snellisce la fila e rende più fluida la salita sul velivolo. Con un’incidenza positiva, si spera, sull’efficienza degli scali e un parallelo assottigliamento dei ritardi.

Sita

Ben oltre una visione

Sulla fattibilità del meccanismo c’è l’imprimatur della Sita, specialista della tecnologia applicata al trasporto aereo. La stessa che in molti scali anche nazionali ha installato i tornelli per il controllo automatizzato dei passaporti, altra innovazione che riduce le code, gestita da un funzionario di polizia davanti a uno schermo. Già in sperimentazione negli Stati Uniti, l’imbarco del futuro è «paperless» e «deviceless». Ovvero, mettendo da parte gli anglismi, senza carta e senza nemmeno lo smartphone, diventato il portafogli contemporaneo dei biglietti aerei.

Sorridere, prego

Funziona così, nel segno della massima automazione: il passeggero fa il check-in presso una macchinetta alle quale, all’occorrenza, affida la valigia. Dopo aver superato i controlli di sicurezza, inserisce il passaporto in un tornello automatico o lo presenta a un agente che, passandolo su uno scanner, ne acquisisce i dati, fotografia inclusa. Da quel momento in poi, non si dovrà più estrarre documento o «boarding pass». Raggiunto il gate, giunto il proprio turno d’imbarco, sarà sufficiente posizionarsi davanti all’obiettivo della fotocamera e attendere qualche secondo.

Sita

Il tempo necessario per confrontare lo scatto in memoria del sistema aeroportuale con il nostro volto. Che funge, dunque, da sistema di autenticazione. La procedura sarà progressivamente estesa a livello internazionale e fa compiere un passo in avanti alla rivoluzione in corso nel trasporto aereo, che punta su carburanti puliti, dà per scontata la presenza della connettività a bordo,preconizza scenari, persino, senza piloti.

Addetti di chip

Se in quota, tra hostess e comandante, l’elemento umano è destinato comunque a resistere a lungo, tra un gate e l’altro l’automazione è oramai una tendenza inarrestabile. Lo conferma un recente articolo del New York Times, dedicato proprio al futuro del volo, in cui la presenza di assistenti di terra robot, su ruote prima che su gambe, in grado di muoversi con agilità tra i passeggeri per rispondere alle loro domande, è data per acquisita. Solo questione di tempo prima che diventi massiccia. Certo, con un prezzo da pagare, al di là degli ovvi (e dolorosi) rischi di perdite di posti di lavoro: un’esperienza sempre più algida e impersonale. Persino nel raro, felice caso di un upgrade in business, sarà un lampo sullo schermo dell’imbarco biometrico a comunicarcelo, anziché il sorriso complice di una hostess.

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