Dal Mondo
September 22 2021
L'Afghanistan dei Talebani è una bomba ad orologeria. A pochi giorni dall'annuncio e dal successivo insediamento del nuovo Governo degli ex studenti coranici, dove non mancano i terroristi di Al Qaeda e i trafficanti di ogni tipo vedi quelli della "rete Haqqani", tra il 18 e il 20 settembre l'ISKP ha rivendicato sei attacchi con diversi ordigni esplosivi improvvisati e assassini mirati, cinque a Jalalabad (Afghanistan) e uno a Peshawar (Pakistan), dopo un silenzio durato dalla fine di agosto. Nessun dubbio sui responsabili visto che l'ISIS attraverso la sua agenzia stampa Amaq ha rivendicato gli attacchi compiuti dalla sua branca locale Islamic State Khorasan Province (ISKP): «Nella sua provincia di Khorasan, l'ISIS ha compiuto sei attentati in due giorni contro i combattenti Talebani a Jalalabad, provocando oltre 35 morti e feriti».
Si è trattato della prima azione coordinata (altri attacchi singoli c'erano già stati) dalla strage all'aeroporto di Kabul dove lo scorso 26 agosto morirono almeno 200 persone (di molte non si saprà mai nulla) e ci furono centinaia di feriti. Ormai è chiaro a tutti che nonostante le dichiarazioni muscolari di alcuni leader Talebani «Quando gli americani se ne saranno andati risolveremo noi il problema Islamic State Khorasan Province» le cose non andranno così. Le attività dell'ISIS-K preoccupano molto Russia, Cina, Iran e anche il Pakistan che con i Talebani ha sempre un rapporto a dir poco ambiguo, perché una nuova guerra civile (di questo si tratta) avrebbe conseguenze nefaste su tutta la regione. A tal proposito il premier pachistano Imran Khan sta cercando ormai da settimane di convincere i Talebani a far entrare nel Governo personalità uzbeke, tagike e hazara: «Dopo 40 anni di conflitto, un Governo inclusivo assicurerebbe pace e stabilità all'Afghanistan e all'intera regione» belle parole alle quali gli ex studenti coranici finora hanno risposto picche. Parole dure ha usato l'Iran che per bocca del suo presidente Ebrahim Raisi ha avvisato i Talebani: «Non permetteremo che gruppi terroristici e l'Isis si insedino vicino al nostro confine». Qui occorre dire però che la credibilità di Raisi e dell'Iran, uno degli sponsor globali del terrorismo, è pari allo zero.
Anche sul tema del traffico di oppio i Talebani avevano dichiarato che non lo avrebbero consentito ma la realtà è molto diversa visto che martedì 21 settembre come riferito dalla Reuters la Direzione dell'intelligence delle Entrate (DRI), principale agenzia anti-contrabbando indiana, ha reso noto di aver sequestrato nei giorni precedenti due container nel porto di Mundra (Gujarat occidentale) dove sono state trovate quasi tre tonnellate di eroina (2.988 kg) provenienti dall'Afghanistan per un valore stimato di 2,72 miliardi di dollari. Le autorità di Nuova Delhi hanno rivelato che «i container erano stati caricati da una ditta nella città costiera meridionale di Vijayawade e le indagini condotte finora hanno provato anche il coinvolgimento di cittadini afghani, che sono attualmente in carcere». I documenti di viaggio della merce attestavano che nei container c'erano «pietre di talco semilavorate provenienti dall'Afghanistan». L'eroina, almeno secondo i piani, doveva arrivare a Nuova Delhi ed erano stati spediti dal porto di Bandar Abbas in Iran al porto di Gujarat Mundra e le due persone fermate –come riportato dalla Reuters- avevano chiesto una licenza di import-export basata su un indirizzo risultato poi essere di una casa a Vijayawada e situata nel distretto di Krishna, nello Stato federato dell'Andhra Pradesh.
Per tornare al terrorismo in Afghanistan, secondo l'analista Riccardo Valle: «L'ISKP sta prendendo tempo per riorganizzarsi in Afghanistan, al momento compiendo attacchi standard già utilizzati in passato contro il governo di Ghani nella città di Jalalabad, Nangarhar, una delle più colpite in passato da ISKP. Sicuramente il gruppo espanderà le proprie operazioni al di fuori di Jalalabad colpendo altre città, come Kabul, Herat, Kunduz, tutti luoghi dove il gruppo può scegliere se colpire Talebani o civili. SKP sicuramente è al corrente delle difficoltà dei Talebani nel controllo del territorio. Ancora di più, sanno che i Talebani non hanno alcuna esperienza in operazioni di anti terrorismo. Ieri l'intelligence talebana ha arrestato 40 persone collegate agli attacchi del 18-20 settembre, ma molto probabilmente la maggior parte sono criminali comuni o innocenti accusati da altre persone di essere membri di ISKP per risolvere faide personali. Un errore che anche il governo precedente ha spesso commesso».
Cosa possiamo prevedere per il futuro?
«Certamente l'ISKP potrà trarre vantaggio dalla campagna anti-Salafiti dei Talebani, i quali hanno chiuso due dozzine di centri religiosi salafiti nel Paese. Molti salafiti che prima non erano simpatizzanti di ISKP potrebbero sentirsi minacciati dalle azioni dei Talebani e ritenere che ISKP sia l'unico gruppo che può difenderli. Nei prossimi mesi, ritengo che vi saranno nuovi attacchi, non solo contro i Talebani, ma anche contro i bersagli tradizionali di ISKP: hazara, sciiti e dipendenti del Governo».