Lifestyle
January 16 2013
Nella primavera del 2002 un giovane fotografo, Giorgio Cosulich de Pecine, si appassiona a un progetto: percorrere il cuore dell’Africa in treno, fotografare i volti, i paesaggi, raccontare quell’immenso continente dall’insolito angolo visuale di uno scalcinato vagone ferroviario. Per realizzare quel sogno, ci vorranno sei anni, tre viaggi e l’aiuto di tre “fixer” africani, angeli custodi abilissimi sia nel trovare i cartoni su cui passare la notte tra i passeggeri in attesa alla stazione che nel corrompere i torvi poliziotti a caccia di mazzette e di rullini. Il risultato è Africa Express, un magnifico reportage per immagini che racconta diecimila chilometri sui treni dall’Etiopia a Gibuti, dal Mali al Senegal, dalla Tanzania allo Zambia.
Tra uno scatto e l’altro, Cosulich annota sul suo taccuino un diario di bordo che somiglia a un romanzo d’avventure: i binari rotti a causa della pioggia, le frustate della polizia, i venditori di qat che smerciano quell’erba a bordo treno, le misteriose soste in stazioncine in cui il capostazione passa il tempo a guardarsi i piedi, la preziosa solidarietà dei passeggeri che salva il fotografo dal sequestro dei rullini, perfino un deragliamento nel cuore della savana. E mette a fuoco il senso del suo progetto: raccontare «il viaggio dell’uomo, la fatica e lo sforzo che i singoli uomini mettono in gioco per raggiungere la propria meta».
Pubblicato dall’editore Postcart, Africa Express si apre con un racconto della poetessa somala Cristina Ali Farah che al tema del viaggio in Africa dedica questo pensiero: "Il viaggio ti segna fin dentro al corpo e non ritorni più come prima".