Economia
April 16 2020
40 giorni. Tanti sono passati da quando è cominciata la quarantena in Italia causa Coronavirus. Quasi 6 settimane, tempo in cui alle imprese non è arrivato un euro che sia uno. Una situazione incredibile e, soprattutto, tipicamente italiana. Ci vuole infatti meno di una settimana perché un'impresa svizzera, tedesca o inglese abbia a disposizione la liquidità a garanzia pubblica concessa dalle banche nazionali.
Ogni Paese del mondo sta facendo fronte alla più grave crisi economica degli ultimi 100 anni (paragonabile solo a quella del 1929) e sostenere le imprese messe in ginocchio dalle misure di contenimento della diffusione del Covid 19 è fondamentale.
Modello esemplare è quello elvetico. All'alba della diffusione del Coronavirus la Confederazione svizzera ha messo a disposizione delle imprese (piccole e grandi) 42 miliardi di franchi di cui 20 per far fronte nell'immediato alla crisi di liquidità sotto forma di fideiussioni.
I crediti fino a mezzo milione vengono garantiti al 100% dalla Confederazione a un tasso d'interesse dello 0% e vengono erogati in 5 giorni lavorativi direttamente sul conto delle imprese che non devono far altro che dichiarare (mediante la presentazione della dichiarazione dei redditi 2019) che hanno subito perdite a causa del lockdown da Coronavirus. Per prestiti superiori a 500.000 franchi fino a un massimo di 20 milioni avviene un'analisi di rischio più profonda e il denaro è garantito all'85% dalla Confederazione e al 15% dalla banca con un tasso d'interesse dello 0,5%. I crediti sono rimborsabili in 5 o 7 anni e la misura è valida fino al primo luglio 2020. Se qualcuno pensasse di fare il furbo la multa è di 100.000 franchi.
La Germania di Angela Merkel, invece, ha deciso di rendere illimitato il volume delle garanzie sui prestiti pubblici per imprese di varie dimensioni e ha ampliato la platea degli aventi diritto attraverso il nuovo Fondo per la stabilizzazione economica (Wsf) e il Kfw (l'Istituto di credito per la ricostruzione o Banca di sviluppo pubblica, assimilabile all'italiana Cassa depositi e prestiti).
Il budget è pari a circa 822 miliardi di euro (24% del Pil) come ricorda il servizio studi del Senato che ha realizzato l'analisi europea. Il Fondo per la stabilizzazione economica, in particolare, stanzia 600 miliardi di euro per sostenere le grandi aziende. Di queste risorse, 400 miliardi sono garanzie per i debiti di imprese colpite dalla crisi; cento miliardi vanno per prestiti o investimenti azionari nelle imprese e altri 100 miliardi di euro per sostenere il Kfw. La Germania, inoltre, non esclude l'ipotesi di poter ricorrere alla nazionalizzazione delle grandi imprese in caso le misure economiche non fossero sufficienti. Come accade in Svizzera l'accesso ai fondi è rapido e immediato e permette alle imprese di avere liquidità in 5 giorni.
La Francia ha approvato lo stanziamentodi 45 miliardi di euro a favore di famiglie e imprese (su un budget da 300 miliardi (12,4% del Pil) per risollevare l'intero sistema economico nazionale. Sul fronte imprenditoriale non esiste una differenza tra concessioni alle grandi imprese e alle piccole e per tutti vale il paletto del 25% del fatturato del 2019. Lo Stato garantisce al 90% con un tasso d'interesse dello 0,25%. Escluse dalle sovvenzioni le grandi aziende che distribuiscono i dividendi.
In Inghilterra, dove il Coronavirus sta incidendo sul 35% del Pil e la disoccupazione è crescita del 10% in due mesi, il governo ha annunciato un "pacchetto senza precedenti" di prestiti garantiti dal governo per un valore di 330 miliardi di sterline per le aziende colpite dal coronavirus. In precedenza, le autorità britanniche avevano fornito loro un sostegno al bilancio per 30 miliardi di sterline e la Banca d'Inghilterra (BoE) ha annunciato una riduzione inaspettata dei tassi di interesse dallo 0,75% allo 0,25%. Nel frattempo, la Banca d'Inghilterra ha ridotto il suo tasso di interesse principale allo 0,1%, un minimo storico adottato appena otto giorni dopo averlo fissato allo 0,25%.
Inoltre, il comitato di politica monetaria ha deciso all'unanimità di aumentare di 200 miliardi di sterline (234 miliardi di dollari, '216 miliardi) le partecipazioni della Banca centrale in titoli di Stato e obbligazioni societarie a 645 miliardi di sterline utilizzando le riserve esistenti.
La Spagna ha approvato l'ampliamento fino a 100 miliardi di euro dell'ombrello di garanzia pubblica alla concessione del credito e ha diviso la platea degli aventi diritto tra autonomi e partite Iva da una parte e imprese di dimensioni medio grandi dall'altra.
Nell'immediato lo stanziamento è di 20 miliardi a sostegno della liquidità. Il problema iberico, però, è a monte e risiede nella scarsa o mancata digitalizzazione dell'amministrazione pubblica. In Spagna, infatti, scrive oggi El Paìs, si sta vivendo il caos assoluto e solo il 3,5% delle domande presentate sono state evase dal Ministero del Lavoro sia che si tratti di domande di disoccupazione che richieste di sussidi.
La legge prevede l'invio di moduli per i quali non sono ancora stati creati i file e commercialisti e liberi cittadini si trovano nel paradosso di dover compilare fogli che, semplicemente, non esistono. Le banche, inoltre, richiedono agli autonomi di sottoscrivere un'assicurazione sulla vita interna all'istituto bancario (anche se il lavoratore ne ha già una) a garanzia del prestito. Si tratta di un costo più elevato di quello di una normale assicurazione e il lavoratore non ha alternative. Infine le stesse pratiche per richiedere i sussidi prevedono il pagamento di tasse e balzelli sui moduli con l'effetto di risultare insostenibile e controproducente la richiesta di credito.
Gli Stati Uniti hanno lanciato un pacchetto di aiuti mutuato sul modello 2008 con un piano di salvataggio economico da 2.000 miliardi di dollari con una forte e capillare iniezione di liquidità. Nel concreto ogni cittadino americano se non ha comunicato i propri dati bancari avrà un assegno con la firma del Presidente Trump, prima volta nella storia, da 1.200 dollari per gli adulti e di 500 dollari per i bambini. Ci sono poi circa 850 miliardi di dollari tra prestiti agevolati e aiuti per le aziende dei settori più colpiti dalla crisi. Se non fosse sufficiente il Governo federale è pronto a attuare un piano di nazionalizzazione delle imprese più grande. Il piano di aiuti federali assieme al pacchetto di azioni straordinarie attivato dalla Fed porta in dote all'economia americana circa 6mila miliardi di dollari. Oltre ai 2mila miliardi il governo ha garantito alla Fed fondi per 500 miliardi che la banca centrale potrebbe utilizzare per erogare prestiti fino a 4mila miliardi a banche e aziende.
In Cina la Banca Central, che a fine febbraio ha concesso la proroga o il rinnovo dei prestiti alle imprese, ha annunciato la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria delle banche, liberando 550 miliardi di yuan (70,6 miliardi di euro, 78,2 miliardi di dollari) per sostenere l'economia. Questo rapporto, che obbliga le banche a mantenere la liquidità presso la banca centrale, è stato ridotto di mezzo punto a un punto percentuale. Pechino ha poi ridotto di mezzo punto il tasso di riserva obbligatoria, iniettando circa 100 miliardi di euro nell'economia.
Il Giappone, infine, ha messo a disposizione un pacchetto di supporto all'economia del valore complessivo di 108.200 miliardi di yen (oltre 910 miliardi di euro). Il supporto finanziario alle imprese, sotto diverse forme, avrà un valore di circa 45mila miliardi di yen, mentre per le famiglie sono previste erogazioni in contanti di 300mila yen a testa (2.526 euro) per un totale di 4mila miliardi di yen. Per le piccole imprese lo stanziamento è di 2.300 miliardi di yen con 2milioni di yen (quasi 17mila euro) a fondo perduto per impresa in difficoltà.