Al via la Stagione della Scala di Milano, post Covid-19

Nel Ridotto Palchi del Teatro alla Scala di Milano, tra specchi e dorature, le poche persone ammesse dalle rigide norme di distanziamento sembrano fluttuare. La presentazione del programma autunnale quest'anno ha un sapore particolare. Sono tempi di pandemia, di distanziamento sociale ma, soprattutto, sono tempi di profonda sofferenza per la cultura: per chi la produce, per chi vorrebbe tornare a viverla. Un tempo che sembra tardare, mentre il tempio milanese della musica, tra inattività e cancellazioni, da febbraio ha perso ricavi per 26 milioni di euro.

Tracciare il ricordo di quei mesi è un compito duro per il Sovrintendente Dominique Meyer: "Il teatro - afferma - non è solo uno splendido edificio o magnifici artisti. Esiste grazie al suo pubblico. Ma, oggi, questa è una casa in cui ancora brucia il fuoco. Quello che proporremo nella prossima stagione non sarà certo un teatro tradizionale, ma faremo del nostro meglio per far ritrovare la stessa emozione".

Sulle programmazioni del Teatro milanese non sono mai mancati i coltelli della critica, ma quest'anno dovranno essere smussati o forse comprensivi. "Di tutta la mia navigazione scaligera, che non è così breve, – afferma il maestro Riccardo Chailly, direttore artistico della Scala – questo è il momento più difficile e complesso. Certo, ognuno ha diritto di giudicare le scelte che sono state fatte. Ed è giusto. Ma nella valutazione non va dimenticato lo sforzo che abbiamo dovuto compiere per mantenere gli obblighi e gli impegni presi oltre all'esigenza di arrivare al pareggio dei conti e garantire il giusto sostegno agli artisti che non vogliamo lasciare senza lavoro." Intanto, la Scala si prepara alla riapertura autunnale con soli 740 posti, anche se si spera di ampliare un po' i numeri accettando gruppi familiari nei palchi e riaprendo il loggione, "perché - ricorda il Sovrintendente – e si deve fare di tutto per mantenere questa tradizione di trasversalità sociale che è di casa alla Scala".

Da settembre a novembre saranno fatte 60 alzate di sipario tra opere, balletti e concerti sinfonici, l'Aida diretta dal Riccardo Chailly e La Traviata da Zubin Metha. Si chiuderà il 5 dicembre con un recital di Daniel Barenboim. Per ora sulla 'Prima' del 7 dicembre cade il silenzio. È troppo presto per avere certezze. Nel mentre si punta sul valore simbolico che lega questa riapertura a un territorio martoriato e ancora fortemente penalizzato.

Il 4 settembre, la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi aprirà la stagione risuonando tra le colonne del Duomo di Milano in memoria di tutte le vittime del covid. L'evento, trasmesso in streaming in alcune chiese lombarde e in diretta su Rai Cultura, sarà in replica al Duomo di Bergamo il 7 e al Duomo di Brescia il 9 settembre. La scelta, ovviamente non è un caso. Verdi offrì il suo Requiem alla città di Milano e fu lui stesso a dirigerlo nella chiesa meneghina di San Marco il 22 maggio 1874 dedicandolo alla morte di Alessandro Manzoni. Un doppio omaggio che attraversa la storia collegando i grandi del passato alle guglie che maggiormente identificano Milano e la Lombardia nel mondo.

"La presenza del Duomo – sottolinea l'arciprete monsignor Gianantonio Borgonovo - è la presenza stessa della città e del territorio lombardo. Il Duomo da sempre è presente nel momento della memoria e della meditazione, nella festa e nella preghiera e, come sempre, anche ora ci sarà."

YOU MAY ALSO LIKE