L'album del giorno: Guns N' Roses, Use Your Illusion I & II

Era il 17 settembre del 1991 quando questo doppio album arrivò nei negozi. Use Your Illusion era di fatto il seguito del trionfale debutto con Appetite for Destruction, ma ebbe una genesi travagliata: Steven Adler il batterista degli esordi compare solo in Civil War sostituito da Matt Sorum, mentre Izzy Stradlin è presente con la sua chitarra solo in una manciata di canzoni. Ma, turbolenze interne, a parte, i due dischi sono ricchi di grande musica oltre che di brani cult diventati classici senza tempo. Una vera antologia del rock and roll che tiene insieme l'approccio viscerale ed elettrico, la soft side del gruppo, il blues (Dust N'Bones) e, a tratti, anche il funk.

A cominciare da una delle power ballad più belle di sempre, ovvero l'epica November Rain, uno dei momenti creativi più alti della band. Lo stato di grazia del gruppo è evidente anche nei remake di Knocking on Heaven's Door di Dylan e soprattutto di Live and Let Die composta da Linda e Paul McCartney ed eseguita dai Wings per la colonna sonora di uno dei film della saga 007: Vivi e lascia morire.

Erano in palla i Guns di Use Your Illusion, che pur essendo un po' ridondante nella sua lunghezza come doppio album, di buona musica ne contiene davvero molta. Splendida Civil War ed altrettanto splendida Don't cry, senza dimenticare poi la furia selvaggia di Right Next Door To Hell.

Tra le perle nascoste nei due album va citata sicuramente Breakdown, tra piano, banjo, chitarre elettriche ed Axl al suo meglio. Non ottenne recensioni entusiastiche Use Your Illusion, o meglio, la stampa incensò i pezzi più complessi ma criticò la presenza di troppi brani riempitivi nella tracklist. A riascoltarlo oggi, in realtà, non se ne trovano molti di pezzi "filler". Sarà che la qualità del songwriting è precipitata a livelli minimi nella scena rock degli ultimi vent'anni, ma Use Your Illusion è e resta un disco di grande spessore, la fotografia di una band che con una manciata di canzoni ha fatto la storia. Se poi volete riscoprire questo disco come se non l'aveste mai ascoltato prima, magari iniziate dai pezzi meno noti, come Coma, un viaggio di dieci minuti nelle conseguenze dei paradisi artificiali, Estranged (una mini suite di grande bellezza) o magari dal vibrante approccio heavy funk di Locomotive. Ne vale la pena...

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