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June 24 2024
La stagione estiva è appena iniziata, ma lungo le coste italiane sono già quattro le persone morte per annegamento. Queste tragedie hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza in mare, evidenziando il rischio legato alla carenza di personale qualificato per il salvataggio e la sorveglianza delle spiagge. Il numero dei bagnini infatti è di molto inferiore alle necessità; non solo. Anche la preparazione di quelli attivi lascia qualche preoccupazione. I problemi insomma non mancano
Secondo un'inchiesta condotta da Adnkronos, circa il 10% delle postazioni destinate ai bagnini di salvataggio sulle spiagge italiane rimane scoperto a causa della mancanza di personale. Questo problema, di natura principalmente economica, è emerso attraverso interviste condotte con tutte le parti coinvolte, evidenziando che non tutti i gestori e le cooperative sembrano essere disposti a pagare quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro nel settore turistico.
Il contratto nazionale stabilisce condizioni di lavoro che includono 40 ore settimanali su 6 giorni, con uno stipendio netto iniziale di circa 1.200 euro, aumentabile in base all'inquadramento. Tuttavia, ci sono segnalazioni di gestori che eludono queste normative, pagando salari inferiori e non rispettando gli istituti contrattuali previsti.
«Quest'anno, in particolare, ci troviamo di fronte a una situazione critica caratterizzata da una grave carenza di personale qualificato. Di questo passo i bagnini non ci saranno più»-ci spiega Fausto Onori Presidente della società nazionale Salvamento di Nettuno e Anzio, formatore da 20 anni di bagnini.
Quali sono le cause?
«Questa carenza è alimentata non solo da una remunerazione spesso insufficiente e condizioni di lavoro difficili, ma anche da una crescente pressione da parte dei gestori di stabilimenti balneari che esigono dai bagnini un impegno che va oltre la sorveglianza delle acque. Il ruolo del bagnino rappresenta un compito essenziale e complesso, intriso di responsabilità che spesso si protraggono per più di 10 ore al giorno ma nonostante questo spesso vengono incaricati di compiti accessori come la pulizia e la manutenzione della spiaggia, ulteriormente aggravando il carico di lavoro e la pressione psicofisica degli operatori che alla fine rinunciano».
Qual è l’età media dei bagnini?
«Un altro aspetto critico è proprio l'età dei bagnini, che generalmente varia dai 16 ai 25 anni. È fondamentale considerare che un giovane di 16 anni, appena entrato nel mondo del lavoro, si trova a gestire responsabilità immense come la salvaguardia delle vite umane in mare e anche alcuni balneari offrono vitto, alloggio e una remunerazione da 1700 euro al mese non trovano nessuno. In risposta a questa realtà, il governo ha proposto un decreto per innalzare l'età minima per lavorare come bagnino da 18 anni, una misura volta a migliorare la sicurezza e la professionalità del settore. Tuttavia, questa regolamentazione solleva preoccupazioni legittime riguardo l'integrazione di giovani appena maggiorenni nel mercato del lavoro stagionale, soprattutto considerando che la stagione balneare inizia spesso prima di luglio, quando molti studenti sono ancora impegnati con gli esami di maturità».
Come vengono gestite le spiagge libere?
«La situazione è resa ancora più critica dalla gestione delle spiagge libere, un ambito dove spesso i comuni non assegnano sufficienti risorse per la sorveglianza, se non del tutto. Questo comporta un rischio elevato per la sicurezza dei bagnanti, poiché molti di loro ignorano i divieti e mettono a repentaglio la propria vita e quella degli altri. Inoltre, la disponibilità di attrezzature adeguate come moto d’acqua per la rapida risposta a emergenze in mare è insufficiente, con molti stabilimenti che offrono solo mezzi di trasporto inadeguati come il pattino, spesso inefficace in condizioni di mare agitato»
Come sarà la situazione di questa stagione?
«Questo insieme di fattori di cui le ho parlato rischia di lasciare molte spiagge senza il necessario supporto professionale dei bagnini, un problema che ha già avuto conseguenze evidenti l'anno scorso quando si è registrata una mancanza di oltre 3000 bagnini in tutta Italia. In questa situazione critica, è essenziale non solo affrontare la questione della regolamentazione e della formazione professionale dei bagnini, ma anche rafforzare il supporto infrastrutturale e organizzativo da parte delle autorità competenti per garantire la sicurezza pubblica nelle nostre spiagge durante la stagione estiva, evitando così le tragedie di questi giorni che non potranno che aumentare. Inoltre voglio aggiungere che per molti balneari la sicurezza sulle spiagge viene dopo, lo dico perché essendo un formatore di bagnini mi contattano a stagione inoltrata quando ormai è impossibile reperire personale di salvataggio».