Allarme dalla Cina per un nuovo virus, Langya
E’ ancora una volta la Cina, l’incubatrice di un nuovo virus che ha finora colpito almeno 35 pazienti nelle province di Shandong e Henan e della cui scoperta è stata data notizia in una ricerca condotta da scienziati cinesi e di Singapore, appena pubblicata sul New England Journal of Medicine.
Langya (LayV), questo il nome che è stato dato al patogeno, appartiene al genere henipavirus, della “famiglia” dei paramyxovirus: la stessa, per intenderci, che causa il pericoloso virus respiratorio sinciziale che proprio nell’inverno 2021-2022 ha provocato in Italia moltissimi casi tra i bambini piccoli.
I sintomi più comuni sono tosse, febbre, affaticamento, astenia, diminuzione dei globuli bianchi e dolore alle ossa: in un terzo dei 35 pazienti finora individuati, però, il virus ha dato anche insufficienza epatica e in percentuale minore anche insufficienza renale.
Quanto basta per fare preoccupare l’Organizzazione mondiale della sanità e gli studiosi di tutto il pianeta: anche se al momento non si è verificato nessun decesso correlato alla nuova malattia e non è quindi ancora possibile quantificare il tasso di mortalità, la sola appartenenza di Langya al genere degli henipavirus, che annovera al suo interno i già conosciuti e pericolosissimi Hendra (HeV) e Nipah (NiV), rende il virus meritevole di stretta sorveglianza.
La percentuale di mortalità dei due stretti “cugini”, anche loro a trasmissione animale, è infatti tra il 40 e il 75%, mente quella del Covid è tra lo 0,1 e il 25%.
Langya, così come gli altri virus della stessa famiglia è quindi stato classificato con un livello di biosicurezza pari a 4 (il Covid è a livello 2).
NESSUN RISCHIO AL MOMENTO PER UNA NUOVA PANDEMIA
“E’ bene chiarire subito il fatto che, al momento” spiega il professor Giovanni Maga, virologo, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche “non c’è alcun rischio di diffusione di Langya al di fuori delle regioni della Cina dove è stato isolato. La scoperta di questo nuovo patogeno è una notizia che, in tempi normali, sarebbe finita solo sui bollettini sanitari o sulle riviste specializzate. Ma il Covid ha ovviamente cambiato la percezione dei virus, e quindi è comprensibile che si accendano i riflettori su tutto ciò che succede in questo campo. Parliamo comunque di un patogeno che ha colpito solo 35 persone, che non ha fatto registrare nessuna catena di trasmissione, i cui casi sono tutti isolati e concentrati in una regione specifica. E’ un virus che al momento effettua solo sporadici spill over, salti di specie, da animale a uomo”.
Riguardo a quale animale faccia da serbatoio di incubazione, non vi sono certezze. Potrebbe trattarsi del pipistrello “della frutta”, del genere Pteropus, o del toporagno, roditore molto diffuso nel Sud et asiatico: ma sono ipotesi dettate dal fatto che proprio in questi animali sono stati riscontrati anticorpi del virus. E’ però certo che, appunto, per adesso mai il virus ha mostrato la capacità di trasmissione inter-umana. E questa è indubbiamente un’ottima notizia: “Le evidenze, al momento, ci dicono che per Langya non ci sono trasmissioni da uomo a uomo” prosegue Maga “Questa non è una cosa sorprendente, perché la maggior parte dei virus che effettuano salti di specie da animale a uomo non hanno poi un potenziale epidemico. Certo è che poi, purtroppo, quando capita come già avvenuto con il Sars Cov2, si rischia una rovinosa pandemia. Per questo è doveroso dire che non si può escludere che nel tempo possa avere il potenziale di adattarsi e di arrivare a una trasmissione inter-umana. Ma ora come ora, non c’è, e il rischio di contrarlo è praticamente zero, se non si abita in quelle zone della Cina e non si hanno contatti con animali selvatici quali i pipistrelli: e anche nelle regioni “incriminate” il rischio di ammalarsi è comunque bassissimo”.
HENIPAVIRUS: PERICOLOSI E MOLTO LETALI
Ma perché allora le autorità sanitarie si sono allarmate e hanno optato per uno stretto monitoraggio del nuovo patogeno? Proprio per l’appartenenza al genere degli henipavirus e alla vicinanza con Hendra –che per fortuna ha dato origine a meno di 10 casi dagli anni Novanta a oggi, e che viene trasmesso principalmente dai cavalli che ne costituiscono l’ospite intermedio- e Nipah. Quest’ultimo virus, invece, portato dai pipistrelli della frutta, ha causato focolai epidemici ciclici nel Sud Est asiatico e poi in India, con globalmente circa 700-800 casi, e un tasso di letalità che può arrivare anche al 75%: “Sia Nipah che Langya sono virus respiratori a Rna, leggeri come Sars-CoV2, e quindi non si può escludere la possibilità di trasmissione per via aerea” continua Maga “Per Langya, al momento, non si è però mai verificata, perché tutti i contagi sono avvenuti per contatto con fluidi, secrezioni o urina degli animali infetti. Per Nipah invece, che è davvero un virus estremamente pericoloso, c’è il dubbio che sia trasmissibile anche per via aerea perché in India si sono verificati contagi all’interno di un ospedale e non vi è certezza che siano avvenuti a causa delle manipolazioni dei pazienti e non attraverso l’aria”.
VACCINI E CURE DISPONIBILI
Nel 2021 è stato lanciato, proprio in relazione al virus Nipah, sorvegliato speciale da parte di tutte le autorità sanitarie del mondo, un progetto per ricerche di base focalizzate su questo patogeno: al momento non ci sono né vaccini né antivirali né monoclonali approvati che potrebbero quindi essere utilizzati anche per Langya se il pericolo dovesse aumentare, ma la ricerca non si ferma: “Per Hendra è stato messo a punto un vaccino riservato ai cavalli” conclude il professor Maga “mentre per Nipah gli studi proseguono, ma al momento non abbiamo ancora nulla di concreto a disposizione. Per tutti i paramyxovirus, Langya compreso, le cure si basano sul tenere a bada i sintomi e le eventuali complicazioni, soprattutto a carico di fegato e reni. E’ bene comunque ribadire ancora una volta che le misure di prevenzione, qui da noi, non hanno motivo di esistere, perché il virus non c’è e non ci sono nemmeno gli animali che presumibilmente lo trasportano. Siamo al di fuori dell’area di rischio”
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