Allegri, l'uomo giusto per il Milan

L'ultima immagine pubblica di Massimiliano Allegri lo vede inseguire il 'nemico' Giuntoli sul prato dell'Olimpico in preda a un raptus agonistico. E poi fare il diavolo a quattro nei corridoi, preda della rabbia. Quindi le scuse, il licenziamento, la causa e l'accordo con la Juventus. La penultima immagine, però, racconta una realtà diversa ed è quella di un allenatore arrivato a raggiungere tutti gli obiettivi (e anche qualcosa in più) in fondo a una stagione tormentata. La seconda di fila. E' quella di Allegri con in mano il trofeo della Coppa Italia appena conquistata da underdog dominando l'Atalanta che da lì a poco avrebbe scritto la storia vincendo l'Europa League.

Sono passati 128 giorni da quella notte e Massimiliano Allegri è ancora fermo. Guarda, pensa, studia e valuta. Intorno tante cose stanno evolvendo, anche a sorpresa visto che nessuno poteva immaginare che la prima panchina a saltare in Serie A fosse quella di De Rossi a Roma e la seconda, se non succederà qualcosa di nuovo, potrebbe essere quella di Fonseca al Milan. Club che hanno investito denaro nell'estate del calciomercato e si sono scoperti meno solidi di quanto immaginavano. Squadre, però, con valori assoluti riconoscibili e spogliatoi affollati di top player o presunti tali. Insomma, potenziali ancora inespressi.

E' possibile che Allegri sconti ancora l'onda lunga dell'ultimo fotogramma della sua carriera juventina. O la posizione preconcetta di chi gli ha rinfacciato il non essere stato capace di dare un gioco esteticamente apprezzabile, oltre che equilibrato, avendo una squadra che un minuto dopo il suo addio è stata smantellata. Il motivo? Non aveva un centrocampo quantitativamente e qualitativamente da alta classifica e si trascinava equivoci irrisolvibili come l'utilizzo di Chiesa. Tradotto: chi dopo di lui non l'aveva ritenuta allenabile per grandi traguardi, gli stessi chiesti a Max facendo finta di ignorare quanto accaduto nell'ultimo anno e mezzo dentro e intorno alla Juventus.

Insomma, fatta la tara a tutto la realtà è che è difficile trovare oggi un profilo che meglio di Allegri possa mettere mano a progetti che hanno come priorità raggiungere il risultato minimo della qualificazione alla Champions League e di estrarre tutto il valore possibile dagli investimenti fatti. E' quello che è accaduto storicamente sempre al tecnico livornese, con buona pace di chi non lo vuole riconoscere. Allenatore da obiettivo e da progetto, gestore di calciatori affermati ma anche acceleratore di carriera dei giovani se necessario. Tecnico non rinchiuso in un solo credo calcistico, capace di passare dalla difesa a tre a quella a quattro, di adattarsi alle caratteristiche dei propri giocatori, di essere concavo ma anche convesso.

A occhio il profilo ideale per la Roma (ma la scelta è caduta su Juric) e soprattutto per il Milan che pensa al dopo Fonseca. Allegri sarebbe perfetto, incarnerebbe con caratteristiche diverse quello che è Conte per il Napoli. Certamente verrebbe ben accolto anche da una tifoseria logorata dagli ultimi mesi; non solo per il ricordo dello scudetto del 2011, ma anche per la garanzia di portare a Milanello un uomo di doti e personalità riconosciute.

Allegri guarda e aspetta. Il suo nome viene solo sfiorato nel borsino milanista. Prende tanto, pretende troppo, non è adatto... La realtà è diversa: dopo il turbolento finale della storia con la Juventus si è rigenerato e mai come oggi è motivato. Consapevole anche della potenzialità di una squadra costruita per rendere molto più di quanto sta accadendo, anche usando gli stessi uomini portati dal mercato o lasciati in eredità da Pioli. Sarebbe una scelta perfetta, logica. Perché non percorrerla con convinzione?

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