Il nuovo Allegri, padrone della Juve

L'ultima volta a quel tavolo con Andrea Agnelli era stato per annunciare la fine di una storia lunga cinque anni. Commozione, lacrime, strette di mano e pacche sulle spalle per quello che pareva a tutti gli effetti un addio e che, invece, è stato solo un lungo arrivederci. Un cerchio che si è chiuso e che ha restituito a Massimiliano Allegri la Juventus rimettendolo al centro del progetto, con un contratto lungo e blindato e l'obiettivo di aprire un nuovo ciclo di vittorie.

Max è tornato e non è lo stesso che nel maggio 2019 lasciò la Juve convinto di aver chiuso per sempre la porta bianconera alle sue spalle. E' tornato forte, molto più forte di prima. Padrone e senza grossi condizionamenti, almeno a giudicare dalle prime parole del suo nuovo corso. Un lungo discorso di investimento in cui ha lanciato una serie di messaggi nemmeno troppo velati, da Ronaldo in giù, così da lasciare nel limbo il meno possibile. Quali?

Intanto Cristiano Ronaldo, rimasto a Torino anche per assenza di alternative nei mesi in cui il suo entourage ha provato a capire se ci fossero i margini per uno spostamento. A lui verrà chiesto maggiore coinvolgimento e un senso di "responsabilità" (parole scelta non a caso) che prescinda dal numero di gol. A occhio qualcosa di diverso da quanto offerto da portoghese nell'ultima stagione, quella pre-Europeo, con la presa di coscienza che tutto passerà anche attraverso una diversa gestione degli impegni, altro mantra allegriano. Difficilmente si potrà rivedere il primo Ronaldo con Allegri, quello delle sole tre panchine in tutta la stagione e la prima il 26 dicembre a girone d'andata quasi consumato.

Poi Paulo Dybala sui cui il livornese conta al di là delle questioni di un rinnovo contrattuale spinoso. Per lui quasi solo parole dolci e investitura per il futuro con scavalcamento di Bonucci - con stilettata - nel ruolo di vice capitano alle spalle di Chiellini. A proposito del quale va registrato il terzo messaggio diretto: farà parte del gruppo e le rassicurazione dettate da Agnelli non devono trarre in inganno, visto che i dubbi sulla reale volontà della società provenivano dall'interno del campione d'Europa (in maglia azzurra) e non da Marte. Ma per Allegri Chiellini è troppo importante.

Poi ci sono gli obiettivi. Era dai tempi del Conte Uno (anno 2011) che un tecnico della Juventus non poteva parlare di se stesso non assegnandosi il ruolo di favorito per lo scudetto. Allegri si è preso tutto il vantaggio indicando l'Inter come lepre, pur sapendo di essere stato richiamato a Torino non per amicizia (Agnelli dixit), ma per riprendere il percorso vincente interrotto con Pirlo. E siccome lo stesso Allegri si è definito "aziendalista" non c'è dubbio che l'obiettivo sia condiviso pur avendo messo in chiaro che la squadra è molto più giovane rispetto a quella lasciata nella mani di Sarri e che c'è un percorso da compiere.

Ultimo tema: la Champions League. La dolce ossessione bianconera che nelle ultime due stagioni si è rivelata la tomba delle ambizioni di Sarri e Pirlo, entrambi cacciati agli ottavi dal paradiso europeo. Come riascoltare un vecchio disco: Allegri è ripartito da dove aveva lasciato, puntando al passaggio del turno per poi vedere l'effetto che fa. Ovviamente non basterà nemmeno a lui arrivare a marzo e poi abbandonare la compagnia, ma oggi Max è così forte da potersi permettere tutto o quasi dentro il mondo Juve.

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