Sport
September 05 2013
Per decifrare la corsa alla panchina della nazionale che si è ufficialmente aperta con il preannuncio di Prandelli che il suo futuro è lontano dall'Italia, bisogna mettere ordine al calendario. Ormai è chiaro che a qualificazione acquisita il ct spiegherà di voler chiudere al termine del Mondiale brasiliano; scelta saggia che farà chiarezza evitando così di inquinare la spedizione azzurra. Altre volte in passato è successo di partire con ct in scadenza (il 30 giugno), doverli prorogare di qualche giorno e poi lasciarli. Tutto nell'incertezza. Ricordate l'effetto-Lippi su Donadoni nel 2008?
La mossa di Prandelli, però, costringerà la Figc a muoversi di conseguenza. Non è pensabile che la panchina rimanga vacante per quasi un anno perché questa situazione alimenterebbe un gioco dannoso per la stessa nazionale. Quante interviste? Quante candidature e pressioni? No. Abete e il settore tecnico, con Arrigo Sacchi primo consigliere, decideranno in fretta. Diciamo dopo Natale.
E' in quelle settimane che si farà l'Italia del prossimo quadriennio conterà chi sarà in grado di rispondere 'presente' alla chiamata azzurra. Questa sola considerazione è sufficiente per escludere dalla corsa Antonio Conte, sotto contratto con la Juventus e in piena fase di ascesa della sua carriera. Impossibile pensare all'annuncio del suo trasferimento a Coverciano in mezzo alla stagione e, in ogni caso, i pensieri di Antonio sono altri: vincere con la Juve, chiudere il ciclo (magari nel 2015) e fare il grande salto in una big europea.
Diverso il discorso per Alberto Zaccheroni e Max Allegri. Il primo chiude l'avventura col Giappone la prossima estate, è già arrivato a un passo dalla nazionale nel 2006 (Donadoni) e nel 2010 (Prandelli). Accetterebbe volentieri e a chi gli è vicino ha già fatto intendere di avere avuto qualche contatto con la Figc e di essere pronto al ritorno in patria. L'esperienza col Giappone gli ha fatto guadagnare credibilità internazionale: nell'ultima Confederations i nipponici hanno messo in mostra un bel calcio organizzato e offensivo. Proprio quello che piace ad Arrigo Sacchi.
Allegri è teoricamente in attesa di rinnovo con il Milan. La verità, però, è che a giugno la firma attesa non è arrivata e non è in programma alcuna offerta da parte di Galliani prima di aprile-maggio. Il Milan vincola il rinnovo al raggiungimento del risultato minimo della partecipazione alla prossima Champions League e vuole applicare all'allenatore lo stesso concetto che usa con i calciatori in scadenza: se ne parla a fine stagione. I tempi, però, non coincidono. La Figc deciderà prima e Allegri a marzo sarà un tecnico virtualmente libero di trovarsi una sistemazione per le stagioni successive. La nazionale gli piace e lo ha detto. Magari potrebbe pesare in negativo il rapporto con qualche big rossonero e azzurro. Cosa ne sarà dell'intesa con Balotelli dopo un inverno da allenatore con la data di scadenza?
Libero al momento c'è anche Roberto Mancini, ma giova ricordare che la panchina dell'Italia vale in termini economici un contratto di secondo livello. Per intenderci, Prandelli iniziò nel 2010 con uno stipendio intorno al milione di euro netto per poi ricevere un aumento a quasi 2 dopo il bell'Europeo di Polonia e Ucraina. Mancini continua a ricevere 7,5 milioni di euro netti dal Manchester City (contratto fino al 2017) e dovrebbe rinunciare a una quindicina di milioni in tre stagioni. Troppo.
Anche Spalletti è troppo caro per la Federazione: 3,6 milioni netti dallo Zenit San Pietroburgo (scadenza 2015). Altre ipotesi? Capello può restare ct della Russia fino al 2018 per giocarsi il Mondiale da padrone di casa, Lippi non è spendibile al terzo rientro in azzurro e le soluzioni interne non fanno da tempo il caso della Figc. Dunque restano loro due: Zaccheroni e Allegri. Il primo è in pole, ma a marzo tutto spinge perché la scelta sia l'attuale tecnico rossonero.